“Luigi Ghirri: pensare per immagini”. E’ il titolo della mostra allestita entro il circuito di Fotografia Europea e dedicata al grande maestro reggiano. Si tratta di una raccolta di 300 scatti, suddivisi per categorie: icone, paesaggi, architetture, corredata di cartoline, riviste e pubblicazioni. È visitabile fino al 27 luglio ai Chiostri di San Pietro.
Luigi Ghirri ha saputo creare immagini di grande influenza sulle generazioni di fotografi a venire; il suo è stato un modo di osservare condizionato anzitutto da un intimo rapporto con i soggetti. Più dello studio dell’inquadratura e dell’attenzione ai dettagli, risalta negli scatti di Ghirri il piacere di immortalare i luoghi e gli oggetti famigliari, è da questo che emerge con forza la poesia dell’autore che ha posto l’attenzione su un nuovo modo di osservare. Spazio incluso e spazio escluso sono entrambi fondamentali componenti delle fotografie dell’autore: osservando i particolari è possibile immaginare ciò che li circonda e resta fuori campo.
L’ambiente intorno a noi cambia continuamente, ciò che possiamo osservare negli scatti di Ghirri oggi è pressochè scomparso o ne restano poche tracce, ma qualcosa torna alla nostra memoria; sono immagini di un tempo passato ma del quale permane il richiamo. Ciò che osserviamo in queste immagini è la semplicità dell’ordinario e di conseguenza il richiamo ai ricordi, ai suoni e alle parole. “Cerco un punto di vista sul mondo esterno e una visione sul mondo più nascosto, interiore, di attenzione, di memorie spesso trascurate”. Scegliendo come soggetto la ‘banalità’ del quotidiano, il fotografo ci avvicina ai dettagli più incisivi, offre nuove prospettive ed allo stesso tempo ristabilisce un contatto intimo tra l’osservatore e i luoghi. Il quotidiano è in fondo il più forte, radicato e intenso aspetto della nostra vita. Natura e paesaggio antropizzato sono componenti delle stesse inquadrature, Ghirri ne ha fatto un’antologia lasciandoci in eredità immagini dell’Italia bellissime e nostalgiche, di luoghi oggi forse rinnovati e perduti. I colori tenui delle pellicole, gli elementi sfuocati, la dolcezza delle atmosfere catturate sottolineano la dimensione del pensiero nella scelta dei soggetti, è una realtà priva di forzature cromatiche quella rappresentata, attenuata, sognata.
Ghirri attraverso l’uso della tecnica (e soprattutto della celebre pellicola Kodachrome) ci spinge a collocare immediatamente gli scatti in una dimensione passata e di ricordo. Riconosciamo le atmosfere perché ci sono comuni, percorriamo gli indizi in cerca della nostra esperienza a loro connessa. Ghirri ha saputo ritrarre in eleganti composizioni la semplicità, valorizzandola in un approccio insieme sensibile ed intellettuale.
Anna Vittoria Zuliani