L’ultima colata: ambientalismo e crisi non bastano. Reggio “eccelle” ancora nel consumo di suolo

Nonostante le politiche ambientaliste e la crisi edilizia, prosegue nel reggiano l’aumento del consumo di suolo. Lo dice l’ultimo rapporto Ispra: Reggio comune è tra i primi 20 in Italia col maggior valore assoluto in questo senso

Nonostante le politiche ‘ambientaliste’ e la crisi del settore edilizio, continua in provincia di Reggio Emilia la crescita del consumo di suolo. A stabilirlo è l’ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), uscito da poche settimane, che stima in 27.749 ettari il suolo consumato al 2015 sul nostro territorio, corrispondente ad una percentuale del 12,1% sul territorio provinciale complessivo. Una cifra in aumento dello 0,2% rispetto al dato del 2012.

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Reggio Emilia, intesa come comune stavolta, compare inoltre nella classifica dei 20 municipi italiani con il maggiore valore assoluto di suolo consumato: con 4.941 ettari siamo al 16esimo posto dei Municipi più cementificati d’Italia. Ai primi tre posti Roma, Milano e Torino; Reggio è preceduta al 15esimo posto da Catania e a sua volta precede Bari al 17esimo posto. Tanto per fare un confronto con i vicini: Parma è ottava, Ferrara undicesima, Modena ventesima.

Restringendo l’area del confronto all’Emilia Romagna, è possibile dire che la provincia di Reggio si colloca al secondo posto per percentuale di suolo consumato: Rimini è prima con il 12,9%, Reggio seconda con il 12,1%, Modena è al terzo posto con l’11,5%. Chiude la classifica la Provincia di Ferrara: se da un lato il capoluogo è tra i più cementificati d’Italia, nel resto del territorio c’è una forte diluizione del territorio consumato. La provincia che tra 2012 e 2015 h avuto l’aumento maggiore di consumo di suolo è Ravenna, con un +0.9%. Scendendo a livello di comuni, quelli che mostrano un livello percentuale di maggiore consumo di suolo sono Cattolica, Riccione e Gambettola, mentre quelli che tra 2012 e 2015 hanno avuto un incremento percentuale maggiore sono Voghiera, San Felice sul Panaro e Mirandola.

Ma qual è la fotografia generale che emerge dal rapporto Ispra? Lo sintetizza il professor Bernardo de Bernardinis, presidente Ispra: “I dati di quest’anno – si legge nel report – mostrano come la progressiva espansione delle infrastrutture e delle aree urbanizzate, in particolare di quelle a bassa densità, continua a causare un forte incremento delle superfici artificiali. Il consumo di suolo rallenta – sottolinea De Bernardinis – ma cresce ancora negli ultimi anni di una crisi che non è riuscita a fermare dinamiche insediative, quasi mai giustificate da analoghi aumenti di popolazione e di attività economiche che portano a trasformazioni dell’uso del territorio non sempre adeguatamente governate da strumenti di pianificazione e da politiche efficaci di gestione del patrimonio naturale”. Le conseguenze – conclude De Bernardinis – sono la perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento di quei ‘costi nascosti’, come li definisce la Commissione Europea, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo”.

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