Firenze – Solidarietà e belle parole, ma la procedura di licenziamento collettivo dei lavoratori del Maggio Fiorentino è stata aperta: firmata e controfirmata dal sovrintendente e dal presidente della fondazione ai sensi della legge 223/91. I lavoratori, riuniti in assemblea, producono una nota in cui si giudica questo “un atto gravissimo che colpisce duramente le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie scaricando sulle loro spalle in maniera semplicistica anni di gestioni fallimentari che hanno permesso l’accumularsi di debiti e portato a questo triste e inaccettabile epilogo”.
A dire il vero, l‘accordo che i sindacati avevano stipulato con la fondazione per la ristrutturazione del teatro prevedeva anche la messa in mobilità di 53 addetti del teatro, considerata indispensabile sul piano del rilancio dell’ente. Sì, ma, come aveva spiegato la Cgil che aveva “rimosso” la propria firma dall’accordo, una modifica legislativa intervenuta dopo la stipula aveva cambiato le carte in tavola, e non di poco: infatti, la nuova norma aveva cancellato la possibilità del trasferimento diretto dei dipendenti del Maggio risultanti in esubero con il piano ad Ales, società del Mibac, come inizialmente previsto. In sostituzione, una procedura di licenziamenti e successive riassunzioni nella spa ministeriale. Una strada tortuosa senz’altro ma su cui soprattutto, come aveva denunciato il sindacato “non sono state date sufficienti garanzie”.
La Cgil esprime dunque “dissenso e opposizione rispetto alla strada intrapresa dalla direzione del Teatro che ha voluto aprire la procedura di licenziamento nonostante il venir meno delle condizioni di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori previste nell’accordo del 7 gennaio 2014 a seguito dell’intervento del decreto ministeriale Art Bonus convertito con modificazioni nella L. 106/91 che ha modificato le condizioni previste dalla L. 112/2013 vigente al momento dell’accordo”. Sulla questione sono stati già organizzati due scioperi nell’ultimo mese, il primo indetto da Cgil, il secondo anche da Cisl. E, promettono i lavoratori, non resteranno i soli: l’assemblea riunita ieri “ha deciso di proclamare un pacchetto di 24 ore di sciopero da articolarsi in sede aziendale e un presidio dei lavoratori in concomitanza del consiglio comunale di lunedì 9 febbraio 2015”.