Reggio Emilia – E’ l’Italia il Tallone di Achille in europa? Recentemente in una fonte americana (thisweek@carnegieendowment.org) che seguo normalmente ho trovato una serie di interviste a una selezione di “esperti” ai quali è stata posta la questione: Is Italy Europe’s Achilles Heel?
E’ interessante leggere le risposte, spesso contrastanti, che qui riassumo, cercando di non alterare l’opinione degli intervistati.
Federiga Bindi, Senior fellow at the School of Advanced International Studies at Johns Hopkins University:
Il paese sembra perpetuamente sull’orlo del collasso, ma non crolla mai. L’Italia non ha un sistema educativo basato sul merito, come la Francia. I baby pensionati godono di pensioni elevate, a spese del deficit pubblico. Il collasso, finora evitato, può arrivare presto.
Marta Dassù, Senior director for Europe at the Aspen Institute:
Fallita la riforma elettorale, è possibile che i partiti euroscettici vadano al governo. L’Italia sembra compiacersi del suo stato di too big to fail e ha perduto l’occasione di attuare riforme, mentre la sua economia rimane fragile. Ma le riforme sono difficili anche altrove – inclusa la Francia, col suo deficit strutturale. Tuttavia c’è una bella differenza con l’essere il tallone d’Achille dell’Europa. Inoltre l’Italia gioca un ruolo chiave nell’affrontare il flusso dei migranti (ho conosciuto Marta quando partecipava alle nostre riunioni dell’USPID).
Stefan Lehne Visiting scholar at Carnegie Europe:
Quanto alle migrazioni è certamente così; 180000 migranti nel 2016. Per la EU, con i suoi 500 milioni di abitanti, non dovrebbe essere un problema assorbirli. L’Italia si sente abbandonata dai suoi partner europei, così che la fiducia dagli italiani nell’Europa è diminuita.
Denis MacShane, Senior adviser at Avisa Partners:
Rispetto al Regno Unito l’Italia è un paradiso di stabilità politica. L’Italia è sempre stata una nazione, ma mai uno stato. A nord di Roma l’economia sembra forte, le città vivibili; al sud povertà, corruzione e criminalità sembrano non sradicabili. E’ l’Europa tutta che ha bisogno di riforme. Prendersela con un solo membro dell’EU è sbagliato.
Andrea Mammone, Lecturer in modern European history at Royal Holloway, University of London:
L’Italia non è il paese più problematico nella EU, e nemmeno si prospetta una crisi imminente. E’ un attore principale nelle politiche mediterranee. E’ presto per predire la vittoria del demagogico Movimento Cinque Stelle. Ciò che più preoccupa è il ruolo potenziale della xenofobica Lega Nord. E, in Europa, preoccupano l’incapacità di gestire il flusso dei rifugiati, la Brexit, le svolte a destra in paesi come l’Ungheria; questi sfidano valori come l’unità, la tolleranza, la solidarietà
Cas Mudde, Associate professor in the School of Public and International Affairs at the University of Georgia:
L’Italia è il vero tallone di Achille. Il solo politico che ha fiducia nella comunità internazionale è Matteo Renzi. Le alternative sono un eterogeneo aggregato di populisti, dalla destra radicale di Salvini, al centro destra di Berlusconi, al peculiare movimento dello stravagante Grillo. Se la terza economia dell’eurozona , un paese che affronta una grave crisi bancaria, verrà valutato per le sue performances economiche, l’Europa dovrà preoccuparsi.
Francesco Papadia, Senior resident fellow at Bruegel:
La risposta è sì. L’Italia continua ad avere una crescita economica mediocre e il future politico è incerto. Sarà in grado di assumere un chiaro impegno politico verso la EU e di avviare un programma di innovazioni strutturali? Ancora una volta l’Italia si scontra con i suoi limiti: un paese meraviglioso ma con una governance misera.
Gianni Riotta, Member of the Council on Foreign Relations:
Ci sono aree, nel nord, che crescono più rapidamente della Germania, ma nel sud ci sono città in condizioni peggiori che nella Grecia. Le malattie del paese sono l’avversione alle innovazioni, la languida nostalgia per la dolce vita, per il lavoro dalle nove alle diciassette, il desiderio di andare tranquillamente in pensione a 55 anni. Ma non c’è il rischio che i movimenti populisti spianino la via per una uscita dall’eurozona. Il debito privato è basso, le famiglie risparmiano, le migliori aziende esportano e competono in un mondo globalizzato.
Rachel Sanderson, Milan correspondent at the Financial Times:
L’iniezione di sei miliardi di chi paga le tasse in due banche venete in fallimento è l’ultimo episodio della graduale crisi bancaria nella terza economia dell’eurozona. Roma continua a rinviare il confronto con i problemi, per convenienza politica. Il sistema bancario è appesantito dalla bassa crescita economica e dai 200 miliardi di prestiti a rischio.
Nathalie Tocci, Director of the Institute of International Affairs in Rome:
Gli europeisti hanno tirato un sospiro di sollievo dopo le elezioni in Austria, Olanda e Francia. Il prossimo problema sarà l’Italia. Alle prossime elezioni i populisti e gli euroscettici potrebbero avere i numeri per governare. Anche in questo drammatico scenario le istituzioni, abituate a trattare le cattive politiche, sapranno contenere i danni. Ma il timore di un nostro drammatico volta-faccia, potrebbe avviare effetti indiretti catastrofici in una eurozona ancora fragile. Ciò chiarisce l’urgenza di riprendere il lavoro sulla governance dell’economia della EU subito dopo le elezioni tedesche.
Paweł Tokarski, Senior associate at the German Institute for International and Security Affairs:
I problemi con le banche, l’alto debito pubblico, le rigidità strutturali e la difficile situazione sociale la rendono vulnerabile. Si prevede che il debito pubblico continuerà a crescere, creando problemi sulla sua futura sostenibilità. Il supporto all’euro è molto basso: spesso l’euro è ritenuto la prima causa dei problemi dell’economia. I giovani pagano il prezzo più alto per le difficoltà economiche del paese. E le scelte future probabilmente porteranno a una maggiore confusione. Non c’è alcun Macron all’orizzonte.
Antonio Villafranca, head of the Europe Program at the Institute for International Political Studies in Milan:
Da tempo ci sono due problemi: il debito pubblico che supera il 130% del GDP e la bassa produttività. Il debito non può essere abbassato semplicemente riducendo la spesa pubblica; occorrono investimenti e riforme strutturali che stimolino la produttività e la competitività, ma ciò richiede tempo. Tuttavia ci sono segnali positivi, la crescita economica è salita da un previsto 0.8% al 1.3%.
Interessante questo commento:
Come è possibile affidarsi a tali clichès? Che l’Italia non ha un sistema educativo meritocratico come la Francia, che i genitori ricchi comprano ai figli una casa vicino alla mamma, e così via! Questo è razzismo. Ho studiato in varie università in Europa e negli Stati Uniti e posso dire che in Italia l’educazione laica e repubblicana è superiore a quella di altri stati, che non è un lusso come altrove, che i figli dei ricchi capitalisti frequentano le scuole pubbliche insieme ai ragazzi poveri. Nel mondo università, centri di ricerca e corsi di PhDsono pieni di italiani che danno ottimi risultati. Non dimenticate che, dopo la Germania, l’Italia è il paese che porta un surplus all’Europa e che segue la Germania nella produzione manifatturiera: robotica, meccanica di precisione, eccetera.
Studiate, prima di scrivere sciocchezze.