
Hai voglia a sminuire, rintuzzare, insabbiare, silenziare. Il triangolo d’argento Spadoni, Gabbi e Battini, guardie del corpo-consiglieri del Ministro Graziano Delrio ha fatto di tutto per tenere lontana la notizia, datata mesi fa, di un rapporto fattosi ormai inconciliabile tra il Premier Matteo Renzi ed il suo ex braccio destro già sindaco di Reggio Emilia. Questa volta sì, anche se ultima, con gli squilli di tromba del Giglio d’oro renziano, altrettanto impegnato a spegnere il sacro fuoco della polemica a furia di incipit “signori miei…”.
Eppure è nei fatti, ancor prima nelle indiscrezioni, nei sussurri che si sono fatte grida: l’ultimo caso, forse il più eclatante, è quello del Ponte sullo Stretto. Mentre il Presidente del Consiglio metteva la ciliegina sulla torta della sua metamorfosi-simbiosi con Silvio Berlusconi, sbandierando ai quattro venti ed attraverso l’unica cassa di risonanza degna di questo nome, Bruno Vespa, che Messina e l’Italia hanno bisogno del Ponte ancor più che del pane o dell’acqua, più sommessamente ma anche realisticamente Graziano Delrio (sulla falsariga di Romano Prodi) bisbigliava sostanzialmente l’inutilità dell’infrastruttura. Che tradotto dal vocabolario diplomatico-democristiano significa e ne certifica addirittura la dannosità.
Mai l’ex delfino si era spinto a tanto, segno palese di un gelo senza ritorno tra i due, di una primavera allontanata per sempre, di un connubio che non si ripeterà mai più e, in ultima analisi, l’affermazione di una propria personalità politica da vivere non più all’ombra del sedicente erede dei Medici.
Sullo sfondo di questa frattura, apparentemente naturale ma foriera di chissà quali orizzonti politici e scenari geografici, è nata ufficialmente Sinistra Italiana, sgangherato (per ora) rassemblement di tutti i rottamati possibili immaginabili del Pd renziano. Ivi compreso, ma solo parzialmente, Maurizio Landini. Sulle note di Bella Ciao, in chiaro spregio agli inni leopoldini da Happy Days.
Vai a capire che ruolo giocherà il ministro Delrio in questo scacchiere in continuo fermento. Anche perché da buon dossettiano, il patentino cattodem non ammette la cancellazione della memoria, specie se fresca. L’abbandonato non dimentica. Lo “staiserenograziano” non passerà. Dio perdona, il cattolico di sinistra no. I Renziani della prima, dell’ultima e dell’ora media, sono avvisati.