Se sarà la fine dei furbetti lo diranno il tempo e soprattutto i fatti. Sulla carta l’equometro è un’arma micidiale contro un esercito di 15 milioni di persone che denunciano reddito zero e di oltre 7 milioni che sulla base di false dichiarazioni dei redditi compilano l’Ise (Indicatore di situazione economica) per accedere gratuitamente a quasi una trentina di aiuti pubblici tra servizi, sussidi e agevolazioni: dalle case popolari alle rette degli asili, dalle mense scolastiche ai buoni-libro. Sulla carta perché si tratta di una sperimentazione che dovrà trovare applicazione ad una realtà complessa, variegata e difficilmente controllabile.
Qualcosa però nelle stanze di Palazzo Allende è stato fatto. E non è poco. Alle spalle dell’equometro lanciato dal vicepresidente Pierluigi Saccardi c’è un lungo lavoro iniziato in luglio che ha coinvolto diversi soggetti tra amministratori, dirigenti degli enti che erogano i servizi e professionisti. Il risultato è uno strumento raffinato che si basa sul algoritmi matematici che nelle intenzioni dovrebbero assicurare maggiore equità nella distribuzione delle risorse destinate al welfare.
L’idea che sta alla base è la verifica di tutti quegli indicatori che misurano la reale condizione di vita, molti dei quali sfuggono a Ise e Isee: non solo il reddito, dunque, ma anche patrimonio, consumi, nucleo familiare reale. Perché, ad esempio, si concedono agevolazioni a chi ha barca, suv e pay tv? E perché non si tiene in considerazione chi ha a carico un disabile?
“Uno strumento indispensabile per dichiarare guerra non alla povertà, ma ai finti poveri, ed utilizzare al meglio le sempre più scarse risorse pubbliche, aiutando chi ha più e davvero bisogno”, hanno detto presidente e vicepresidente della Provincia, Sonia Masini e Pierluigi Saccardi, annunciando insieme all’assessore Antonietta Acerenza l’ormai prossimo debutto dell’equometro.
L’equometro è ora pronto per essere sperimentato in occasione dell’apertura – da gennaio – di un nuovo servizio: uno Sportello polifunzionale di consulenza al cittadino in materia amministrativa, finanziaria, fiscale e legale. Saranno i Centri per l’impiego della Provincia di Reggio Emilia a raccogliere e vagliare le richieste e a trasferire le pratiche all’ordine professionale competente. Il servizio sarà gratuito o a tariffa agevolata a seconda della situazione reddituale e patrimoniale del nucleo familiare del richiedente. E proprio per verificare chi avrà diritto a questo innovativo servizio pubblico gratuito, sarà utilizzato per la prima volta l’equometro ideato dalla Provincia di Reggio Emilia e che i cittadini potranno compilare anche online o con il supporto del personale dei Centri per l’impiego.
Come funziona l’equometro
“E’ uno strumento già oggi di grande raffinatezza rispetto ad altri tentativi di miglioramento di un Ise ormai inadeguato, ma anche molto flessibile tanto da poter essere personalizzato dal singolo ente pubblico sulla base delle proprie sensibilità o del servizio per il quale intende utilizzarlo – ha detto il vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, Pierluigi Saccardi – Utilizzando le banche-dati già oggi accessibili dalla Pubblica amministrazione, o cercando di facilitare i controlli per quanto non disponibile secondo la normativa, sono stati individuati nuovi strumenti e nuovi parametri di “misurazione” del reddito, del patrimonio, dei consumi e del nucleo familiare.
Reddito – L’equometro terrà in considerazione anche quelli che “sfuggono” alle dichiarazioni, e di conseguenza all’Ise, come quelli provenienti da immobili dati in affitto, quelli tassati ad imposte sostitutive, nonché le entrate legate a situazioni previdenziali particolari o a procedure di separazione coniugale. Ma – essendo uno strumento non punitivo, ma appunto equo – calcolerà anche quelle spese non detraibili dalle dichiarazioni dei redditi, che pure denunciano uno stato di difficoltà “reale” della famiglia: spese per trasporti e per strutture per invalidi civili, ricoveri definitivi in strutture protette per anziani non autosufficienti, oneri per il pagamento delle badanti nei casi di necessità anche per persone fuori dal nucleo familiare, particolari alimenti per bambini con patologie sanitarie, canoni di affitto eccetera.
Patrimonio – Dovranno essere denunciati tutti gli immobili di proprietà (con una franchigia sulla rendita catastale, limitatamente alla prima casa); dei conti correnti non andrà semplicemente indicato il saldo (facilmente “falsificabile”) ma la giacenza media; si dovrà indicare il valore di mercato di tutti gli investimenti finanziari; di auto, moto e natanti non andrà comunicato solo il possesso, ma anche la effettiva disponibilità.
Consumi – Per evitare che possa usufruire di aiuti pubblici chi ha un tenore di vita medio-alto, l’equometro ha individuato alcuni indicatori come cassette di sicurezza, carte di credito, finanziamenti a vario titolo (cessione del quinto dello stipendio, mutui, fidi di conto corrente, credito al consumo, crediti di finanziarie), abbonamenti a pay-tv , operatori telefonici, palestre e centri benessere, teatri, cinema e riviste, nonché abbonamenti allo stadio e carte-scommesse Snai. Alcune di queste voci sono già comprese nel “redditometro” quindi le informazioni saranno raccolte attraverso la compilazione del modello; per gli altri si chiederà apposita autodichiarazione con valore legale.
Nucleo familiare – Non sarà automaticamente il numero dei componenti risultanti dallo stato di famiglia, ma saranno applicati alcuni correttivi. Ai figli, ad esempio, sarà assegnato un “peso” sulla base del livello di scolarizzazione (e quindi della fascia di età), perché un ragazzo alle superiori costa molto di più di un bambino alle elementari. Saranno inoltre tenuti in maggior considerazione i disabili, anche con disabilità inferiore al 66%, e patologie particolari (autismo, sindrome di down…), al di là del livello di invalidità generato. Per alcune prestazioni particolarmente onerose per la Pubblica amministrazione – come le rette nelle case di ricovero per anziani – sarà richiesta la segnalazione di tutti i parenti “tenuti agli alimenti” così come previsto dal Codice civile, al fine di verificare l’effettiva sussistenza dello stato di indigenza, qualora dichiarato.
Meglio dell’Ise – Molteplici, dunque, i vantaggi in termini di giustizia sociale che l’equometro presenta rispetto all’Ise: voci che “sfuggono” alla dichiarazione dei redditi; componenti di spesa che denotano uno stato di bisogno; patrimonio mobiliare sulla base dello scalare e non del solo saldo; dati di consumo indicativi di uno stile di vita medio – alto; disponibilità, e non solo possesso, di beni mobili; diversa formulazione delle scale di equivalenza del nucleo familiare agevolando maggiormente le famiglie numerose e con la presenza di disabilità; flessibilità dello strumento, adattabile e personalizzabile sulla base del servizio di riferimento e della Pa erogante.