Nella serata di domenica, dopo la mezzanotte, la vittima aveva terminato il turno di lavoro presso il ristorante indiano dove lavorava da anni, a piedi aveva attraversato Piazza la Pera, imboccato via San Bernardo, si trovava sotto la volta che si apre lungo Corso Italia quando la furia di un giovane gli è piombata addosso. L'accaduto come mostrano le telecamere è durato pochi attimi. Il cuoco venuto dal Bangladesh non ha reagito durante l'aggressione. Un pugno l'ha colpito in pieno volto. Il bengalese è caduto a terra, sbattendo il capo. L'aggressore, un giovane palestrato con capelli rasati e abiti sportivi, è fuggito in compagnia di amici-complici.
Durante l'assalto al bengalese erano presenti sul luogo almeno altre cinque persone. Nessuno dei presenti ha prestato aiuto al bengalese ferito mortalmente. Le telecamere riprendono il gruppo mentre corre lungo il centro storico sino alla vettura utilizzata per la fuga. Mentre i giovani scappavano la vittima era stesa sul selciato in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Il bengalese in gravissime condizioni è stato portato in ospedale dove 48 ore dopo è morto. Questa è la storia di Zakir Hossaini, la ricostruzione in diretta della morte di Zakir grazie ai filmati trasmessi dalla Polizia di Stato (il video: Le immagini dell'omicidio di Zakir). Inizialmente i media hanno parlato di un gioco mortale, in voga tra i giovani americani, il knockout game. Il gioco è semplice. Il divertimento consiste nel scegliere in strada ignari e indifesi passanti per poi assalirli con inaudita violenza. L'obiettivo è stendere la vittima con un solo colpo. Le macabre aggressioni vengono filmate con i cellulari e postate su Youtube. Non c'è motivo apparente ad un tale crimine ma tanta gratuita violenza. È una “bravata” dalla conseguenze purtroppo tragiche. È una forma di bullismo. Ecco Zakir potrebbe essere stato ucciso per bullismo, per gioco, per noia. Non ho memoria di un crimine così efferato nella città di Pisa. Se la pista del knockout game fosse confermata ci troveremmo di fronte ad una realtà inquietante: la cupa parabola della nostra società. La morte di Zakir porterebbe a scoperchiare quel vaso di Pandora che è la “corruzione” culturale nelle nostre famiglie, nella scuola, nel nostro Paese, nel nostro quartiere. E prenderemmo così coscienza della triste verità che tra di noi si celano freddi assassini.
Tuttavia, penso che il caso in questione vada affrontato in modo lineare, evidenziando le diverse componenti. Partiamo dall'aspetto motivazionale del crimine per odio. L'aggressione al povero padre di famiglia bengalese è molto probabilmente avvenuta per motivi razziali. L'elemento scatenante alla base dell'omicidio sarebbe riconducibile al razzismo. A dimostrazione del motivo razziale il fatto che le immagini delle telecamere mostrerebbero l'omicida assalire prima verbalmente e poi fisicamente l'inerme Zakir. Inoltre le riprese mostrano l'assassino in evidente stato di ebrezza.
Ed ecco entrare in gioco la seconda variabile, la sbornia del weekend. L'attacco a Zakir avrebbe anche una conseguenza diretta legata all'uso e abuso d'alcool tra i giovani. Razzismo e “sballo” sono correlati, spesso simbiotici nell'organizzazione di un crimine. La casistica riguardo alle conseguenze criminali dell'alcool è impietosa: migliaia di danneggiamenti, atti vandalici e aggressioni. Parliamo ovviamente di crimini che dovrebbero smuovere le nostre coscienze. In questo senso l'appello del questore ai testimoni di farsi avanti è una richiesta quanto mai ineludibile. Un tale crimine non può essere nascosto a lungo. Il colpevole verrà sicuramente scovato dagli investigatori nelle prossime ore e allora molte cose saranno più chiare a tutti. Quello che oggi Pisa chiede è un atto di dignità, di giustizia. Intanto la città si prepara ad una manifestazione per la giornata di venerdì.
Enrico Catassi