Al Lyceum di Firenze la pittura di Elena Salvaneschi e la musica di Zemlinsky

Il 26 gennaio due eventi al Lyceum Club Internazionale di Firenze: alle 17,30 inaugurazione della mostra dell’esponente della «scuola di via Galliari», alle 20,30 conversazione-concerto di Gregorio Moppi ed Emanuele Torquati. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.

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Dall’inaugurazione della mostra “Elena Salvaneschi: da Torino a Firenze” a cura di Chiara Toti alla conversazione-concerto del musicologo Gregorio Moppi e del pianista Emanuele Torquati “Un raggio di luce: l’opera pianistica di Alexander von Zemlinsky”, dedicata a questo compositore austriaco, a lungo sottostimato, che finì esule negli Stati Uniti a causa della persecuzione nazista. Sono i due appuntamenti in programma lunedì 26 gennaio al Lyceum Club Internazionale di Firenze, via Alfani 48.

Alle 17,30 la sezione Arte, presieduta da Elisa Acanfora, inaugura un progetto dedicato alle «artiste del Novecento al Lyceum» con l’apertura della mostra dedicata ad Elena Salvaneschi (Pavia 1900 – Firenze 1961), pittrice che si era formata inizialmente a Torino e che poi frequentò la «Scuola Libera di Pittura» di Felice Casorati. La Salvaneschi fa così ritorno, circa 80 anni dopo, nello storico club femminile fiorentino di cui fece parte e in cui inaugurò una personale il 16 febbraio 1934. Nella mostra di lunedì prossimo sono esposte 15 tavole, fra oli e disegni, che documentano i vari aspetti della sua produzione: i ritratti, i nudi, le nature morte e i paesaggi. La curatrice della mostra, Chiara Toti, che ha contribuito a rivalutare l’opera di Elena Salvaneschi anche con una mostra di una decina di anni fa e che è autrice di un ampio saggio nel catalogo edito da Polistampa, terrà una conferenza introduttiva intitolata “La scuola di via Galliari: le donne pittrici intorno a Casorati”. L’ingresso è libero. L’esposizione sarà visitabile da lunedì prossimo fino al 10 marzo 2015 negli orari di apertura del Lyceum in occasione dei suoi appuntamenti.

Alle 20,30 la sezione Musica, presieduta da Eleonora Negri, ospita Gregorio Moppi ed Emanuele Torquati, che presenteranno la figura e l’opera pianistica di Alexander von Zemlinsky (Vienna 1871 – New York 1942), una “Grenznatur” (indole di confine) delle più interessanti della Vienna fra Otto e Novecento. La sua musica risente del grande fascino di quel clima artistico, che annovera Zemlinsky fra i suoi protagonisti più sensibili, con amici e sodali quali Arnold Schönberg, Gustav Mahler, Alban Berg. Emanuele Torquati, raffinato interprete del repertorio novecentesco, reduce dall’incisione dell’integrale pianistica di Zemlinsky, eseguirà alcune pagine suggestive della produzione di questo autore: dal primo numero d’opera dei ‘Ländliche Tänze’ op. 1 (del 1891) alle ‘Fantasien über Gedichte von Richard Dehmel’ op. 9 (1898), passando per le ‘Balladen’ (del 1892-1893) e l’ ‘Albumblatt – Erinnerungen aus Wien’ (1895). Il Cd di Torquati include la composizione per mimo e pianoforte del 1901, ‘Ein Lichstrahl’ (un raggio di luce), che dà il titolo al cd e alla stessa manifestazione qui presentata. Il concerto, in collaborazione con Dischi La Fenice, è a ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili (i posti riservati sono per i soci del Lyceum e i loro invitati).

Le attività del Lyceum Club Internazionale di Firenze hanno il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e il patrocinio del Comune di Firenze.

 

Per informazioni, Lorenzo Sandiford

333-3459187, lorenzo.sandiford@gmail.com

 

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Elena Salvaneschi (Pavia 1900-Firenze 1961):

ritorno al Lyceum, ottant’anni dopo

 

Nata a Pavia il 20 settembre 1900, e trasferitasi a Firenze intorno al 1933, poco più che trentenne, Elena Salvaneschi del Lyceum fiorentino fece parte, anche svolgendone il ruolo di presidente della Sezione Arte, vi espose e organizzò personali e collettive di grande rilievo.

Dopo una completa scomparsa, l’ancora poco nota pittrice è riemersa solo recentemente, per merito di una mostra che fu curata da Raffaele Monti e da Chiara Toti nel 2002. È stato questo il momento, occorso ormai più di dieci anni fa, che ne ha rimesso in luce per un pubblico moderno le qualità fragranti e la magistrale capacità di sintesi coloristica e compositiva. La stessa curatrice di allora, Chiara Toti, ha curato un ampio saggio nel catalogo oggi pubblicato dalla casa editrice fiorentina Polistampa.

Proveniente dall’alta e intellettuale borghesia pavese, la Salvaneschi si era formata a Torino, avendo come primo insegnante probabilmente Alberto Rossi, pittore di tradizione accademica che la ritrasse ventenne. La conoscenza con Felice Casorati è testimoniata sino dal 1924, anno che la vide probabilmente già partecipe della “Scuola Libera di Pittura” diretta dal maestro, in via Bernardino Galliari n. 33, di fronte alla villa di Riccardo Gualino, il celebre industriale che fu collezionista e mecenate, anche in campo teatrale e musicale. Come una sorta di bottega-appartamento, di grande essenzialità e rigore anche nell’arredamento, la scuola di Casorati rappresentava in quegli anni la cultura figurativa moderna, con influssi internazionali, in aperto contrasto con la tradizione figurativa ottocentesca. Fu frequentata soprattutto da figure femminili dell’alta borghesia cittadina: Andreina Baj, Giorgina Lattes, Tina Mennyey, Paola Levi Montalcini, Marisa Mori. Oltre alle lezioni di storia dell’arte di Lionello Venturi, la Salvaneschi potè approfittare della frequentazione dello studio di qualche amico di Casorati, come Carlo Levi, Alberto Rossi, Mario Soldati.

La pittrice approdò nei primi anni Trenta a Firenze, dove morì nel 1961. E avvenne pertanto, come ha scritto Raffaele Monti, che con “la presenza di Gualino e di alcune allieve del Maestro (compresa la nostra Elena) a Firenze dal 1932 (…) la città toscana diventa la seconda patria dello «stile Casorati»”. I suoi contatti con l’associazione risultano coincidere, sostanzialmente, con il periodo della presidenza della Sezione Letteratura di Jolanda De Blasi, letterata e intellettuale raffinata negli anni del regime (“la donna più intelligente d’Italia” fu allora definita).

Eletta alla fine del 1934 Eleonora Guicciardini Corsi Salviati alla presidenza delle attività della Sezione Arte, Elena Salvaneschi la supportò prima nella vicepresidenza e ne svolse poi le funzioni, senza però assumerne di fatto la carica, sino al luglio 1935. Si legano alla presenza dell’artista al Lyceum la mostra di Leonetta Cecchi Pieraccini (dicembre 1934), la collettiva di Carena, Casorati, Carrà, Sironi, Tosi (febbraio 1935), cui seguirono la personale di Daphne Maugham – la moglie di Casorati – (11 marzo 1935), la mostra di Gio Ponti (23 marzo 1935) e infine quella di Lorenzo Viani (recensita nel maggio 1935). Elena stessa ebbe modo di potervi presentare le proprie opere in una personale di grande successo inauguratasi il 16 febbraio 1934. Delle opere apprezzate nell’occasione se ne ripropongono alcune di grande fascino, come la natura morta con Limoni. Nel 1943 Elena Salvaneschi tornò al Lyceum per una mostra collettiva cui partecipò insieme ad altre socie dell’associazione, tra cui Marisa Mori, con la quale aveva condiviso l’insegnamento casoratiano negli anni torinesi.

Cominciata presto, la sua partecipazione alle esposizioni ufficiali, come furono le biennali veneziane, non sembra essere diminuita nel periodo toscano, quando la pittrice fu in rapporto con il mondo intellettuale e artistico cosmopolita che Firenze offriva, e che di fatto il Lyceum, proprio in quei decenni, polarizzava.

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PROGRAMMA DEL CONCERTO

 

EMANUELE TORQUATI, pianoforte

 

Alexander von Zemlinsky  (1871-1942)  

Albumblatt – Erinnerungen aus Wien (1895)

Balladen (1892-1893): Der König von Thule; Der Wassermann

Fantasien über Gedichte von Richard Dehmel op. 9 (1898): Stimme des Abends; Liebe

Ländliche Tänze op. 1 (1891): Mit wärme; Flüchtig; Träumerisch; Sehr schnell und leicht; Hinträumend; Energisch; Sehr zart; Heiter (Walzer -Tempo); Ländler -Tempo (einfach gemütlich); Gut betont; Sehr sanft – Sehr lebhaft

 

La vita di Alexander Zemlinsky (Vienna 1871– New York 1942) è passata attraverso drammatiche e ben note circostanze storiche, che hanno contribuito a celare la sua opera per lungo tempo. Non si può però attribuire a tali circostanze un peso maggiore di quello costituito da un’improbabile incuranza di Zemlinsky stesso per la sua opera. La sua devozione, immensa fino all’autocancellazione, andava alla musica in sé e non a quella da lui creata. La sua estetica, che potrebbe essere definita “della modestia”, spiega una scrittura riluttante a effetti sensazionalistici e drammatici, ma sono i tratti più intimi e introversi della sua personalità a connotare la sua originalità, non immediatamente evidente, che si insinua però nella memoria.  Se si escludono alcuni abbozzi, scritti tra il 1897 e il 1890, l’attività compositiva di Zemlinsky inizia nel 1891 e nel primo decennio si inscrive la sua intera opera pianistica. La produzione pianistica di Zemlinsky nel suo insieme si colloca in un periodo cruciale della storia della musica moderna: il ventennio 1890–1910 ha dato consistenza al processo di liberazione del suono dalle retoriche e dalle tecniche compositive. Se da una parte l’opera di Zemlinsky si colloca nella tradizione, nella sua produzione si avvertono quelle linee fondamentali di sviluppo che hanno segnato il secolo seguente. A ciò ha certamente contribuito l’amicizia con Arnold Schoenberg, la cui vicinanza affettiva e intellettuale ha segnato l’evoluzione della produzione compositiva di Zemlinsky, nel quale convivono due personalità ambivalenti e caratteristiche di quell’epoca di transizione: quella del compositore che commuove, tipica dell’Ottocento, e quella del compositore che pensa, tipica del Novecento (Albright). (dalle note di copertina di Roberta Milanaccio)

 

Emanuele Torquati, vincitore di numerosi premi in Italia e all’estero, suona regolarmente in Europa, Canada e America, in centri musicali quali Addis Abeba, Buenos Aires, San Francisco, New York, Chicago, Banff, Vancouver, Boston, Strasbourg, Paris, Lyon, Leipzig, Berlin, Munich, Krakow, Ljubljana, Kiev, Prague, Graz, Milano e Roma, e per Festival quali Alte Oper Frankfurt, Columbia University Fall Series, MITO Settembre Musica, Concerti del Quirinale, Maggio Musicale Fiorentino, Klangspuren, Heidelberger Frühling, Teatro Colon Buenos Aires. Le sue esecuzioni sono state trasmesse da emittenti importanti, quali RAI, BBC Radio3, Deutschland Radiokultur, MDR Kultur, Radio France, Radio Svizzera, RTE Lyric ed Euroradio. La sua attivitá artistica è stata sostenuta da prestigiose istituzioni, quali Federazione CEMAT, Accademia Musicale Chigiana, DAAD, Ambassade de France en Italie, Universität für Musik und Darstellende Kunst Graz, New England Conservatory, Ensemble Modern. Già artist in residence presso The Banff Centre con il progetto “Voyage Messiaen”, ed in seguito con “Intimate Sketches – Visioni su Leoš Janàček”, nel 2014 è stato invitato come artista in residenza presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi nel quadro del programma “Les Promesses de l’Art”.

A livello discografico ha al suo attivo l’integrale dell’opera di Albert Roussel nel doppio CD “Promenade Sentimentale” e, più recentemente, l’integrale pianistica di Alexander Zemlinsky per Brilliant Classics, oltre all’uscita in prima assoluta con Samy Moussa per “COL LEGNO”. In duo con il violoncellista Francesco Dillon ha realizzato tre CD di rarità schumanniane e l’integrale delle opere di Franz Liszt.

La passione per la musica contemporanea lo ha portato a presentare in prima esecuzione svariate opere cameristiche e per pianoforte solo e a lavorare intensamente con compositori di primo piano, quali Salvatore Sciarrino, Sylvano Bussotti, Wolfgang Rihm, Kaija Saariaho, Beat Furrer, Jonathan Harvey, Brett Dean, Magnus Lindberg, Peter Ablinger e con artisti quali Isabel Charisius, Matthias Pintscher, Marisol Montalvo, Garth Knox, Susanne Linke, Inon Barnatan, Quartetto Prometeo.

In campo didattico è stato invitato a tenere masterclass da istituzioni quali IULM, G.A.M.O., Scuola di Musica di Fiesole, Conservatorio statale “F. Bonporti” di Trento, “B. Marcello” di Venezia, “L. Perosi” di Campobasso, “V. Bellini” di Palermo ed all’estero, in Irlanda per il Trinity College di Dublino, negli Stati Uniti (Longy School of Music di Boston e Boston University) ed in Argentina (Università di La Plata). Dopo essersi diplomato a Firenze sotto la guida di Giancarlo Cardini si è perfezionato con Konstantin Bogino, lavorando inoltre con Alexander Lonquich, Yvonne Loriod-Messiaen, Ian Pace e Michael Wendeberg. Parallelamente ha approfondito il repertorio cameristico con Franco Rossi prima, con il Trio di Trieste poi, presso la Scuola Superiore Internazionale di Duino, conseguendovi il Diploma di Merito.

Dal 2010 è direttore artistico della stagione di musica contemporanea “music@villaromana” di Firenze.

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