Lo “spirito di Napoli” in difesa dei centri storici dalla turistificazione

Il documento firmato da 194 Stati membri dell’Unesco

Porta la firma di 194 Stati membri dell’Unesco il documento finale dal titolo “Lo spirito di Napoli” redatto lo scorso 29 novembre a seguito della tre giorni della Conferenza  mondiale sul patrimonio dell’umanità dal titolo “Unesco Cultural Heritage in the 21st Century”,che si è tenuta nella città partenopea a Palazzo Reale. Una convention voluta fortemente dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che è stata anche l’occasione per ricordare la ricorrenza del cinquantennale della Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale (1972) e il ventennale della Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003), adottata dalla Conferenza Generale dell’Unesco.

«Napoli è una città straordinaria dove niente si cancella, tutto si conserva, una città porosa: è questo lo spirito di Napoli cioè una città sempre in movimento». Così la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay riguardo la tutela dei centri storici, del patrimonio materiale e immateriale dalla turistificazione. Per la prima volta patrimonio monumentale e patrimonio identitario di un territorio, secondo un indirizzo mai dato dall’Unesco dovranno, per volontà dell’Agenzia delle Nazioni Unite, interconnettersi  e non viaggiare su linee parallele senza mai incontrarsi. Una piccola rivoluzione socioculturale dettata dalla necessità di salvaguardare i patrimoni Unesco, come i centri storici, utilizzando “politiche turistiche sostenibili”, perché è sempre più emergenza a causa degli effetti distorti della turistificazione.

Il documento che porta il nome di “Napoli”, non è casuale e non solo perché l’incontro si è svolto nel capoluogo campano, ma perché questa città per cultura millenaria è sempre riuscita  a coniugare tradizioni, usi e costumi propri e di valore esportandoli in tutto il mondo. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha accompagnato personalmente i delegati Unesco a visitare le bellezze dei luoghi dai Decumani al Lungomare e sul problema della turistificazione del centro storico ha spiegato: “Stiamo lavorando sull’idea di una regolazione dell’accoglienza e mi riferisco a B&B e case vacanze. Stiamo studiando l’esperienza di Firenze e la sua robustezza giuridica, ma crediamo sia più opportuno che sul tema della residenzialità sia varata una norma nazionale di tutela che aiuti e dia strumenti ai Comuni per avere un giusto bilanciamento delle funzioni”.

Una risposta indirizzata anche agli appelli delle associazioni cittadine che chiedono la salvezza dell’area del centro storico napoletano patrimonio dell’umanità, e  alle richieste delle Assise di Palazzo Marigliano che si sono fatte sentire sul delicato equilibrio di un turismo sostenibile unito alla salvaguardia dei monumenti napoletani. «È paradossale – hanno detto  – che proprio una città così profondamente devastata dall’incuria delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni sia stata scelta come sede della conferenza internazionale Unesco, organismo che ha finanziato con 90 milioni di euro opere di riqualificazione, mai realizzate, per la conservazione e la valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale e artistico della città». 

Una “beffa”, poi, secondo loro, la targa di marmo scoperta a piazza del Gesù per ricordare le motivazioni del riconoscimento Unesco al centro storico di Napoli che riporta le  parole: “In queste strade si è sviluppata una cultura unica al mondo”,se poi, fanno notare, «continuano i crolli in particolare nelle aree adiacenti alle piazze Municipio e del Plebiscito, affiancati dalla trasformazione senza controllo di luoghi ricchissimi di cultura in strutture ricettive e di ristorazione».

Vero è che l’amministrazione  Manfredi per tutelare le strade caratteristiche di Napoli come la via dei Presepi e dei Pastori ha bloccato le licenze commerciali per il food. E così, a meno di ulteriori ricorsi, ha fatto abbassare la saracinesca della storica pasticceria Scaturchio, appena inaugurata in via San Gregorio Armeno, così come a Port’Alba la via dei librai, mentre, a salvaguardia del patrimonio cittadino del centro storico,ha previsto nuove aperture,ma a pagamento,per il Cimitero delle Fontanelle caro ai napoletani per il culto popolare delle “anime pezzentelle”.

Tuttavia sembra diventare realtà l’allargamento del porto di Mergellina,e nel merito si è così pronunciato il sindaco Manfredi:”La città merita un piano concreto sulla portualità e sulla diportistica. Occorre rilanciare Mergellina… abbiamo intenzione di intervenire sulla parte a terra per riqualificare una zona importante, che ha però delle criticità. Siamo favorevoli all’ampliamento del porto di Mergellina e a realizzare altri siti di approdo, e bisogna farlo velocemente… Come Comune siamo favorevoli a realizzare soluzioni durature nel tempo e di qualità, che attrae turismo di valore”.

A Napoli dunque l’amministrazione comunale  sembrerebbe intenzionata a tutelare il patrimonio immateriale degli abitanti del centro storico in nome di un turismo sostenibile ma proiettato verso il futuro. E già molti in città parlano di un «nuovo rinascimento» napoletano legato alla novità del turismo di massa. C’è però chi sostiene che questo «rinascimento» renda i problemi solo meno visibili, visto poi che i residenti storici si allontanano dal centro,anche per la difficoltà a trovare casa per via dei costi troppo alti e costretti a migrare verso i quartieri periferici. Non occorre essere veggenti per capire: chi è proprietario di una casa vuota è più interessato al turista che va e viene piuttosto che ad affittuari stabili.

Mentre non c’è quasi più posto per gli studenti fuori sede. A questo punto forse dovremmo ripensare al concetto di napoletanità’ che da secoli si tramanda attraverso il suo centro storico con le mura, i monumenti, i quartieri, le strade, i vicoli, le chiese,le case,ma ancor più attraverso la sua gente che con il suo linguaggio e gestualità ne è la linfa  vitale. Se dunque la turistificazione lentamente toglie Napoli ai napoletani,va da sé che si disperde tutto il suo patrimonio identitario. Ed è aberrante pensare che, in ossequio alla logica dei continui flussi turistici si renda il centro storico a portata “degli altri”, e si mandino via i napoletani da Napoli!!.

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