Firenze – Sesto appuntamento sinfonico per il calendario della stagione concertistica 2019 e del 90° dell’Orchestra del Teatro del Maggio: il 4 marzo, alle 20, salirà sul podio il maestro Lorenzo Viotti. In programma il virtuosistico Concerto per orchestra di Béla Bartók e la romantica Sinfonia n. 7 in re minore di Antonín Dvořák. Viotti torna al Maggio dopo il suo concerto che segnò il suo debutto a Firenze nella stagione 2018.
Il concerto per orchestra fu commissionato a Bartók nel 1943, durante gli anni dell’esilio americano. La richiesta era giunta da Serge Koussevitzky, direttore dell’Orchestra sinfonica di Boston, che in quel periodo stava commissionando ai più importanti compositori opere da eseguire in memoria della moglie scomparsa.
Stimolato dall’idea di scrivere per una compagine orchestrale eccellente come l’Orchestra di Boston, Bartók pensò a un concerto in cui tutte le sezioni strumentali avessero una parte solistica e concertante, invece di dare spazio a un unico solista. Nel Concerto tutti gli strumenti sono infatti coinvolti, a turno, in passaggi virtuosi-stici che ne mettono in risalto qualità tecniche e timbriche. Anche se calate in una scrittura meno aspra e dissonante rispetto al solito, spiccano in questa pagina alcune costanti dello stile di Bartók come la struttura ad arco – con un movimento centrale attorno al quale si dispongono a coppie due movimenti disimpegnati e leggeri, secondo e quarto, e due ampi e complessi, primo e quinto – i motivi di derivazione popolare ungherese, frasi melodiche asimmetriche e reiterazioni ritmiche.
Sintesi esemplare di tradizione colta e spirito popolare slavo la Sinfonia n.7 in re minore op. 70 di Antonín Dvořák nasce sull’onda dei successi ottenuti dal compositore a Londra nel 1884. Al tempo Dvořák era conosciuto soprattutto per la trasposizione orchestrale delle Danze slave, pagine dai tratti marcatamente folklorici che avevano suscitato enorme entusiasmo in terra anglosassone. La Società Filarmonica di Londra lo aveva quindi invitato a comporre una sinfonia che verrà eseguita l’anno seguente sotto la direzione dello stesso autore. Vicina al modello sinfonico di Brahms per il carattere austero ed equilibrato, soprattutto del primo movimento, la Sinfonia n. 7 mostra anche tratti decisamente slavi, dalle melodie espanse che animano il Poco Adagio, allo scatenato ritmo di danza boema dello Scherzo, fino al tema zingaresco e appassionato che domina e chiude trionfalmente l’ultimo movimento.