Firenze – L’allarme lo lanciano le realtà e associazioni animaliste che, insieme alla trasmissione radiofonica “Restiamo animali”, hanno messo in campo la campagna “Toscana rossa … di sangue”; si tratta del gruppo che già ha messo in opera varie iniziative contro i piani di abbattimenti previsti dalla Regione Toscana nei confronti degli ungulati. Se per cinghiali, caprioli e affini si sono mossi intellettuali e uomini di spettacolo toscani e non (due per tutti, Marco Vichi e Giorgio Panariello, ma anche Veronesi, Tamaro, Dacia Maraini e molti altri), ora l’attenzione si sposta sui loro predatori naturali, i lupi. Anche questi, sostengono le associazioni, nel mirino di “una mentalità e di una cultura molto lontane dagli ideali di convivenza e di rispetto per la dignità delle vite altrui che oggi dovrebbe guidare l’azione di chi gestisce la cosa pubblica”.
“La Regione Toscana prosegue la sua guerra contro gli animali selvatici e la natura, annunciando proprie osservazioni per ampliare il Piano nazionale sulla “gestione” del lupo – si legge nella stringata nota diramata in proposito – nella bozza di piano presentata oggi si interrompe di fatto la tutela del lupo, prevedendo possibili deroghe e “prelievi”, ovvero abbattimenti di un animale protetto in tutta Europa”.
La nota segue di poco la notizia che ieri, a Roma, è stato presentato il “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” nel corso di una riunione del Comitato Paritetico per la Biodiversità, organo tecnico consultivo del quale fanno parte i Ministeri (ambiente, agricoltura, sviluppo economico ecc.) e le Regioni e province autonome. La riunione è servita per una prima presentazione e illustrazione del documento, il primo ad essere presentato dopo 14 anni.
L’ultimo piano nazionale in materia risale infatti al 2002 e, come è stato fatto rilevare nel corso dell’incontro, era calato su una realtà molto diversa da quella attuale. Fra le varie azioni previste dal piano c’è anche la possibilità di una deroga, da concedersi a seguito del parere di ISPRA, istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dopo valutazione caso per caso, al divieto di prelievo del lupo; il che significa, al di là dell’anodino linguaggio burocratico, che potrebbe diventare possibile l’abbattimento di questo predatore, sia pur con limiti precisi. La deroga, secondo quanto è stato spiegato dal professor Luigi Boitani, dell’Unione Zoologica Italiana, che ha curato il piano, è prevista dalla direttiva europea Habitat, al verificarsi di una serie di condizioni rigidamente codificate, a cui il piano ne ha aggiunte di ulteriori.
Al termine della riunione si è convenuto che ogni regione e provincia autonoma invierà, in un arco di tempo ristretto, le proprie osservazioni e proposte, in modo da integrare il testo che verrà nuovamente discusso in una prossima riunione, sempre a livello tecnico. Una volta completato l’iter la proposta, dopo l’approvazione del Comitato, andrà alla Conferenza Stato Regioni.
Ed è proprio a questo punto che la Regione Toscana presenterà le proprie osservazioni, che terranno conto anche dei dati e rilevamenti scientifici, ottenuti grazie alla collaborazione con il Cirsemaf (Centro interuniversitario di ricerca sulla selvaggina) sulla presenza del lupo. In particolare, la Regione dichiara che l’attenzione sarà focalizzata sugli ibridi, ovvero meticci di cane e lupo, che sono in aumento e rappresentano, “oltre che una seria minaccia e un alto costo per la collettività, un grave pregiudizio per la conservazione e la salvaguardia del lupo in purezza”.