Di recente ci siamo soffermati su di una inserzione di lavoro su Facebook, sorpresi intanto dal genere di post – ebbene sì, quasi invisibili tra dichiarazioni di prossima resurrezione di amanti distrutti dal tradimento, richieste di aiuto per canidi a rotelle e inviti a cliccare foto sconce, si nascondono talvolta anche informazioni di servizio, e in secondo luogo dallo spropositato numero di commenti che detta inserzione aveva generato. Incuriositi, siamo andati a leggere: si trattava perlopiù di critiche, alcune circostanziate, altre generiche, a volte facete, più spesso taglienti o addirittura feroci.
Eppure, l’inserzione di per sé non era nulla di speciale; o forse sì, in quanto offriva un buon lavoro, professionalizzante e di rilievo, ben retribuito e di sicuro interesse, ovvero tutto il contrario della stragrande maggioranza di quello che è in media l’offerta odierna. Ma ecco il fulcro delle proteste: si richiedevano le solite disponibilità a 90° e 360°, età entro un certo range, esperienza nel ruolo e persino, udite udite, un titolo di studio specifico! Di qui la rivolta del popolo del Web, che mette avanti ad ogni cosa – ragione, sentimento, orgoglio, pregiudizio, delitto e castigo – passione e voglia di fare. Imporre condizioni lavorative in cambio di uno stipendio? Quale aspro squallore, quale retrograda banalità. Va da sé che la reazione degli inserzionisti è stata, benché estremamente educata, di grande stupore; non avrebbero mai pensato, immaginiamo, che una inserzione di lavoro potesse essere oggetto di opinione altrui. Ma questo è certamente uno stupore fuori luogo, dal momento che, da lungo tempo ormai, qualsiasi cosa è opinabile. E’ opinabile il pensiero dei grandi della scienza, del filosofi classici, degli statisti del passato, figuriamoci dei presenti. E’ opinabile il comune senso quotidiano.
E’ opinabile la preparazione e competenza altrui, come è opinabile il reale svolgimento degli eventi storici, e finanche la geografia – della grammatica poi meglio non parlare affatto. E’ altamente opinabile il clima, da sempre oggetto di discussione, sono diventate elastiche e opinabili le basi dell’economia, della sociologia, della chimica e della fisica; l’unica cosa che ormai appare scarsamente opinabile ed opinata è il fatto che non necessariamente si debba avere per forza una opinione su tutto, o, se pure, che questa sia degna di essere ascoltata in quanto formulata con giudizio e competenza. Forse, prima di mettere una inserzione di lavoro on line, si dovrebbe avere il pudore di chiedere il permesso e solo in seguito, in base al numero dei like, pubblicarla.