Da “Il violino del Ghetto”:
«Camminano appaiati dietro al commerciante. Il vicolo è buio quanto dirupato. Sembra d'essere dentro un canyon, pensa l'americana, le aperture alle pareti simili a caverne naturali abitate un tempo da un popolo misterioso, vuote e buie. Senza imposte, senza porte. L'unica casa con porta è nella piazzetta della Fraternità. Un porta pesante, verniciata di fresco. Il commerciante l'apre con una grossa chiave che ha l'ingegno merlato. Salgono in successione nella semioscurità di una stretta scala. In cima c'è un'altra porta. Lo stanzone, robuste inferriate alle finestre, è ingombro: c'è di tutto. Una quantità di oggetti e suppellettili. Sul tavolo, il violino che forma una croce sbilenca col suo astuccio.»
da “Il violino del Ghetto”, in Cronache di delitti lontani (Hobby & Work, 2002)
immagine: copertina della prima edizione di Cronache di delitti lontani