Cari fratelli e sorelle,
il Signore mi dona la grazia di fare l’ingresso nella Diocesi che Gesù mi ha affidato, attraverso il mandato del Papa, nella domenica gaudete, nella domenica della letizia, della gioia.
Proprio la gioia è la nota principale delle letture che abbiamo ascoltato, anche del Vangelo, che esplicitamente non parla di essa, ma pur sempre di evangelizzazione, di una notizia che è fonte di esultanza.
Gesù sta per arrivare, dice il Battista (cfr. Lc 3,16). Gesù è arrivato, è qui, è vicino, sta per venire ancora. Dice Paolo ai Filippesi: Ve lo ripeto, state lieti, il Signore è vicino (cfr. Fil 4,4-5). Ci troviamo, così, nel cuore dell’Avvento, che è attesa e preparazione e infine scoperta di Gesù presente. Ma ci troviamo anche nel cuore del ministero del vescovo. È lo stesso ministero di ogni sacerdote, di ogni cristiano, della Chiesa intera: fare esperienza della presenza di Gesù e rivelarla al mondo. Sono venuto per questo e, oserei dire, solo per questo. Per questo e per tutto ciò che può aiutare questa rivelazione.
Cosa occorre al vescovo, cosa occorre a voi, a voi preti, a voi religiosi e laici per vivere questa bellissima esperienza, per scoprire le tracce di Dio presente e mostrarle agli uomini? Permettetemi di dirlo, almeno brevemente, sperando di avere presto l’occasione di tornare sopra questi accenni: occorre silenzio, occorre preghiera, occorrono compagni di viaggio.
Silenzio, perché la moltitudine di parole e di immagini non cancelli in noi la possibilità di vedere e di udire. Solo un’educazione dello sguardo e del cuore può ridarci la capacità di innamorarci ancora della verità, della bellezza, della giustizia, del bene, che sono tutti nomi di Dio. Silenzio per ascoltare la voce di Dio che parla in molti modi, attraverso suo Figlio e lo Spirito. Parla attraverso la Chiesa nella Sacra Scrittura, nei sacramenti, nel magistero, nella vita dei santi sulla terra e in cielo.
Occorre, poi, la preghiera, il riconoscimento del nostro essere creature bisognose di Dio, che ci ha creati perché ci ama e ci ha salvati gratuitamente, senza nessun nostro merito, perché il suo amore non è fermato dal male. Senza Dio, si spegne la luce nella vita dell’uomo. Senza Dio la vita dell’uomo diventa incomprensibile e perfino, talvolta, insopportabile, con tutto il carico di ingiustizie che essa comporta.
Siamo nell’anno della Fede: vorrei aiutarvi a scoprire Dio, vorrei scoprirlo io con voi, vorrei farlo scoprire a chi non lo conosce. Vorrei aiutarvi a scoprire in lui il Padre, colui da cui veniamo, a cui andiamo, colui che guida la nostra vita senza sostituirsi alla nostra libertà, ma che è provvidente e misericordioso. Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dal silenzio e dalla preghiera scaturirà, poi, il desiderio di conoscere.
Vorrei riprendere in mano con voi il Catechismo della Chiesa Cattolica e i documenti più importanti del Concilio Vaticano II. Certamente in molte parrocchie e comunità già lo si sta facendo. Durante l’anno liturgico commenterò i misteri della vita di Gesù con questi testi nelle mani.
La preghiera e il silenzio trovano nella celebrazione della Messa la loro massima espressione settimanale. Desidero vivere con voi la liturgia, avendo come stella polare l’insegnamento del nostro Papa Benedetto XVI. Celebrare con sobrietà, dignità, senza protagonismo, lasciando a Gesù e alla sua opera il centro della scena.
Se voglio pregare, studiare, predicare, celebrare l’eucarestia, se voglio privilegiare i rapporti diretti e personali, se voglio incontrare la gente, dovrò rinunciare ad altro. Chiedo a Dio la grazia di un carico amministrativo leggero, di ridurre all’essenziale le riunioni, gli incontri di rappresentanza, i convegni. Dio mi aiuterà. Senza dimenticare nessuno, vorrei dedicare tempo ed energie ai preti, ai giovani, alle famiglie.
Conto di incontrare i primi, riuniti per zone, entro giugno, i giovani durante la Quaresima, le famiglie nelle mie visite alle parrocchie, ma già domenica 30 dicembre qui in Cattedrale nei Vespri della Sacra famiglia.
Ho detto, infine, che occorrono i compagni di viaggio. Dio ci chiama personalmente, ma non ci lascia individui isolati, chiusi in un dialogo intimistico con lui. Dio ci chiama per far parte del suo popolo. E il suo è un popolo eucaristico, formato da tante comunità radunate attorno al vescovo, nell’obbedienza al suo ministero e in comunione col vescovo di Roma.
Compagni di viaggio sono tante persone a cui la nostra vita è legata e come consegnata nella comunione cristiana. Famiglie, parrocchie, comunità religiose, sacerdotali, Istituti religiosi, compagnie vocazionali, amicizie cristiane, associazioni, movimenti, comunità laicali,… tante diverse forme canoniche ed esistenziali, espressione di un unico principio: a Dio si va come membra del suo popolo, pellegrino nel tempo verso l’eterno.
Dobbiamo riscoprire assieme la bellezza e la fecondità della nostra appartenenza ecclesiale.
È tempo ora di proseguire la nostra liturgia. Vorrei ritornare alla parola dell’inizio: la Chiesa ci invita alla letizia. Ma è possibile l’esperienza della letizia nel nostro tempo, nelle nostre condizioni di vita? Sì, se riconosciamo la realtà annunciata dai profeti e dall’apostolo: Dio è presente, è uno di noi, si è fatto uomo per essere vicino, incontrabile, familiare. Non angustiatevi, allora, ma fate presenti a Dio le vostre necessità (cfr. Fil 4,6). Il Signore ha revocato la nostra condanna. Non temeremo più alcuna sventura (cfr. Sof 3,15).
Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore (Sof 3,16-17). Diciamo assieme: mia forza e mio canto è il Signore (Es 15,2; Ps 117,14; Is 12,2)!
Amen.