Mafie a Reggio: duro attacco Cgil durante la festa Mdp

“Nel 2015 abbiamo mandato due paginette di documento a tutti i sindaci della provincia di Reggio sull’operazione Aemilia, in cui cominciavamo a dire: guardate che, a partire dal tema appalti, c’è un problema che riguarda il modo cui addestrarci a riconoscere le infiltrazioni mafiose: cosa possiamo fare assieme? Ne parliamo? La risposta è stata zero. Addirittura un sindaco ci ha quasi insultato. Il caso Brescello però ci avrebbe dovuto insegnare qualcosa”. E’ un attacco durissimo, quello formulato con queste parole dal segretario provinciale della Cgil Guido Mora sul tema delle infiltrazioni mafiose ad un dibattito sul processo Aemilia organizzato da Mdp. Il bersaglio di Mora sono i sindaci del Pd, che continuano a sottovalutare il problema delle infiltrazioni mafiose: “Dobbiamo comunque iniziare a fare i conti con il nostro ruolo. Ci dobbiamo mettere intorno a un tavolo di concertazione, con tutte le forze politiche e rappresentative, perché non possiamo tornare a fare finta di niente”.
Mora ha espresso il suo disappunto ad un dibattito organizzato nell’ambito della festa provinciale di Mdp Articolo 1, a cui partecipavano anche Massimo Mezzetti, assessore alla legalità della Regione, il giornalista Paolo Bonacini e il coordinatore di Libera Reggio Emilia Manuel Masini.
“C’è un prima e un dopo rispetto al processo Aemilia – ha detto Mora -. C’è stata la fase del ‘prima’, segnata dalla rimozione, dalla sottovalutazione o dalla superbia di tanti che ritenevano che il nostro territorio non fosse infiltrabile. Il pentito Antonio Valerio sta radendo al suolo questo approccio e dovrebbe indurre la politica ad una riflessione seria. Le cose che dice Valerio sono impressionanti”. “Il fattore che mi ha stordito di più – ha proseguito Mora – è l’agibilità che Valerio aveva sul territorio. Era ai domiciliari e lo andavano a trovare nel suo appartamento i maggiori capi della ndrangheta. C’è stata la sottovalutazione delle forze dell’ordine di alcuni atti, eventi e fenomeni. La sensazione netta è che il controllo del territorio non ci fosse”. Mora allarga la visuale del suo ragionamento: “La lettura fatta da questo territorio, ci siamo dentro tutti, fino a qualche anno fa era assolutamente sfocata rispetto alla realtà. E questo dovrebbe imporci la necessità di studiare le ragioni di questa miopia. Questo territorio dovrebbe produrre una riflessione fortissima. Il processo – ha detto ancora in modo molto netto Mora – ci sta dicendo che nel territorio c’è un humus che può continuare a funzionare”.
L’assessore Regionale Mezzetti ha sottolineato che “per tanto tempo si è sottovalutato, si è rimosso il fenomeno mafioso: c’era un orgoglio emiliano romagnolo che rifiutava di vedere che ci fosse questo problema e quando ci si è svegliati ci si è svegliati troppo tardi. Il processo Aemilia ha avuto un merito: sebbene sia uno spaccato parziale (il quadro delle presenze è più articolato, compreso il problema delle mafie straniere, che spesso si alleano con quelle locali) però ha avuto il merito di squarciare il velo del silenzio delle omertà. Dopo il 28 gennaio – ha detto Mezzetti – non è più possibile che gli amministratori dicano ‘io non sapevo, io non immaginavo’: chi lo dice adesso è meglio vada casa, perché o ignora o è complice e colluso”. “Purtroppo in passato – ha detto Mezzetti – abbiamo avuto atteggiamenti di questo tipo da parte di persone che non avrebbero dovuto averlo. Un ex prefetto di Parma disse in polemica con Saviano che non c’era la camorra nel suo territorio: due settimane dopo arrestarono 8 camorristi proprio a Parma”.

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