Riflessioni brevi e a caldo non tanto sulle dinamiche psicologiche di voto o sulle appartenenze politiche che avrebbero determinato la resistenza alle ultime lusinghe balneari del Peffiraio (inutili e stucchevoli) ma sui riflessi tutti locali che l’esito referendario può determinare. Innanzitutto ha vinto la mobilitazione (via web e “porta a porta”) messa in campo dai movimenti. E a Reggio ne abbiamo avuto un esempio: sia sul fronte idrico che su quello del nucleare. Nonostante la non massiccia partecipazione alle cordate umane sui ponti e ai sit-in in centro, evidentemente il tam-tam quotidiano con cui gruppi e gruppetti per il “sì” hanno da subito affrontato la campagna primaverile, ha potuto più della visibilità effettiva delle manifestazioni. Ripetiamo, interessano poco in questo momento le dietrologie socio-comunicative su quanto abbiano pesato i social-network rispetto a carta e tv (che comunque hanno informato) o su quanto odio e amore di partito abbiano prevalso sulla casellina da sbarrare a matita nel segreto dell’urna (oggi che gli occhietti di Stalin sembrano improvvisamente più aperti di quelli di Dio). Venendo, come promesso, alle conseguenze in casa nostra, cosa potrebbe cambiare nella gestione del servizio acqua da una parte e delle richieste bollette dall’altra? E’ presto per dirlo; infatti anche in Iren (al momento) tacciono, aspettando chiarimenti e indirizzi politici. Mentre gli esultanti “grillini” hanno già chiesto lo scorporo delle attività del ciclo idrico integrato dalla nostra multiservizi ricordando le campane a morto suonate da Roberto Bazzano e Andrea Viero (presidente e direttore Iren) in caso di vittoria del “sì”. Il de profundis faceva più o meno così: “chi vorrà poi investire soldi freschi se il capitale non potrà più essere remunerato per legge? Come ammodernare allora la rete idrica?”. Magari sforbiciando un po’ i loro compensi, direte voi? No, bando alle demagogie. Vi invitiamo a leggere, qui di fianco, Indignados 2, il viaggio di Simone Russo nel variegato mondo delle bollette Iren e, per buttarla sul faceto, un po’ sotto, il nuovo sondaggio inerente al tema. Un’ultima annotazione: ricordate il referendum sulla fecondazione assistita? Non aveva implicazioni emotive e applicazioni tecniche tutte quotidiane e di massa? Eppure, grazie o a causa delle precise indicazioni ecclesiastiche, quella tornata fu, per chi la promosse, un fiasco totale. Qui invece, seppur mai direttamente e ad intermittenza, l’esposizione clericale è andata e abbastanza univocamente in un senso. Vuoi vedere che dalle nostre parti, nonostante il sonno apparente, gli occhi socchiusi di Dio contano ancora almeno quanto quelli spalancati di Stalin?
13 Giugno 2011
L’occhio di Dio sul referendum
Il “sì” vince col quorum; web e informazione, partiti e movimenti (ed anche parrocchie) le concause. Cosa cambia ora sul territorio reggiano
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