Firenze – Nel 2020 doveva essere il biglietto da visita dell’appena nominato soprintendente Alexander Pereira , all’alba del 2022 è l’opera che inaugura la stagione in solitario dell’auditorium Zubin Mehta, che per nove mesi sarà il supplente della sala grande ferma per il definitivo completamento delle strutture.
La scelta dell’opera che Luigi Cherubini compose in italiano nel 1783 “Lo sposo di tre, e marito di nessuna” era sicuramente azzeccata nel 2020 e ancora di più due anni dopo, perché rappresenta la cifra distintiva della nuova gestione: capolavori messi da parte, molto teatrali, da proporre al pubblico fiorentino, meglio se ricchi di verve, per un intrattenimento colto e divertente. Questo lavoro giovanile di Cherubini finora non è mai apparso sulle scene cittadine.
“Un’operona buffa” l’ha definita Diego Fasolis per lunghezza e ricchezza musicale in occasione della presentazione alla stampa nell’appena allestita “Buvette”, la saletta interna destinata all’incontro e al relax con gli artisti. Ma guai se la chiamate così davanti a Pereira che sta cercando di darle un nome più à la page magari con l’aiuto di un qualche sponsor. In ogni caso i più anziani frequentatori del vecchio Teatro Comunale possono farsi prendere dal ricordo (non certo dalla nostalgia) perché per allestirla sono stati usati i grandi lampadari di cristallo del vecchio tempio fiorentino dell’opera.
La sala Mehta è già molto meglio. “E’ stata una sorta di miracolo – ha detto il regista Cesare Lievi – perché l’allestimento che avevamo preparato per la sala grande non solo è tornato a meraviglia nella piccola, mas is sposa anche con i suoi colori”, senza contare la straordinaria acustica “che non perdona nessuna imperfezione”, ma – come ha detto Giulio Mastrotaro che interpreta Folletto – permette ai cantanti di essere assai meno preoccupati di far giungere al pubblico le parole e il gesto drammatico.
Folletto è uno dei sette personaggi di un’opera di tre ore che non prevede coro ed è sostenuta da un’orchestra da camera con il basso continuo e i recitativi eseguiti da violoncello e forte piano. Sarà questa orchestra a inaugurare la “buca” che rende possibile la supplenza del nuovo “salone dell’opera” .
“E’ una musica difficile – così ancora Fasolis – che si pone fra il tardo barocco e il primo classicismo e dunque con una varietà di colori limitata”. Di transizione è anche l’intreccio che apparentemente rientra nello stereotipo dello “sciocco beffato”, ma alla fine don Pistacchio, il protagonista, si rivela assai più sofisticato, vittima com’è della perfidia dei rapporti umani e sentimentali. Così come il libretto che contiene anche elementi di “metateatro” , come i commenti dei cantanti – attori e anche una certa presa in giro del “linguaggio sublime” dell’opera seria. I protagonisti giurano di aver trovato una non frequente consonanza di idee, di sensibilità e di spirito collaborativo. Sarà il pubblico a giudicare.
Sabato 22 gennaio 2022, alle ore 20, prima recita dell’opera “Lo sposo di tre, e marito di nessuna”, di Luigi Cherubini. Sul podio del nuovo auditorium, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Diego Fasolis al suo debutto al Maggio. Nel cast Sara Blanch, Ruzil Gatin, Fabio Capitanucci, Arianna Vendittelli, Benedetta Torre, Alessio Arduini e Giulio Mastrototaro. La regia è di Cesare Lievi. Altre quattro le recite in cartellone: il 24 gennaio, il 4 e l’8 febbraio 2022 alle ore 20 e il 6 febbraio alle ore 15:30.
Foto delle prove di Michele Monasta