L’urbanista David Fanfani: “Ampliamento aeroporto? Antieconomico e dannoso”

Firenze – “Il nuovo Vespucci? È come il Ponte sullo stretto di Messina. Assolutamente inutile e dannoso”. È lapidario il ricercatore di Urbanistica dell’Università di Firenze, David Fanfani, che da anni si occupa della riqualificazione della Piana, e dei possibili effetti delle nuove costruzioni- come il termovalorizzatore e l’ampliamento dell’aeroporto- previsti in quell’area. Ma ormai il nuovo Vespucci sembra cosa fatta: pista da 2400 metri, anche se il Pit (Piano d’Indirizzo Territoriale) regionale ne aveva fissato il limite a 2000 metri, e apertura dello stesso entro il 2017 quando Firenze ospiterà il G7. “È una scelta sbagliata e localista– continua il ricercatore- Se guardiamo al resto d’Europa, gli aeroporti sono costruiti a 20/30 chilometri dal centro delle città, non all’interno di esse come, di fatto, è il Vespucci. Ampliarlo è una scelta proibitiva per i costi economici, ambientali e naturali”.

Dal punto di vista economico, infatti “non esiste dimostrazione alcuna che il nuovo aeroporto sviluppi l’economia locale– prosegue Fanfani- Potrà esserci un incremento dei posti di lavoro direttamente collegati alla struttura ma, per il resto, questa rappresenterà la perdita definitiva della possibilità di riqualificare la Piana, e delle economie agroalimentari collegate ad essa ”. Ma c’è di più. “A tal proposito è necessario ricordare che la stessa erogazione di fondi per la costruzione di un nuovo aeroporto, entro 100 chilometri da aeroporti già esistenti, deve essere comunicata e approvata dalla Commissione Europea in quanto potenzialmente lesiva della libera concorrenza” aggiunge ancora. Come dire, le speranze di ottenere un finanziamento, per coprire parte della spesa necessaria per l’ampliamento, da parte di Adf, la società che gestisce l’aeroporto, e dello stesso Comune di Firenze potrebbero essere mal riposte. Questo al momento sembra l’unico ostacolo concreto: 50 milioni di euro dello Sblocca Italia sono infatti già pronti per volare da Roma a Firenze. Un regalo del premier Matteo Renzi all’amico Marco Carrai, presidente Adf, come acidamente insiste qualcuno? Che sia così o no, sta di fatto che ormai le adesioni convinte al nuovo Vespucci superano di gran lunga i contrari.

 Non dovrebbe invece creare problemi il limite dei 2000metri previsti dal Pit: in questi casi infatti “l’ultima parola spetta all’Enac” precisa ancora Fanfani. E via dunque ai 2400metri di pista, difesi da Enac per motivi di sicurezza, anche se non ha mai negato che gli aerei di classe C – quelli più grandi- possono atterrare senza problemi anche su una pista di 2000 metri, come ricorda il presidente della Commissione Regionale Ambiente e Territorio, Gianfranco Venturi.

Anche sotto il profilo ambientale i dubbi sono molteplici: dall’emissione di inquinanti alla deviazione del Fosso Reale, che raccoglie le acque di numerosi canali della Piana. “Nella Valutazione d’Impatto Strategica (VAS), approvata a luglio 2014, si sostiene che la qualità dell’aria migliorerebbe perché, con l’apertura del nuovo aeroporto, sarà intensificato il trasporto pubblico. Inoltre, in previsione della realizzazione del termovalorizzatore, vi sarebbe un’ulteriore riduzione di anidride carbonica in quanto sarebbero bruciati più combustibili “organici”. C’è da sottolineare che i dati presi in esame sono quelli forniti dal soggetto interessato alla costruzione. Inoltre, per quanto riguarda la deviazione del Fosso Reale– aggiunge Fanfani- le conseguenze sul regime delle acque sono uno scenario ancora tutto da capire”. Una VAS, insomma, che presenta vizi procedurali- e non solo- significativi. “In ragione di questi, la settimana prossima il ‘Comitato No Aeroporto’ presenterà un ricorso al Tar”. Un Tar piuttosto indaffarato, dunque, visto che anche il Comune di Prato ha promesso battaglia.

Ma non mancano neppure le ricadute sulla natura del luogo. “Alcuni parchi, già siti d’interesse comunitario, come quello di Querciola, sono destinati a sparire. Altri, come quello di Focognano, saranno seriamente pregiudicati– conclude Fanfani- Senza considerare le conseguenze sugli animali, e le rotte migratorie a rischio”. E figuriamoci le ricadute sulle persone. Un’altra tav, dunque? “No, ancora peggio. Un altro Ponte sullo stretto”.

 

 

 

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