Firenze – All’Accademia delle Arti del Disegno una piccola, preziosa mostra nel luogo più appropriato: “TRE per TRE”. Tre uomini , tre vite, un unico ‘mestiere’ che accomuna e distingue. Il ‘mestiere’ come lavoro, passione intellettuale e divertimento, anche. L’architetto Roberto Maestro, di nome e di fatto, anche per ragioni biografiche, rivela un gusto inesauribile per il disegno: dai progetti architettonici veri e propri di piazze e ambienti, schizzati con elegante leggerezza: si veda “Bar al Gualdo o “Consiag” a Prato, soggetti diversissimi ma sempre improntati a quella sua mano di sapiente non chalance ; a paesaggi , giardini, alberete in cui la sottigliezza del segno lascia trapassare quasi l’aria; a disegni di figura tracciati con pochi, efficacissimi tratti ,quasi una sfida a realizzare rapidamente piccoli capolavori come “Uomo che piange” o il giacomettiano “Uomo che fuma”.
All’opposto direi, i meditati e rimeditati disegni di Francesco Gurrieri in cui è sempre l’ amatissimo classicismo ad imporsi. Come, ad esempio lo studio per “Piazza Italia a Montecatini Terme” ed anche i progetti di restauro in cui si esprime ex cathedra, quali il “Restauro del teatro Pacini” di Pescia o di “Villa Martini “ a Monsummano Terme”. Ma il lavoro più originale di Gurrieri riguarda gli xeroritratti, ingrandimenti del disegno originale, già fortemente incisivo dal punto di vista psicologico dei ritrattati e come tecnica. Il disegno di base è di chi, ancora, sa lavorare con lapis e penna, con paziente ostinazione, senza altri supporti ,come gli antichi maestri. Nei ritratti è straordinaria la capacità di rendere vivo il modello,spesso desunto da altri ritratti, come nel caso di personaggi ‘storici, quali Verga o Pirandello, penetrati per la conoscenza profonda delle loro opere .
Alessandro Gioli è il “cartesiano” fra i Tre. Una “Cripta”, nella sua geometrizzazione, è la cripta in assoluto; verrebbe da dire l’idea di ogni cripta, che si adatta a qualsiasi realtà, sia che ad ispirarla sia la cripta del Brunelleschi o qualsiasi altra . Gioli non usa il figurativo se non per semplificazioni assolute come, ad esempio, in “Periferia”, che pure esprime tutto quello che si può dire o immaginare di una periferia . Altrettanto si può osservare per “Inizio” : ciascuno può interpretare come vuole, negli infiniti significati di una sfera ‘fertile’. Ma in generale prevale l’astrazione, il frutto della concentrazione mentale, il piacere intellettuale. Ogni ‘segno’ basta a se stesso per l’ intelligenza delle cose e, perché no, per una sorta di gioco. Certo non è facile esprimere attraverso un disegno così raffinato e astratto gli infiniti ,e spuri ,problemi che la realtà ci pone.
foto: Francesco Gurrieri