Al bando i vecchi cessi con le arcaiche distinzioni tra maschi e femmine, orpelli di un piccolo, borghese e fogazzariano mondo antico, roba ormai da Libro Cuore, fortunatamente spazzato via dalla globalizzazione panta-unificante che va ben oltre l’articolo 3 della nostra Costituzione. Superandola a sinistra senza freccia: oltre giustamente a non far più distinzioni di sesso, razza, lingua, religione e opinioni politiche in sede civica, la fluidissima iniziativa igienica di cui cianciamo, ritiene ormai desueta pure la simbologia dei cartelli divisivi col maschietto in piedi e la femminuccia seduta e che fino ad oggi ha scandito le impellenze di generazioni di bisognosi.

Nel senso letterale di gente con la necessità di espletare i propri bisognini alla toilet. Il Consiglio comunale di Bologna infatti ha dato il via libera alla creazione di bagni no-gender, proposta contenuta in un ordine del giorno di Porpora Marcasciano di Coalizione civica, storica attivista trans. Facendo propria l’antica saggezza dell’umanità medievale che considerava l’uomo e la donna non essere mai così uguali l’un l’altro come davanti alla Morte e davanti ad una latrina, il Consiglio comunale, pur col voto contrario del centro-destra, ha così aggiornato la propria agenda delle priorità identitarie, la cosiddetta a-gender.
Dopo le esperienze all’estero della stessa Marcasciano che ha potuto notare, focalizzandosi evidentemente sui cacatoi di mezzo mondo, come le dannose divisioni di turche in base al sesso, aumentasse sostanzialmente il disagio delle vesciche già assai sollecitate dalla lunga attesa in paziente ma dolente fila. Un problemone trans-storico (il prefisso resta lo stesso) visto che le tracce dei primi gabinetti con sistemi d’acqua per far confluire al basso i prodotti corporali, risalgono alla Cina di più o meno 2 mila anni fa: un cesso con sistema a seduta è stato rinvenuto dagli archeologici in una tomba della dinastia Han. D’altronde resta anche quella dei vespesiani una questione meramente politica. Fu lo stesso imperatore Vespasiano, quello di “pecunia non olet”, a tassare appunto anche l’orina a fine di introiti più corposi ancorché puteolenti nelle casse di Roma. Perché l’unica distinzione che nessuna amministrazione riuscirà mai a debellare sarà sempre quella tra ricchi e poveri. Il water-closed insomma è di destra o di sinistra? Dipende.

Per Giorgio Gaber la pisciata in piedi in compagnia era di sinistra, mentre la ritirata era sempre là, in fondo a destra. Poi chissà che un giorno non si possa fare un ulteriore passo avanti nell’omologazione “cessuale” (passateci l’abominevole neologismo) e nella rimarcazione iconica, creando direttamente dei gabinetti dichiaratamente antifascisti, coi cartelli con su scritto una famosa frase, realmente apposta nel dopo guerra sul cesso di una scuola: “qui la faccio, qui la lascio. Metà al Duce, metà al fascio. Ma siccome non c’è luce, niente al fascio, tutta al Duce!”. Naturalmente la popò