Sei ettari e mezzo di terra coperti d'arancione. Si presenta così, in questo periodo, la cosiddetta "oasi delle albicocche" di Venturina, in provincia di Livorno. Si tratta di un fazzoletto di terra nel quale, da oltre quarant'anni i ricercatori dell'Università di Pisa selezionano le albicocche nel tentativo di risalire all'albicocca delle origini. L'obiettivo della coltivazione di questa oasi arancione, che conta ad oggi oltre 100 tipi di frutti di differenti qualità, è quello di recuperare i valori nutritivi ed organolettici originari dell'albicocca. Non si trascura, però, l'estetica, cercando di risalire anche al miglior aspetto esteriore possibile del frutto arancione. Non va dimenticato, infatti, che la scelta del consumatore finale di frutta è dettata, il più delle volte, dall'aspetto esteriore della stessa. Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Ateneo pisano sta dunque studiando come migliorare l'albicocca incrociando con innesti le migliori qualità della stessa. Nonostante i finanziamenti per questo genere di studi scarseggino (l'ultimo giunto al Dipartimento di Scienze Agrarie pisano risale al 2004), è stato possibile classificare le varie specie di albicocche presenti a Venturina e stabilire che la "Pisana (un genotipo classificato ormai come autoctono che si caratterizza per il frutto molto colorato, con la buccia rosso-arancio ricca di antiossidanti naturali) è una delle migliori.