Firenze – Al centro della crisi dell’Europa innescata dalle masse di immigrati che sono approdati alle sue coste, c’è un paradosso che non ha soluzione se non attraverso la saggezza del pragmatismo e il richiamo ai valori di libertà. Chiamiamolo il paradosso di Agnes dal nome di una delle più importanti menti pensanti a cavallo dei due secoli, la filosofa ungherese Agnes Heller.
“Da una parte – spiega a StampToscana la studiosa che ha partecipato a un convegno su Karl Marx a duecento anni dalla nascita che si è tenuto a Prato la scorsa settimana – la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo obbliga gli Stati a rispettare e proteggere il diritto di sopravvivenza di chi chiede aiuto, dall’altra l’Europa si fonda sui diritti del cittadino che furono affermati dalla Rivoluzione francese e fra questi diritti c’è quello di scegliere con chi vogliono convivere”.
I governi dell’Unione hanno cercato di superare questa antinomia concedendo asilo a chi proviene da paesi nei quali predomina la violenza delle armi e della dittatura e respingendo quelli che chiedono semplicemente un rifugio dalla fame. Ma è davvero una soluzione? Per l’erede di Hanna Arendt alla direzione del dipartimento di Filosofia della New School di New York, è una risposta insufficiente di fronte all’arrivo di grandi masse di persone.
E’ cresciuta la paura e l’intolleranza da parte dei cittadini che hanno cominciato a dare ascolto ai rappresentanti di un nazionalismo nella sua forma peggiore, l’etno-nazionalismo, quello che porta con sé il germe del razzismo: “Una soluzione migliore – spiega dunque la Heller – è puntare sulla salvaguardia della cultura anche di chi accoglie: chi arriva deve obbedire alle tue leggi senza imporre la propria religione e i propri costumi”. Qualcosa che assomiglia all’accoglienza che gli immigrati ottennero negli Stati Uniti lo scorso secolo, con un po’ di spirito solidaristico della tradizione europea in più.
La studiosa, che l’anno prossimo compirà 90 anni, è tornata a vivere in Ungheria da dove dovette emigrare perché esponente del dissenso contro il regime comunista di Janos Kadar e continua a girare il mondo fra conferenze e iniziative editoriali.
Dal “paradosso Europa”, che è anche il titolo del suo libro più recente, prende le mosse per lanciare ai responsabili e ai cittadini dei paesi membri dell’Unione lo stesso avvertimento che Thomas Mann lanciò nel 1933 quando il nazismo di impadronì del potere in Germania aprendo la strada alle tragedie immani della seconda guerra mondiale: Achtung Europa!, Attenta Europa. L’estremismo è alle porte e cresce il pericolo dell’affermazione del nazionalismo basato sull’etnia e dunque portatore dell’odio verso lo straniero.
Nelle elezioni europee del maggio 2019 la Heller non si aspetta che prevalgano gli estremisti di destra, ma che il fronte democratico liberale mantenga la maggioranza: “Tuttavia ne uscirà molto indebolito, rendendo più difficile la difesa dei valori comuni”.
La sua raccomandazione alla vigilia di una delle più conflittuali campagne elettorali della storia dell’integrazione europea è venato di ottimismo: di fronte alla sempre più potente macchina elettorale dei nazionalisti, gli europeisti devono diffondere “promesse positive”, messaggi che trasmettano lo spirito di libertà che fa parte della tradizione del continente e riescano a convincere i cittadini sulla capacità dei suoi leader di affrontare e risolvere i problemi senza venir meno a quello spirito.
Foto: Agnes Heller