Viareggio – Il maltempo che ha colpito la Versilia non ha creato problemi dal punto di vista del deflusso e quindi del funzionamento della rete di canali e fiumi, ma ha portato alla luce una battaglia che rischia di essere ardua e dal risultato incerto: quella contro una specie di pianta acquatica aliena, il microfillo americano. Gli uomini del Consorzio di Bonifica sono infatti al lavoro dall’alba per combattere contro grandi volumi di alghe e piante acquatiche trascinate dalla forza della corrente nei canaletti di bonifica. Una rimozione da record, con quantitativi mai visti in precedenza che se non intercettati avrebbero provocato strozzature e tappi in prossimità dei ponticelli e bloccato l’aspirazione degli impianti idrovori, creando danni consistenti.
“E’ d’obbligo precisare che tutto questo ammasso vegetale non può arrivare in mare perché si trova nella rete interna dei canali di bonifica delle zone di Pietrasanta e Camaiore – spiega il presidente del Consorzio Ismaele Ridolfi –canali che sono sotto il livello del mare e recapitano tutti agli impianti idrovori che trattengono i detriti alle griglie prima di sollevare l’acqua.”
La pianta in questione è ben nota ai tecnici del Consorzio. Il temutissimo miriofillo americano è una specie aliena altamente invasiva che ha tappezzato i canali interni dove l’acqua è sempre lenta, quasi ferma. La battaglia che il Consorzio ha ingaggiato da un decennio contro il proliferare di questa specie, è stata condotta con lo spirito principalmente di ristabilire un equilibrio ambientale: la pianta infatti rappresenta un danno per l’ecosistema, perché soffoca le specie nostrane e modifica fortemente gli habitat. Gli interventi di rimozione effettuati fino ad oggi intendevano comunque anche prevenire quello che con questi temporali si è verificato, ovvero il trasporto di grandi banchi con evidenti problemi idraulici.
“Contro la diffusione del miriofillo americano siamo impegnati sia sul piano operativo con le rimozioni meccaniche, che sul piano strategico con ben due studi scientifici affidati alle università di Firenze e di Pisa che analizzano il fenomeno in zone di alto valore come il Lago di Porta e del Lago di Massaciuccoli – conclude Ridolfi – Le condizioni climatiche di questa estate torrida hanno favorito lo sviluppo straordinario di questa specie, creando non pochi problemi”.