M5S, perchè votare SI al referendum trivelle petrolifere

Roma  – Il M5S Europa, impegnato in tutte le sedi per l’utilizzo e l’economia dell’energia da fonti rinnovabili, spiega come il referendum del 17 aprile sia l’unico rimasto, a causa dell’intervento del Governo Renzi,  di ben 6 referendum che 10 Regioni d’Italia volevano fare sulle norme contenute nel decreto Sblocca Italia finalizzate a consentire la realizzazione di piattaforme petrolifere.  Le ragioni del SI’ sono tanto semplici quanto forti: “Difendiamo le nostre coste, il nostro mare, la nostra pesca, il nostro turismo, la nostra salute”. Perchè queste risorse economiche e beni comuni sono incompatibili con lo sfruttamento petrolifero”. Difendiamo il Mediterraneo.

Con il referendum abrogrativo (strumento di democrazia diretto previsto dalla Costituzione italiana) del 17 aprile si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalle coste italiane, senza limiti di tempo.
Occorre che vada a votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto.
Tra le tecniche di ricerca le multinazionali utilizeranno anche la tecnica airgun di prospezione geosismica: praticamente bombe sismiche di aria al elevatissimia compressione i cui effetti sull’ecostema del mare e quindi la pesca sono di facile intuizione. Le conseguenze sono devastanti anche sui grandi animali marini come i cetacei.

“Nel novembre del 2015 la Corte di Cassazione ha dato il via libera ai 6 quesiti referendari delle Regioni contro le norme a favore delle trivelle contenute nel decreto Sblocca Italia – spiega il Movimento 5 Stelle nel video – .  Il Governo, apportando in tempi rapidi modifiche alla legge di stabilità dell’inizio 2016, ha disinnescato la volontà popolare, lasciando solo uno dei 6 quesiti, quello per cui si è chiamati a esprimersi il 17 aprile: “il divieto di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine“.

cetacei-spiaggiati“Il governo – continua il M5S – si è poi affrettato a fissare la data per l’unico referendum rimasto. Fissando la data del 17 aprile, accorciando i tempi utili alla popolazione per informarsi, conocscere e prendere quindi piena consapevolezza dell’importanza del quesito referendario”.

Inimagginabile il danno di eventuali incidenti in un mare chiuso come il Mediteraneo. Il petrolio non è dannoso solo in caso di incidenti. Il petrolio non ci arricchiesce affatto, fa piuttosto il business globale delle multinazionali, che contribuiscono al Pil nazionale in misura infinitesimale (0,02%) rispetto a quanto invece contribuiscono il turismo, la pesca e il paesaggio del nostro mare.

La nostra ricchezza – conlcude il M5S – non è l’oro nero, è l’oro blu del nostro mare, della nostra acqua

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