Maggio musicale, sembra bonaccia ma cova lo tsunami

Eccolo, il Maggio, apparentemente non si muove foglia: è vero, qualche mugugno si avverte, ma niente, proprio niente, dopo le levate di barricate dei mesi scorsi (ormai anni?…) può far presagire tempesta. Eppure, tempesta, dicono i bene informati, sarà. Perché? Perché ciò che è in atto sembra davvero una rivoluzione silenziosa che toglie anche la parola a chi si ritrova fra le sue spire. Come trapela dalle molte voci che filtrano dalla “fortezza”, e che parlano, per fare solo un esempio, del problema dei progetti rivolti alle scuole, che hanno portato, raccontano le nostre fonti, circa 34mila giovanissimi ad avvicinarsi al Teatro. Bel risultato, parrebbe;  anche troppo, riferiscono invece dall’interno delle mura del Maggio un drappello di bene informati, dal momento che la valutazione che ne è stata fatta  riguarda la ricaduta dell’operazione in termini di marketing. E le scolaresche, si sa, apportano orecchie e menti, non soldi. Pur tuttavia, è sempre un gran bel risultato. Tant’è vero che qualcuno, ci raccontano,  ha pensato di “spacchettarlo”, il bel progetto, per dividere il gruppo che l’aveva portato avanti realizzando i numeri di cui sopra e affidandolo spezzettato, l’intero progetto, a due dirigenti e cinque operatori. Due dirigenti, suggeriscono le voci, a rischio. Ma a  rischio di che? A rischio, nella riorganizzazione in atto, di ritrovarsi senza più funzioni. Un bello scherzo, accuratamente evitato, dicono le linguacce tuttavia ben inserite nei punti di “tenuta” dell’intero sistema, facendo a pezzi una delle cose che andava bene e sacrificandola a altri fini. “Vedremo ….” mormora qualcuno.

Ma non è finita. Ad esempio, qualcuno parla di demansionamenti feroci eseguiti quasi in perfetto silenzio, stile ninja. Sono in molti a ritrovarsi dall’eseguire mansioni di rilievo in cui è fondamentale dimostrare e possedere doti di cultura e capacità organizzative di spiccata qualificazione a mansioni del tutto meccaniche in cui, invece di spremersi il cervello, è necessario spremersi i piedi. E tutti zitti, perché di questi tempi il lavoro, qualunque esso sia, è santo. Infine, l’ultima fascia, quella del lutto, nera: il nostro drappello racconta di gente che viene licenziata. Per svariati motivi, ad esempio – secondo quanto filtra dall’interno – per aver messo in campo reazioni “pericolose” vale a dire magari per aver perso le staffe e essersi fatti alzare la pressione. Palla presa al volo, schiacciata e messa a terra. Punto per gli ospiti. E chi protesta? Cartellino rosso, perbacco.

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