Firenze – In Toscana sono presenti un migliaio di lupi che causano circa 500 predazioni ogni anno, per indennizzare le quali la Regione Toscana spende oltre 1 milione di euro. La cattura di una ventina di esemplari per ridurre questo pesante impatto non ha prodotto risultati apprezzabili e gli attacchi dei lupi continuano ad essere presenti nella cronaca quotidiana.
Per questo, l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha inviato una lettera aperta agli allevatori zootecnici toscani invitandoli a fare fronte comune – Regione, istituzioni locali, organizzazioni professionali agricole – per sfruttare le competenze di ognuno e cercare di far comprendere quanto sia urgente trovare una soluzione al problema.
Ecco il testo integrale della lettera.
“Come quasi ogni giorno dalla mia nomina ad assessore regionale, anche oggi ho ricevuto numerosi appelli da parte di allevatori toscani, con pressanti richieste di aiuto a seguito di attacchi alle greggi da parte dei predatori, lupi o ibridi poco importa.
Queste segnalazioni, che rappresentano una parte esigua degli episodi che quotidianamente mettono a repentaglio l’esistenza dell’intero comparto zootecnico regionale, mi spingono in modo ancora più convinto a cercare una soluzione al problema. Allo stesso tempo mi fanno riflettere sulle motivazioni che, nonostante i dati scientifici e le evidenze certificate dagli organi competenti, ancora oggi non portino ad individuare, né a livello nazionale né europeo, una modalità per la gestione di questa specie, mettendo quindi a rischio non solo il vostro lavoro ed il futuro di un intero sistema socioeconomico, ma addirittura – e forse in modo irreversibile – l’esistenza stessa della specie del lupo appenninico, che, come affermano gli esperti, senza una gestione attiva rischia di scomparire, dispersa nei rivoli dell’ibridazione.
Per una volta non vorrei parlare solo di numeri (i branchi e i predatori presenti, gli assalti, gli indennizzi), che sono ovviamente importanti, ma che rischiano di far perdere il senso della questione in generale. Vorrei invece mettere al centro dell’attenzione dei cittadini toscani quello che ogni giorno voi allevatori fate per tutta la comunità e che rischiamo di perdere se non verranno forniti gli strumenti adeguati.
Prendo spunto da un avvenimento accaduto alcune settimane fa, in occasione di un dibattito al Parlamento Europeo proprio sulla questione grandi predatori in molte nazioni.
Durante la discussione si è resa evidente la grande diversità di visione del problema a seconda del punto da cui lo si osserva: da una parte la relazione della Commissione europea che, valutando in modo asettico i dati dal punto di vista economico, aveva derubricato il problema ad un semplice danno collaterale di un fenomeno altrimenti positivo come quello della ricolonizzazione del lupo; dall’altra parte i numerosi dossier di diversi consiglieri europei, di varia nazionalità ed estrazione politica, che giustamente evidenziavano come non solo dietro a quei numeri, piccoli dal punto di vista strettamente economico, ci sono migliaia di pecore, capre, vitelli e altri animali sbranati, feriti, straziati, condotti ad aborti, centinaia di allevatori colpiti, intere aree abbandonate all’incuria a seguito delle cessazioni aziendali, ma che essendo la presenza di l upi in espansione continua, senza una politica gestionale immediata, certamente se ne perderà del tutto il controllo nel futuro prossimo.
Tutto ciò è esemplare di quello che sta accadendo anche nelle nostre terre: pur avendo fatto quanto possibile, effettuando i monitoraggi scientifici, le azioni di prevenzione, le catture degli ibridi e dei cani vaganti, nonostante abbiamo intrapreso tutte le procedure previste dalle direttive comunitarie, ad ogni richiesta di ulteriori strumenti per ridurre in modo efficace le predazioni, sia da Roma che da Bruxelles non arrivano risposte, abbandonandoci all’unica via degli indennizzi, peraltro parziali e a completo carico dei cittadini toscani, come se gli allevatori, i pastori, gli agricoltori, fossero solo aziende utili a produrre alcune frazioni percentuali di PIL trascurabili ai fini generali.
Noi però sappiamo che voi allevatori rappresentate ben altro. Siete i custodi del nostro territorio, continuate a preservare la Toscana rendendola quello spettacolo che oggi in molti vengono a vedere da tutto il mondo e che ancora, nonostante le mille difficoltà, continuate a curare con dedizione e passione garantendo in molti casi la sicurezza di intere aree, che altrimenti sarebbero destinate al dissesto, e di chi che vi abita: la presenza del lupo in costante aumento crea infatti situazione di allarme non solo per le attività economiche, ma anche per l’incolumità delle persone.
Concludo questa riflessione lanciando due proposte.
La prima a tutti i cittadini toscani, perché non diano per scontata la presenza nei nostri territori degli allevatori, che con umiltà, fatica e coraggio continuano a generare bellezza e sicurezza intorno a noi: abbiamo il dovere, ognuno per il ruolo che ricopre, di fare tutto quello che si può per consentire loro di continuare nelle loro insostituibili attività.
La seconda proposta invece è proprio diretta a voi allevatori: anche se comprendo la frustrazione per gli innumerevoli vincoli che mettono a repentaglio la vostra sussistenza, è necessario che agiate come fronte comune al fianco delle istituzioni locali, della Regione e delle organizzazioni professionali agricole per cercare di rappresentare una unica voce, senza cedere al protagonismo di alcuni, che seppur in buona fede, rischiano di essere strumentalizzati da chi non ha interesse alla soluzione reale del problema, ma solo a cavalcare l’onda della protesta per qualche titolo di giornale o interessi personali rendendo questa nostra battaglia meno credibile: solo con questa unione di intenti, sfruttando le competenze di ognuno possiamo sperare di far comprendere quanto urgente sia trovare una soluzione.