Chi mastica il mestiere (anche male se vogliamo) da un po’ di tempo, sa bene che spesso può capitare. Anche quando la mafia non c’entra (e qui potrebbe pure c’entrare). I fatti di cronaca nera non sono propriamente conferenze stampa: chi li provoca o ne è vittima, non vuole per ovvi motivi troppa pubblicità. Diremo quindi una cosa ragionevole almeno dal nostro punto di vista e che non troverete da altre parti, dove il coro unanime grida al martirio solo sfiorato. I ragazzi di Cortocircuito, intraprendente giornalino studentesco anche web, si sono imbattuti nelle minacce verbali di un poco accomodante figuro che, negando l’evidenza dei fatti, li ha scacciati a male parole dall’ultimo cantiere edile in ordine di tempo probabilmente dato alle fiamme dolosamente. Con una coda ancor più da brivido, denunciano i ragazzi di Cortocircuito, con tanto di inseguimento in macchina. Alla fine della fiera, gli studenti sono ancora vivi e vegeti e si fanno (giustamente) un bel po’ di pubblicità. E noi gli diamo corda (altrettanto giustamente, ci pare) perché la vicenda merita attenzione.
Il cantiere in questione è a Reggio, in zona Acque Chiare (quartiere del molto costruito e altrettanto molto invenduto), in via Bazzani per la precisione. Della ditta Costruzioni Gb sas di Gaetano Blasco, fratello di Salvatore Blasco ucciso nel 2004 nell’ambito di un regolamento di conti tra cosche. Nell’arco di poco tempo, oltre al cantiere, le fiamme sono divampate anche su un’auto e negli uffici della stessa ditta. Circostanze, famiglia e numero dei roghi destano ovviamente più d’un sospetto nelle forze dell’ordine e negli inquirenti. Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nella nostra provincia è stato sottovalutato per anni, poi, soprattutto in concomitanza col crollo dell’immobiliare, se ne è cominciato a parlare in ogni occasione, legandolo anche a lotte per meriti o demeriti politici. Cioè sostanzialmente dividendosi su un problema la cui portata e complessità invece meriterebbero una coesione istituzionale assoluta.
Bravi dunque ai giovani di Cortocircuito, le cui vicende a metà tra l’avventura alla Ferenc Molnar (I ragazzi della via Pal) e l’investigazione alla Commissario Maigret (di Georges Simenon) continueremo a seguire con interesse. Un consiglio finale però: non si facciano risucchiare dal tritacarne della lettura dei giochi di potere che starebbero dietro all’attuale braccio di ferro istituzionale tra cordate. Chi lo fa è perché ha degli interessi nel farlo. Ma gli studenti sono bravi e idealisti e non cadranno nel trabocchetto.