Da un po’ di tempo a questa parte è tornato in auge (tra i media e i salotti più o meno bene) un dibattito sulla sessualità e le sue declinazioni nel Diritto che una semplice ed etimologicamente corretta applicazione di una visione laica dell’esistenza indurrebbero a guardare come farebbe un architetto giapponese moderno di passaggio ad una mostra d’antiquariato sullo stile Luigi XVI. Anche se alla gente, impegnata nella difficile arte della sopravvivenza biologica e, per chi ha qualche orizzonte in più, a chiedersi il senso e la possibilità della convivenza tra culture, non importa un fico secco. Basterebbe applicare la Costituzione italiana e una discreta dose di buon senso, che in fatto di vita vissuta è poi il senso comune.
Da una parte sedicenti interpreti del deposito (sedimentato assai) di saggezza delle gerarchie ecclesiastiche (gerarchie abbiamo detto, che il popolo di Dio è su questi temi molto variegato e spesso oltre le indicazioni di riferimento), dall’altra le falangi altrettanto sedicenti di un laicismo giovanile di collocazione sinistra che ignora quasi totalmente le radici essenzialmente e sostanzialmente cristiane della loro stessa esistenza. Entrambi su posizioni antimoderne, preda di derive bacchettoniche o vittime di un radicalchicchismo disincarnato spendibile sì e no un secolo fa.
L’inutile, ai fini della formazione di una umanità proiettata al futuro, diatriba tra sponde giurassiche esplode o implode in modo particolare tra gli esponenti del Pd. Alcuni impegnati a rendere conto al loro mondo parrocchiale di provenienza, altri invece a tener vive le radici (vere o presunte) delle squisite conquiste del singolo nella società complessa. E così ci si è spaccati (loro sui giornali, noi in zona appena sotto il busto) sulle Sentinelle in piedi, sul registro comunale dei matrimoni gay, sugli opuscoli educativi e financo su quanto rappresenti o meno la libertà d’espressione e gli eventuali suoi limiti.
Per tutti valga questo fulcro dialettico. La religione resti un fatto privato ma esternabile pubblicamente in tutte le forme consoni così come i valori che ne conseguono. Le scelte private, dettate dai gusti o comportamenti sessuali (che non violino leggi penali), devono essere garantite a tutti e con pari dignità. In mezzo si può discutere, civilmente e senza toni esaustivi o apocalittici, delle ampie zone in cui è possibile venirsi incontro. Che l’etica, anche quella fondamentale, corre spesso più veloce dei documenti conciliari o dei pronunciamenti associazionistici. E noi non conosciamo né il giorno né l’ora dei nostri orientamenti.