Mafie, sempre più internazionali. Secondo un rapporto della DIA le mafie italiane stanno conquistando un ruolo molto importante su territori europei che ad ora erano perlomeno di secondo piano rispetto al business mafioso. Spagna, Francia, Germania, Belgio, solo per ricordarne alcuni. Sulla questione abbiamo raggiunto il presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri
Siamo di fronte a un’esportazione del made in Italy targato Mafia? Quali sono i vantaggi per le cosche?
“Alle mafie italiane piace da sempre l’estero. L’estero garantisce una maggiore facilità di fare soldi in un contesto normativo assai più blando. Non dobbiamo mai dimenticare che le norme italiane nonostante i difetti che noi addetti ai lavori conosciamo sono le migliori in Europa. Le mafie italiane calabresi, siciliane e campane in primis, collaborano tra l’altro sempre di più, specie all’estero”.
Secondo lei, i rapporti fra mafie e criminalità nazionali seguono una logica assimilabile a veri e propri trattati o piuttosto nascondono una sorta di colonizzazione da parte delle mafie nazionali su territori altrui?
“Le mafie italiane interagiscono con i gruppi che trovano sui territori, spesso in forma collaborativa. Non vi è però dubbio però che ci può essere pure il rischio di confronto scontro con altri gruppi mafiosi o narcos presenti sul territorio, ma la regola base è l’interazione. Le mafie per tradizione storica colonizzano i territori in cui si muovono, a volte in modo visibile ,ma ciò non sempre.
L’allarme circa accordi fra mafie di paesi diversi era già stato lanciato qualche tempo fa da svariate procure. Ultimamente, un articolo su Repubblica Palermo parlava di “spartizione” dell’area di via Maqueda fra Cosa Nostra e gruppi mafiosi nigeriani. Fenomeno nuovo o vecchia storia?
“Le organizzazioni mafiose nazionali governano il proprio territorio d’origine soprattutto, ma oggi si devono confrontare con le nuove mafie/narcos straniere, soprattutto le cinesi, le nigeriane, le maghrebine e le albanesi. La regola è che trovano il modo di convivere. Però i conflitti possono esistere sempre, specie nel controllo del territorio”.
Possiamo parlare, tirando le fila, di globalizzazione delle mafie?
“Da sempre le mafie si globalizzano interagendo tra clan. In modo particolare poi oggi vanno studiati i rapporti tra le mafie italiane e le triadi per lo spostamento dei soldi all’estero tranne il loro sistema clandestino. Ad oggi ha sempre funzionato bene ma in futuro la criminalità cinese potrebbe interrompere la collaborazione per il rischio di vedersi appioppato il 416bis che loro temono”. .
Infine, un punto fondamentale anche per mantenere i legami fra cosche a livello internazionale, è l’impressionante capacità delle nuove leve mafiose di padroneggiare il web. Secondo i dati e le analisi in vostra mano, cosa vi sentite di dire allo Stato?
“Lo Stato deve essere in grado di aumentare le risorse per combattere la mafia 4.0 in special modo le cybermafie italiane e straniere. Le mafie oggi hanno acquisito una enorme capacità tecnologica in relazione alle reti criptate di comunicazione, alla capacità di costruire sommergibili oltre a saper far viaggiare il denaro per il mondo. Quanto alle risorse, si sequestrano ogni anno miliardi di euro , quindi i denari cui attingere ,volendo, non mancano. Una lotta alla mafia efficace deve essere un attimo avanti alla mafia, ossia la cosiddetta lotta alla mafia del giorno prima”.