Firenze – Al via il “Festival d’Autunno” del Maggio Musicale Fiorentino dedicato a Giuseppe Verdi, che partirà giovedì 29 settembre alle ore 20 il direttore emerito Zubin Mehta, alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio, sul podio dell’auditorium a lui intitolato per la prima recita di “Il trovatore” di Giuseppe Verdi. La regia è di Cesare Lievi, sul palcoscenico Fabio Sartori come Manrico, Amartuvshin Enkhbat come Il conte di Luna, María José Siri come Leonora, Ekaterina Semenchuck nel ruolo di Azucena.
Giovedì 29 settembre alle ore 20 il direttore emerito Zubin Mehta, alla testa del Coro e dell’Orchestra del Maggio, sul podio dell’auditorium a lui dedicato per il primo atteso appuntamento operistico del Festival d’Autunno dedicato a Giuseppe Verdi, uno dei due ‘Festival satelliti’ che, come annunciato dal sovrintendente Alexander Pereira e dal direttore principale Daniele Gatti nel luglio del 2021 nel corso della conferenza stampa di presentazione del maestro, vanno a rafforzare la proposta del Maggio Musicale Fiorentino, arricchendo il panorama musicale del Teatro oltre il Festival principale di primavera. La regia è affidata a Cesare Lievi che torna al Maggio dopo i recenti spettacoli de Lo sposo di tre, e marito di nessuna. Scene e costumi sono curati da Luigi Perego, le luci da Luigi Saccomandi.
L’ensemble di canto è formato da Amartuvshin Enkhbat come Il conte di Luna, María José Siri come Leonora, Ekaterina Semenchuck nel ruolo di Azucena, Fabio Sartori come Manrico; Riccardo Fassi interpreta Ferrando. Completano il cast Caterina Meldolesi nel ruolo di Ines, Alfonso Zambuto come Ruiz, Davide Piva come Un vecchio zingaro e Joseph Dahdah nei panni di Un messo.
Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini.
Altre tre le recite previste in cartellone: il 5 e 7 ottobre alle ore 20 e il 2 ottobre alle ore 15.30.
La recita del 07/10/2022 è offerta al pubblico con uno sconto del 50% del prezzo sui biglietti di ogni settore e sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3
A partire dalla recita pomeridiana del 2 ottobre, al via il progetto “Crescendo: Teatro in gioco, giocare al teatro”; l’attività – gratuita per 20 bambini dai 5 agli 11 anni i cui accompagnatori siano in possesso di un abbonamento o di un biglietto valido per lo spettacolo in programma nella data prescelta – prevede laboratori sulla simulazione dei linguaggi dello spettacolo, giochi di ruolo, il far musica combinato con altre forme artistiche quali la mimica e il movimento, le arti figurative e la poesia, in un’ottica interdisciplinare.
Tornano inoltre, prima di ogni recita, le presentazioni al pubblico degli spettacoli: tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci, le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta e nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima l’inizio della spettacolo.
Si alza il sipario sulla prima tappa operistica del Festival d’Autunno del Maggio e il sovrintendente Alexander Pereira introducendo la conferenza stampa di presentazione dell’opera ha detto: “Mettere in scena Il trovatore in Italia è sempre una grande sfida, ma sono più che ottimista grazie al nostro splendido cast e al nostro grande maestro Mehta. Quest’opera segna l’inizio del nostro Festival d’Autunno, marcato da tre opere verdiane tutte a ‘stampo’ spagnolo: Trovatore, Ernani, Don Carlo. E tra queste tre opere di Giuseppe Verdi molto amate, un gioiello del repertorio barocco che non è mai stato rappresentato a Firenze finora, cioè Alcina di Handel, nella quale canta Cecilia Bartoli. La nostra idea è di rendere questi Festival satelliti dei punti fermi della nostra programmazione futura e rendere Firenze la città dei Festival italiana; a questo si aggiunge, alla fine dell’anno, la fine dei lavori sul palcoscenico della Sala Grande che renderà il nostro Teatro allo stesso livello dei più grandi internazionali”.
Zubin Mehta sul podio, nel corso della sua lunga carriera ha reso la produzione verdiana uno dei gioielli del suo repertorio. Per il maestro Mehta sarà il terzo Trovatore fiorentino, dopo quello diretto nel giugno del 1990 con la regia di Giuliano Montaldo e che vedeva nel cast, fra gli altri, Luciano Pavarotti, e gli spettacoli che inaugurarono la 64ª edizione del Festival del Maggio con la regia di Pier Luigi Pizzi andati in scena nel maggio del 2001. Il titolo mediano della cosiddetta ‘trilogia popolare’ verdiana è stato inoltre inciso più volte in disco con la direzione del maestro Mehta; tra cui un’edizione che ha visto il maestro accompagnato proprio dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. In occasione della presentazione dell’opera il Maestro ha dichiarato: “Per Il trovatore servono, così come per il Requiem, dei veri e propri ‘cannoni’ all’interno del cast: questa produzione, grazie anche allo splendido ensemble di artisti che ho a disposizione, dà il modo di sfruttare al meglio l’opera verdiana, valorizzando anche le sonorità del nuovo Auditorium. Tutti i membri del cast hanno sono inoltre quasi perfetti nella pronuncia; una pronuncia che aiuta, a livello ritmico e musicale, a rendere ancora più espressiva la musica scritta da Verdi. Anche l’orchestra e il Coro sono splendidi, come sempre: non ho avuto neanche modo di correggerli; opere come questa sono il loro pane quotidiano quasi, e sono praticamente perfetti in ogni parte dell’esecuzione. Questo per me sarà il terzo Trovatore fiorentino; ricordo ancora con piacere che durante le recite per il primo della mia carriera, al Metropolitan di New York, a causa di un’indisposizione, Franco Corelli non potè essere presente; e allora lo sostituimmo con un giovane e ancora sconosciuto cantante che credevamo fosse messicano, salvo poi scoprire che era spagnolo: Placido Domingo!”
Cesare Lievi, di ritorno al Maggio a pochi mesi di distanza da Lo sposo di tre, e marito di nessuna di cui ha curato la regia, ha evidenziato i caratteri oscuri e cupi che caratterizzano il lavoro del mago di Busseto: “Il trovatore è un’opera buia e notturna, tutto avviene di notte o ai primi bagliori dell’alba. I personaggi si muovono in un paesaggio desolato, senza futuro, senza vita, imbrigliati in un destino di morte. Tutto sembra già finito e incenerito prima ancora di iniziare; sembra quasi che Verdi si sia ‘disinteressato’ alla trama stessa per mettere in evidenza, in modo anche brutale, quelle che sono le pulsioni nude e crude dei personaggi. Ed è proprio questo groviglio emotivo e pulsionale che ho cercato di mettere in scena, un groviglio saldamente legato ad un passato che puntualmente torna. Il passato, a cui l’importantissimo antefatto dell’opera fa riferimento, porta con sé una forza distruttiva totalmente inevitabile, per chiunque. Il nostro lavoro è stato dunque quello di offrire una fiaba, genere caro ai romantici, dalle tinte profondamente nere e tragiche ma assolutamente vitale: quest’opera parla della nostra vita, di noi stessi e del mondo interiore che spesso soffochiamo e reprimiamo.”
Amartuvshin Enkhbat, che torna al Maggio dopo il successo ottenuto con altre due produzioni verdiane come Rigoletto, andato in scena nell’ottobre 2021 diretto da Riccardo Frizza per la regia di Davide Livermore e La forza del destino del giugno dello stesso anno, è Il conte di Luna, un ruolo già affrontato dal baritono mongolo: laureato all’Università Statale delle Arti e premiato come Artista Onorato della Mongolia, ha iniziato la carriera professionale come solista principale al Teatro Accademico dell’Opera di Stato. Da allora, è stato invitato ad esibirsi sui palcoscenici più prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Teatro Regio di Parma, l’Arena di Verona, il Teatro dell’Opera di Roma e la Bayerische Staatsoper. Già dotato di un repertorio ampio è solido, si è fatto apprezzare in numerosi e vari titoli d’opera come Evgenij Onegin, Nabucco, Rigoletto, Macbeth e Luisa Miller. Ha anche interpretato i ruoli di Amonasro in Aida, Il Conte di Luna ne Il trovatore, Giorgio Germont ne La traviata e Escamillo in Carmen. Ha ricevuto premi in concorsi prestigiosi quali il Concorso Operalia (1° Premio, 2012), l’International Opera Competition Baikal (1° Premio, 2011), l’International Cajkovskij Competition di San Pietroburgo (2° Premio e Premio del pubblico, 2011), la Tenor Viñas Competition (2° Premio) e il BBC Cardiff Competition (Joan Sutherland Audience Prize, 2015).
María José Siri interpreta Leonora, un ruolo affrontato numerose volte dal soprano uruguagio nel corso della sua carriera e che ha inoltre segnato, nel 2008, il suo debutto sulle scene italiane al Teatro Carlo Felice di Genova: fra le più apprezzate interpreti pucciniane e verdiane degli ultimi anni, è una presenza costante nei cartelloni dei più importanti festival e teatri internazionali come il Teatro alla Scala, il Gran Teatre del Liceu, la Staatsoper di Vienna, la Staatsoper di Berlino e i Festival dell’Arena di Verona e del Maggio Musicale Fiorentino. Sulle scene fiorentine, dopo il debutto avvenuto nel 2011 per l’Aida diretta da Zubin Mehta per la regia di Ferzan Ozpetek, è stata recentemente fra le protagoniste di un altro titolo verdiano, I due Foscari, quarto titolo operistico dell’84º Festival del Maggio sotto la direzione di Carlo Rizzi per la regia di Grischa Asagaroff.
“Tornare al Maggio sotto la direzione del maestro Mehta e interpretare un personaggio così coraggioso come Leonora è davvero un sogno” ha affermato parlando di questo nuovo allestimento. “Leonora” ha proseguito “è un ruolo di rara bellezza vocale: essa ha una grande varietà di colori d’interpretazione e insieme al regista Cesare Lievi abbiamo cercato di ‘creare’ un personaggio che sia quasi sospeso fra la realtà e il sogno, una donna innamorata della poesia e delle emozioni, nonostante, a causa del terribile dolore causatole da un grande amore incompiuto, abbia quasi i tratti della martire”.
Il ruolo della zingara, Azucena, è interpretato da Ekaterina Semenchuck: fra le interpreti più apprezzate e richieste della scena internazionale, ha debuttato sul palcoscenico del Mariinsky Theatre mentre studiava al Conservatorio “Rimskij-Korsakov “di San Pietroburgo e da allora, si è esibita in tutti i maggiori teatri del mondo. i suoi ruoli operistici includono Azucena (Il trovatore), Eboli (Don Carlo), Amneris (Aida), Lady Macbeth (Macbeth) e Principessa di Bouillon (Adriana Lecouvreur). Oltre al repertorio verdiano, interpreta Didon (Les Troyens), Santuzza (Cavalleria rusticana), Marina (Boris Godunov) e Laura (La Gioconda). Durante le stagioni recenti si è esibita al Metropolitan di New York, all’Opéra national de Paris, al Teatro Real di Madrid, alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, al Festival di Salisburgo, al New National Theatre di Tokyo, alla San Francisco Opera, alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, al Baden-Baden Festival e al Teatro alla Scala. Al Maggio è stata di recente fra le protagoniste del concerto sinfonico diretto dal maestro Daniele Gatti del 30 giugno 2022. Per questo Trovatore, ha detto: “Sono grata per essere qui e poter ‘vivere’ di nuovo il personaggio, che adoro, di Azucena in questa nuova splendida produzione. Per me è un grandissimo regalo essere di nuovo insieme al maestro Mehta, con il quale ho debuttato per la prima volta nel mio primo Trovatore a Valencia nel maggio del 2012. E, sempre grazie al maestro Mehta, ho avuto modo di trovare sfaccettature nuove di questo incredibile personaggio, dai fraseggi al colore delle parole, ogni nuova produzione mi aiuta a scoprire aspetti che non avevo evidenziato nelle precedenti interpretazioni.”
Fabio Sartori è Manrico: compie gli studi musicali al “Conservatorio Benedetto Marcello” di Venezia sotto la guida di Leone Magiera. Ha debuttato in carriera al Teatro La Fenice di Venezia come Rodolfo ne La bohèmee quindi, nella stagione successiva, al Teatro alla Scala in Macbeth diretto da Riccardo Muti; ha cantato inoltre in Simon Boccanegra (Gabriele Adorno) al Comunale di Bologna e nel Don Carlo (Carlos) al Regio di Parma. Da allora si è esibito nei principali teatri d’opera, tra cui la Scala di Milano, l’Arena di Verona, la Opernhaus Zürich, il Liceu di Barcellona e il Teatro Bol’šoj di Mosca. Ha collaborato con i più grandi direttori d’orchestra, tra i quali Claudio Abbado, Zubin Mehta, Riccardo Muti alla Scala e con Daniel Oren al Covent Garden e alla Scala nella storica produzione di Aida firmata da Franco Zeffirelli. Il suo repertorio comprende numerosi ruoli principali quali Maurizio in Adriana Lecouvreur, Mario Cavaradossi in Tosca, Pinkerton in Madama Butterfly, Rodolfo in Luisa Miller, Pollione in Norma e Riccardo in Un ballo in maschera. Sartori torna sulle scene del Teatro dopo l’Otello diretto da Zubin Mehta per la regia di Valerio Binasco andato in scena nel novembre 2020 e ancora disponibile per la visione su Rai Play. Parlando di questa nuova produzione, Sartori si è detto entusiasta di tornare a interpretare Manrico, il trovatore: “Sono felicissimo di indossare i panni di Manrico per la terza volta in carriera, a breve distanza dagli spettacoli dello scorso anno a Roma tenuti insieme al maestro Daniele Gatti; ed è davvero emozionante poter lavorare di nuovo insieme al maestro Mehta, conscio dei grandi nomi da lui diretti nel corso della sua carriera anche e soprattutto in opere come Il trovatore. Insieme al maestro abbiamo cercato di lavorare molto su quelle che sono le emozioni di Manrico, cercando di trasmettere un’immagine di un uomo che è certamente una figura eroica, ma anche fragile, con tratti quasi adolescenziali. Sono inoltre molto contento di tornare a lavorare con Cesare Lievi, con il quale abbiamo cercato di ‘disegnare’ il mio personaggio come un vero girovago, dai tratti, come già detto, eroici ma al contempo fragili.”
Riccardo Fassi interpreta Ferrando, il capitano degli armati del conte di Luna: anche lui di ritorno al Maggio dopo i recenti spettacoli de I due Foscari, inizia il suo percorso artistico nel 2014 debuttando come Masetto nel Don Giovanni con la regia di Graham Vick presso il Teatro Sociale di Como. Da quel momento, nel corso degli anni, debutta in numerosi teatri internazionali come la Wiener Staatsoper, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino o L’Arena di Verona. Il suo repertorio spazia tra Mozart, belcanto e Verdi inquadrandosi in una vocalità di Basso Cantabile, spaziando da personaggi quali Figaro da Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Leporello da Don Giovanni, il Conte Rodolfo de La Sonnambula, o Colline ne La Bohème sono alcuni dei ruoli che contraddistinguono la sua carriera. Parlando del suo personaggio, Fassi ha espresso la sua soddisfazione nel tornare per la terza volta in carriera a vestire i panni di Ferrando: “Tornare al Maggio è una grande gioia, soprattutto in un ruolo a me molto caro come quello di Ferrando. Poter mettere in scena questa produzione nella Sala Mehta ci consente, musicalmente parlando, di curare in modo certosino dettagli che valorizzano al massimo la scrittura del grande Verdi. Così come fu per I due Foscari, l’assenza di una macchina scenica non penalizza in alcun modo la regia; anzi, facilita la lettura della complessa trama senza togliere assolutamente nulla alla magia dello spettacolo”
Completano il cast ben tre artisti dell’Accademia del Maggio e un suo ex allievo: Caterina Meldolesi interpreta Ines, l’ancella di Leonora; Alfonso Zambuto come Ruiz, il compagno d’armi di Manrico; Davide Piva nei panni di Un vecchio zingaro mentre Joseph Dahdah interpreta Un messo.
L’opera:
Nel marzo del 1851, mentre si trova ancora a Venezia per il successo di Rigoletto, Giuseppe Verdi suggerisce un nuovo progetto operistico al poeta Salvadore Cammarano, fidato collaboratore delle precedenti Alzira, Battaglia di Legnano e Luisa Miller. La fonte proposta è El trovator di Antonio Garcia Gutierrez, un dramma romantico rappresentato a Madrid nel 1836 e mai tradotto in italiano fino ad allora. Nonostante l’entusiasmo del Maestro, i lavori vanno a rilento, forse per una mancata condivisione del soggetto da parte di Cammarano. A complicare la situazione l’improvvisa e inaspettata morte del librettista, nel luglio del 1852 a libretto quasi ultimato, che costringe Verdi a chiedere l’intervento di Leone Emanuele Bardare per ritoccare alcune parti del dramma. Come già sperimentato in Rigoletto, anche nel Trovatore il compositore si concentra su un personaggio anticonvenzionale: la zingara Azucena, protagonista indiscussa dell’opera. Dominata da passioni contrastanti – la sete di vendetta per la morte atroce della madre, arsa viva con l’accusa di stregoneria, e l’amore per il figlio adottivo Manrico – Azucena richiede una voce drammatica in grado di definire il carattere oscuro del personaggio, continuamente in bilico tra allucinazioni ed esplosioni cariche di pathos. Rappresentato per la prima volta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma, Il Trovatore, per la felicità di invenzioni melodiche, l’appassionato lirismo e l’orchestrazione coinvolgente e sempre attenta a sottolineare i caratteri dei quattro protagonisti, divenne in breve l’opera più amata ai tempi di Verdi.