Mafie in Toscana, 35 organizzazioni operano in regione

La mafia dei colletti bianchi: è questo, il nugolo vorace che è calato sull'economia toscana e che rischia di spolpare rapidamente riducendola allo zero l'economia legale, di uccidere le imprese che rispettano le leggi e di strangolare le libertà economiche. I numeri che la commissione Affari Istituzionali della Regione riporta danno i brividi: trentacinque organizzazioni mafiose accertate con sede in regione, un livello di riciclo di denaro fra i più alti a livello nazionale (dai money transfer passaggi da 5,4 miliardi di euro tra il 2010 ed il 2012), aumento vertiginoso dei beni sequestrati a organizzazioni criminali di stampo mafioso, sequestri che sono ormai oltre 60.

Natura e provenienza – Per quanto riguarda la presenza delle mafie, abbiamo sul territorio regionale Cosa Nostra, 'ndrangheta, camorra, cosche straniere fra cui albanesi, bulgari, rumeni. Attività praticate, su cui vengono calibrati accordi e spartizioni territoriali: si va dal “classico”, traffico di stupefacenti e tratta di esseri umani a fini di prostituzione, agli acquisti immobiliari ed economici-produttivi fatti da specifici gruppi di investitori. Fra questi da rilevare gli investimenti russi e georgiani sulla costa versiliese “fortemente sospetti – indica la relazione della Commissione – pur se non ancora provata la provenienza illecita dei capitali impiegati”. Per quanto attiene l'incidenza delle varie cosche, sembra che la presenza di Cosa Nostra non sia, scrive la relazione della Commissione, “particolarmente rilevante” rispetto a quella di 'ndrangheta e camorra, incisiva e pericolosa ad esempio nel circondario lucchese, come Altopascio, in cui si sono insediate da tempo famiglie di casalesi. Montecatini è un altro punto critico della legalità, in particolare, si legge nella relazione, per quanto riguarda la “commistione”  tra prostituzione di ragazze dell’est e gioco d’azzardo. Inizialmente legata alle aziende orafe, l'infiltrazione nell'Aretino è ora pesante per quanto riguarda attività alberghiera, ristorazione e beni di consumo.

Firenze – E Firenze? A Firenze si assiste a un controllo stringente di camorra, insieme alla ‘ndrangheta e all’organizzazione criminale albanese, sul mercato della cocaina, con margini di guadagno enormi. Ovviamente, guadagni che in qualche modo devono tornare in circolo col riciclaggio e così, come spiegano i membri della Commissione,  saltano agli occhi “ristrutturazioni faraoniche di esercizi commerciali, senza che il livello degli affari cresca, o addirittura cessi l’attività. Il sospetto è che molte aziende edili siano colluse con la malavita organizzata e utilizzino il sistema per ripulire i soldi”.

Appalti pubblici – Altro capitolo, denunciato via via anche dalle organizzazioni sindacali che hanno messo sempre in luce la pericolosità dell'istituto del “massimo ribasso” e anche del subappalto, riguarda il sistema degli appalti pubblici. Ancora, i Compro Oro e le sedi di gioco, che pagano in contanti senza obbligo di tracciabilità e possono diventare una comoda “scorciatoia”.

Usura – “Il fenomeno dell’usura presenta due tipologie – è l'analisi della Commissione – la prima è legata ai piccoli bottegai toscani, che arrotondano le entrate in questo modo. L’altra è invece gestita prettamente da camorristi, con uomini di fiducia del posto. In questo settore lo Stato ha dato risposte importanti: in alcuni casi i giudici o lo stesso pubblico ministero hanno sospeso le esecuzioni immobiliari in caso di denuncia per usura da parte della vittima, che ha potuto salvare l’abitazione o il piccolo negozio”.

Mafia cinese – Le Triadi meritano un capitolo a parte, dal momento che tendono non solo a controllare, sul territorio di Firenze-Prato-Calenzano, il mercato dell’immigrazione clandestina dei cinesi, che dovranno riscattarsi lavorando in condizioni di vera e propria schiavitù. Si tratta di un sistema onnicomprensivo che riguarda la vita intera dei singoli e delle famiglie: il controllo del sistema produttivo  avviene con meccanismi di raccolta di capitali curata dall’organizzazione, spesso attraverso i ‘money transfer’ ed i prestiti tra le comunità e le famiglie cinesi (la Guardia di finanza ha individuato un passaggio di 5,4 miliardi di euro tra il 2010 ed il 2012); il lato più inquietante è emerso nell’ambito dell’operazione ‘Gladioli rossi’, che ha portato a smantellare una fortissima organizzazione per l’immigrazione clandestina a Firenze: il capo della famiglia Hsiang gestiva persino le separazioni ed i divorzi della comunità cinese.

Indirizzi e proposte operative – Ed ecco che si arriva ai suggerimenti, che la commissione rivolge anche a livello nazionale oltre che locale. A livello di governo centrale, la commissione propone: “norme più stringenti contro il riciclaggio e l’introduzione del reato di auto riciclaggio; maggiori controlli sui trasferimenti di fondi attraverso i ‘money transfer’; limiti al massimo ribasso in alcune tipologie di gare d’appalto; attivazione di ‘white lists’, una sorta di certificazione antimafia semplificata, presso le prefetture; ultimazione delle procedure per l’istituzione dell’albo degli amministratori giudiziari per i beni sequestrati alla mafia, con rafforzamento delle finalità sociali e istituzionali della gestione, grazie anche ad opportune premialità fiscali”.
A livello regionale, la commissione suggerisce  la redazione di un testo unico che raccolga tutte le leggi regionali in materia; la promozione della stazione unica appaltante per la tracciabilità degli affidamenti; l’implementazione del prezzario delle opere pubbliche, tenuto dall’Osservatorio regionale sui contratti pubblici; la realizzazione di un archivio informatico su apertura e chiusura delle imprese, in collaborazione con le Camere di commercio; l’accesso telematico delle pubbliche amministrazioni agli atti dei notai, per monitorare i passaggi di proprietà; azioni specifiche di formazione per gli adulti e nelle scuole.

Modalità d'indagine della commissione Affari Istituzionali della Regione Toscana – Il presidente del Consiglio regionale della Toscana Alberto Monaci il 23 aprile 2013 ha affidato alla commissione Affari istituzionali l’indagine conoscitiva sull’analisi dei fenomeni di criminalità organizzata in Toscana, chiesta dalla portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni. La commissione, presieduta da Marco Manneschi, ha svolto undici riunioni, di cui sei audizioni, per avere un quadro generale della situazione, mettendo insieme diverse fonti ed esperienze, a partire dall’allora procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi, all’assistente del membro nazionale di EuroJust per l’Italia, Pietro Suchan, alla presidente della Commissione europea antimafia Sonia Alfano. Indicazioni preziose sono giunte anche dalle associazioni impegnate sul fronte della prevenzione e della cultura della legalità, quali Libera Toscana, Fondazione Caponnetto, l’Associazione tra i familiari e le vittime di via de’ Georgofili.

Il servizio di Toscana Media Channel: Toscana terra di riciclaggio

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