Parigi – Se c’è una misura tra le tante decretate dal governo per arrestare l’epidemia di Covic 19 che proprio non va giù ai francesi è quella di imporre la chiusura delle librerie.
Una decisione ritenuta contraria ai valori che hanno fatto grande la Francia. Ritenere il libro una “merce” non essenziale è stata percepita quasi come un oltraggio alla tradizione del paese che ha fatto del settore del libro la prima industria culturale del paese, con un mercato che rappresenta 4,5 miliardi di euro, oltre il doppio di quello della musica o del cinema.
Un’industria ritenuta uno dei fiori all’occhiello in un paese in cui le copie di libri venduti supera i 400 milioni e il numero delle novità editoriali supera le 80.000. Mentre il settimanale Le Point si chiede se la Francia sia ancora il paese “des Lumières”, le proteste di librai, editori, intellettuali, giornali e politici continuano a far pressioni sul governo perché annulli questa misura e dichiari che il libro, che del resto è il regalo preferito dei francesi, venga incluso tra i beni essenziali.
Le petizioni si susseguono e si moltiplicano le iniziative come quella della libraia parigina Marie Rose Guarnieri, che ha invitato gli scrittori di recarsi ogni giorno alle tre del pomeriggio in una libreria indipendente di loro scelta e di accendervi le luci, nel pieno rispetto delle regole sanitarie, in segno di solidarietà con il settore, già messo a dura prova dalla diffusione dell’e book e da un’Amazon che può impunemente continuare a vendere i libri on line.
Per cercare di limitare l’ondata di protesta il governo ha imposto la chiusura nei supermercati dei settori libri e giochi ma senza alcun successo perché qui si vuole la riapertura delle librerie che difficilmente, si sottolinea, presenta i rischi di contagio paragonabili ad esempio a quelli degli affollati mezzi di trasporto.
Un primo segno di solidarietà i librai lo hanno avuto intanto dagli editori che hanno deciso di sospendere l’attribuzione dei prestigiosi premi letterari (ad eccezione del prix Femina) di rinviarla alla riapertura delle librerie . Un altro è venuto dalla ministra della cultura Roselyne Bachelot che il 2 novembre ha annunciato tariffe postali preferenziali per i libri, una misura che era attesa da tempo.
Per salvare le librerie indipendenti la cui rete viene considerata una vera e propria ricchezza del paese, viene ora suggerito che organizzare un “click and collect” dei libri, cioè un servizio che permetterebbe di vendere copie senza aprire le serrande.
Al di là dello sdegno contro un governo che non considera la lettura come un bene indispensabile, è tutta la posizione dell’esecutivo sul fronte della cultura a sollevare non poche perplessità. Nell’annunciare il secondo lockdown, il presidente Emmanuel Macron non ha infatti mai pronunciato la parola cultura, amareggiando così artisti, scrittori e operatori dell’editoria e del mondo dello spettacolo.
Dimenticando anche che in passato la Francia in nome della sua “eccezione culturale” era stata la sola in Europa a rifiutare il prezzo unico di vendita dei libri, proprio in difesa della sopravvivenza delle sue librerie.