Firenze – Tendenza confermata: il problema delle scadenze delle locazioni non più rinnovate si sta affermando sempre più sul territorio fiorentino. E si tratta di affittuari che non hanno mai dato problemi, hanno pagato affitti medio-alti, non si sono mai lamentati. Un’esistenza da affittuario corretto, insomma, che giunto alla pensione magari è disposto a fare qualche sacrificio sul suo reddito, piuttosto che andare in morosità. E’ il caso di molti, ma in particolare di un signore, iscritto al Sunia, che ha manifestato la sua desolazione con una foto, una tavola apparecchiata per l’ultima volta, prima di dover andarsene. Perché il proprietario, come suo legittimo diritto, nonostante non avesse nulla da lamentare, ha deciso di non rinnovare il contratto all’inquilino, che dopo trent’anni dovrà trovare un’altra sistemazione. Inquilino che ha pagato sempre diligentemente i suoi poco più di 700 euro al mese per un appartamento di 55 metri quadri. Con l’intenzione di svecchiare l’appartamento, ristrutturarlo e farlo “fruttare” di più.
Lecito, legittimo e sacrosanto, il diritto del proprietario. Ma i nodi al pettine celati sotto una storia, tutto sommato, “normale” in questi tempi, sono molti. Intanto, la questione dei canoni, paurosamente in rialzo non solo nell’ormai saturo mercato del centro storico, ma anche nelle zone limitrofe residenziali di una Firenze magari meno blasonata, ma altrettanto bella, dalle sezioni dei viali del Poggi, alle costruzioni di primo Novecento, agli anni ’20, al dopoguerra, ormai case degli anni ’50 cui in molti riconoscono sempre più un fascino particolare. Specialmente se sono limitrofe al centro storico o sulla direttrice delle tramvie. senza contare gli estimatori del decennio ’60-70, ormai innegabilmente vintage.
Insomma, la rendita immobiliare a Firenze si allarga sempre più, comprendendo anche fasce che fino a pochissimi anni fa non erano appetibili dal grande mercato turistico internazionale. Un allargamento del patrimonio immobiliare fiorentino tout court sottoposto agli affitti turistici che, fatalmente, espelle i residenti. Mentre prima li spostava, ora li espelle. Definitivamente.
Riprendiamo la storia con cui abbiamo cominciato. Il signore in questione, come spiega Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia, troverà temporaneamente posto a casa della figlia. “Una decisione ad ora necessaria – continua Grandi – in quanto il nostro iscritto non ha trovato casa a Firenze. Sarà costretto a cercare una soluzione abitativa fuori, secondo quanto ormai sta diventando un copione, specialmente in questi casi”.
E i casi sono: gente con un reddito medio, capaci di pagare canoni fino a 7-750 euro mensili, cui non viene rinnovato il contratto. “Ne abbiamo molti casi, in questo momento – spiega Grandi – con ogni probabilità, si tratta dei vecchi contratti stipulati verso il 2010-2011, prima della cedolare secca, quando si stipulava il cosiddetto 4+4”. Dunque, una “mandata” di finite locazioni che non verrannno rinnovate. e che è facile pensre che finiscano negli affitti brevi o locazioni turistiche.
Di fatto, dunque, continua a crescere la vera problematica che rende Firenze così inospitale per i propri stessi cittadini, da esercizi a residenti “storici”: canoni alti, drogati dal mercato turistico, case sempre più adibite alla rendita a base turistica, assalto di grandi fondi nazionali e internazionali al patrimonio immobiliare cittadino. Il che significa: perdita della memoria storica, dell’identità cittadina. “Quali azioni può fare un’amministrazione? – conclude la segretaria del Sunia – di sicuro un elemento fondamentale è non considerare il turismo elemento trainante e unico dell’economia”.