Firenze – Audizione congiunta oggi, per il Sovrintendente della Fondazione del Maggio Francesco Bianchi. Ha parlato davanti a due commissioni di Palazzo Vecchio, infatti, Francesco Bianchi: la commissione cultura, presidente Federica Giuliani (Pd), e quella controllo, presidente Mario Tenerani (FI). Tante le domande, da parte dei consiglieri di opposizione, a partire da Cristina Scaletti, Firenze Viva, Tommaso Grassi e Donella Verdi, Firenze riparte a Sinistra, Francesco Torselli , FdI, alla pentastellata Silvia Noferi. Fare chiarezza: questo il “programma”.
E chiaro, il Sovrintendente, lo è stato. Di fatto, nessuno, secondo Bianchi, ha capito molto di quel che succede realmente alla Fondazione. Ad esempio, i 25 milioni aggiuntivi che sarebbero stati richiesti dai vertici della fondazione al Ministro Franceschini sono “fantasia” di giornali. “Sfido chiunque a mostrare un documento che attesti una richiesta del genere”. E’ stata diffusa un notizia falsa, dunque, secondo il Sovrintendente. Ma non è la sola: a prescindere dalle voci di commissariamento, che già ieri il sindaco Dario Nardella, a margine della presentazione della nuova stagione 2016-2017, aveva bollato come voci giornalistiche senza fondamento, andando ai problemi con gli orchestrali, Bianchi commenta: “Non ho nessun problema, semmai è Sciarra ad averceli con me”. Enrico Sciarra, segretario nazionale e commissario fiorentino del Fials, il sindacato che rappresenta la maggioranza dei professori dell’orchestra (68 su 89) proprio ieri aveva diffuso una nota in cui veniva rilanciata la segnalazione messa in atto presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione nei confronti dello stesso Sovrintendente per presunto conflitto di interessi. “Non voglio neanche preoccuparmi di smentire – dice Bianchi in commissione – dal momento che inviai una dichiarazione di mio pugno in cui rendevo noti i miei incarichi al di fuori del Maggio in tempi non sospetti, vale a dire nel 2014”. E aggiunge: “Non voglio entrare in conflitto con questo signore. Non posso entrare in polemica spinta su cose che non sono vere”.
Tamquam non esset, dunque. Come tamquam non esset, o meglio, frutto di informazioni distorte e al limite del falso sarebbero tutte le criticità emerse in questi mesi sulla delicata questione del bilancio. Quel bilancio che se da un lato ha fatto gridare al miracolo riuscendo in un’operazione impensabile solo pochi mesi prima, andare in pareggio con un anno di anticipo rispetto alle previsioni, dall’altro è stato ritenuto dai sindacati un bilancio “formalmente corretto”, ma che risulta in pari solo per una partita straordinaria. Insomma, come dire che il Sovrintendente ha perlomeno truccato le carte. E del resto, a loro vantaggio i sindacati hanno anche la relazione dell’ex commissario per le Fondazioni in crisi Pinelli: una sonora bocciatura, come si ricorderà.
Ma il Sovrintendente ha una risposta a tutto. Infatti, per quanto riguarda la partita straordinaria, Bianchi spiega che non si tratta di niente di indicibile: è uno stralcio dell’80% sul debito, una tantum, ottenuto dalle banche creditrici. Non si tratta ne’ di artifici contabili ne’ di altro. Inoltre, continua Bianchi, “la relazione Pinelli prendeva in esame solo i primi sei mesi del 2015, si fermava proprio quando cominciavamo ad ottenere risultati”. E così, lo scostamento dei dati consuntivi rispetto al piano di risanamento: “Normale – spiega Bianchi – il Piano è del 2014-2016. Nel 2014 non abbiamo potuto applicarlo: i due ministeri a cui lo abbiamo inviato hanno impiegato ciascuno 6 mesi per licenziarlo. Poi, un mese fermo presso la Corte dei Conti”. Di fatto comincia dunque ad essere applicato nel 2015. Del resto, dice ancora Bianchi, “il risparmio sui 42 lavoratori licenziati che sono passati ad Ales (Ales spa, società di servizio ‘in house’ del Mibact) va sul 2015”. In sintesi, anche le rimostranze della Fials che ha chiesto il rinnovo dell’intero management della fondazione a partire proprio da Bianchi, e che si basa in buona sostanza sulla relazione Pinelli, sono viziate secondo Bianchi da un peccato capitale: “”Fials ignora i risultati consuntivi già approvati”.
E dunque? Nessuno ha capito nulla. Ed è a questo punto che la consigliera Scaletti, ex assessore regionale alla cultura e per forza di cose molto esperta dei problemi del Maggio, consiglia al Sovrintendente di mettere mano alla comunicazione. “Evidentemente c’è un problema di comunicazione – dice – se tutto ciò che i giornali scrivono e ciò che noi si capisce non corrisponde a realtà”.
Ma lo snodo cruciale, dal momento che si parla dell’esistenza di esseri umani, è quello dei lavoratori, sia quelli licenziati e riassorbiti da Ales (in almeno una ventina hanno fatto causa alla Fondazione vincendola) sia quelli rimasti in un limbo senza vie d’uscita come le due “esodate”.
“Ne ho risposto in consiglio d’indirizzo – dice Bianchi – che ha avvallato il mio operato”. Infatti, spiega, la sua relazione al consiglio di indirizzo della Fondazione è stata votata all’unanimità. Insomma tutti compatti per procedere in appello ai successivi gradi di giudizio fino alla Cassazione. Continua Bianchi:”In primo luogo non ho mai firmato accordi con le controparti: nessun accordo transattivo, non c’è. L’avvocato di parte, che è stato sollevato dall’incarico, ha proceduto senza che io ne fossi reso partecipe. Quanto ad accordi o altro, riteniamo di non avere torto, quindi non prendiamo in considerazione transazioni fino all’ultimo grado di giudizio”.
E i lavoratori? Tamquam non esset, appunto, sembrerebbe di capire. Anzi no, tant’è vero che ai 40 transitati in Ales è stato pagato il preavviso, piuttosto che farli lavorare. Alla fine ponti d’oro a chi va. E a chi non va, magari non per sua volontà ma perché subisce una situazione che non gli consente un’uscita facile, vedi le due “esodate”, forzatamente pre-pensionate e non licenziate? …. Quali sono gli ammortizzatori sociali che devono essere previsti per legge per i lavoratori che si trovano nelle loro condizioni? …. Quali sono stati approntati per le due lavoratrici? …
Alla fine, ciò che risulta chiaro è: la Fondazione versa in una crisi di liquidità finanziaria, in buona sostanza per il mancato versamento del residuo milione del 2015 da parte della Regione, in attesa del 2016; per il mancato versamento dei 4 milioni del Comune di Firenze del 2016, da cui è stato versato solo un milione ad oggi; infine, dalla Regione non sarebbe ancora giunta la cifra su cui la Fondazione potrà contare nel 2016. Della prima tranche dei fondi del Fus (il contributo statale del fondo ordinario per lo spettacolo, in arrivo dal Mibact), sono arrivati 8 milioniil 10 maggio: “Ne mancano altri 5 che attendiamo per la fine di ottobre”.
E questo, almeno al di là del crowfunding che ad ora non avrebbe dato risultati sperati, al di là dello sbigliettamento su cui ancora i pareri si dividono, al di là di donazioni private ancora (sembrerebbe!) in alto mare, dovrebbe essere incontrovertibile.