Firenze – Lo zoo di vetro, alla Pergola di Firenze dall’11 al 16 febbraio è stato nel 1944 il primo grande successo di Tennessee Williams. Debuttò in Italia il 13 dicembre 1946 con la regia di Luchino Visconti. Un vero classico del teatro che ha avuto anche varie trasposizioni cinematografiche e televisive.
Questo allestimento per la regia di Pier Luigi Pizzi vede in scena Mariangela D’Abbraccio con Gabriele Anagni, Elisabetta Mirra, Pavel Zelinskiy (traduzione Gerardo Guerrieri musica originale Stefano Mainetti light designer Pietro Sperduti produzione Teatro Stabile del Veneto, Best L).
“È un autore che amo molto“ – ha detto Mariangela D’Abbraccio intervistata da Angela Consagra – “indaga l’animo umano e ha scritto dei ruoli meravigliosi per le attrici. Lo sento molto vicino, perché entrambi apparteniamo al Sud: io sono napoletana e lui era un americano del sud; quindi, abbiamo vissuto gli stessi sentimenti e contraddizioni, il medesimo modo di affrontare le passioni, sia nei drammi che nella parte più ironica della vita” .
Ambientato a Saint Louis nel Missouri lo spettacolo racconta le vicende della famiglia Wingfield, composta dalla madre Amanda (Mariangela D’Abbraccio) e dai suoi due figli, Tom (Gabriele Anagni) e Laura (Elisabetta Mirra), ragazza timida e claudicante a seguito di una malattia. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli con un comportamento che oscilla tra il tenero e l’eccessivo. Cambiano a volte i ruoli ed è la madre ad avere certe pretese, ma sono sempre desideri non ricambiati.
Anime fragili di una storia familiare che il pubblico vede muoversi intrappolate nel proprio simbolico “zoo di vetro”, che diventa anche nostro, arrivandoci come un’onda dal profondo delle nostre anime, ma i loro sentimenti e le loro parole ci attraverseranno il cuore. Perché potrebbero facilmente ritrovarsi nella nostra società.
Laura introversa e chiusa, è come intrappolata in un suo mondo di illusioni ed è affezionata particolarmente alla collezione di animaletti di vetro, simbolo della sua fragilità . Eppure è lei che in mezzo a un intreccio di egoismi ad essere umana e altruista. Anche lo zoo di vetro quando è illuminato ha i colori dell’arcobaleno e simboleggiala ricchezza interiore della ragazza.
Foto di Michele Crosera
Il mio primo spettacolo teatrale: Strinberg, avevo 11 anni. Ora sono molto vecchia. Mi domando perchè i critici si limitino a raccontare la trama di una produzione con qualche sporadico accenno non a ciò che hanno appena visto ma a quanto hanno letto. Il teatro sta languendo, credo che si debba segnalare con chiarezza ciò che è assolutamente obbligatorio vedere e ciò che non funziona, che non va. Sono queste recensioni politically correct e sbiadite che allontanano il pubblico dal teatro È vero che i problemi sono tanti e importanti, ma aumentate e migliorate il pubblico e molti problemi si risolveranno. Io sono per le standing ovations, per il lancio dei fiori e per le spietate stroncature quando occorrono. Ridate vita al Teatro