Sotto la spada di Damocle di una 50ina di dipendenti Iren preoccupati del loro futuro occupazionale e del consueto gruppetto di piccoli azionisti della multiservizi, il cosiddetto voto maggiorato dei soci pubblici è passato col solo sì del Pd ed il no di tutti gli altri, compreso l’alleato di maggioranza Sel.
Da tempo si dibatte se il voto maggiorato sia maggiormente funzionale al mantenimento della quota pubblica o piuttosto il suo contrario ma è un discorso di lana caprina. Il nuovo statuto che ha avuto il via libera da sala Tricolore permette agli enti locali di vendere azioni senza perdere teoricamente il controllo pubblico. Ma per Francesco Fantuzzi, che ha esposto diverse cartelli polemici dai balconi del consiglio, fatti rimuovere dalla presidente Emanuela Caselli, l’inghippo è evidente: “gli azionisti pubblici, ovvero i Comuni, potranno vendere sul mercato non soltanto più le azioni fuori dal patto di sindacato, ma anche quelle che consentano comunque di mantenere la maggioranza del voto in Assemblea Soci – ha scritto in una nota – in linea teorica si potrebbe addirittura arrivare al 25% del totale delle azioni, il 40% indicato come soglia minima non sarà fissato sullo Statuto ma solo sui patti parasociali che durano tre anni. E se alla scadenza i Comuni non dovessero rinnovarli?”.
La domanda è da risposta “chi vivrà, vedrà”, intanto dal comune rassicurano che non c’è alcuna volontà di vendita. Rassicurazioni verso i dipendenti Iren invece sono giunte da un ordine del giorno Pd che di fatto chiede di non applicare i meccanismi del Jobs Act ai dipendenti Iren nell’ambito della gara sulla distribuzione del gas naturale. Garantendo le loro attuali (e migliori) condizioni lavorative in caso di vittoria di una società diversa da Iren.
Infine la “gaffona” del capogruppo pentastellato Norberto Vaccari che, durante la discussione sul finanziamento comunale dell’aula bunker del processo Aemilia, ha fatto votare contro quelli del suo gruppo. Lì per lì il motivo sarebbe stato la necessità che i finanziamenti arrivassero dalla Stato. Ma subito dopo lo stesso Vaccari ha fatto retromarcia ammettendo l’errore politico che non è parso vero a quelli del Pd.