Firenze – Centoquaranta anni fa, nel maggio 1880, il pittore svizzero Arnold Böcklin, che dal 1874 risiedeva a Firenze, terminò la prima versione dell’ Isola dei Morti: un dipinto fascinoso e inquietante.
Ad accrescerne l’aura tenebrosa contribuì il fatto che fosse il quadro preferito di Hitler che lo acquistò a un’asta e lo espose nella Cancelleria. Lo vediamo, infatti, nella foto della firma del patto tedesco-sovietico del 1939 che aprì la strada all’invasione della Polonia.
Il dipinto suscitò anche l’interesse di Stalin, tant’ è vero che dopo l’occupazione di Berlino lo fece portare a Mosca dove è rimasto fino al 1991, quando è stato restituito ala Germania.
La fama dell’ Isola dei morti era stata immediata: nei decenni a cavallo del XIX e del XX secolo molti salotti delle dimore borghesi esponevano una sua riproduzione. Ma, in particolare, il capolavoro di Böcklin ebbe tra i suoi ammiratori Lenin, D’Annunzio che ne possedevano una copia a stampa e Freud, il quale ne dette una lettura in chiave psicoanalitica e che di copie delle varie versioni ne possedeva addirittura venti
Infatti, accresce il mistero attorno a questo quadro l’esistenza di ben cinque versioni, differenziate da vari particolari, che Böcklin realizzò tra il 1880 e il 1886.
Nella prima versione (che si trova a Basilea) domina un cielo plumbeo, tra il crepuscolare e il notturno. Una barca scivola lentamente sull’acqua scura verso un’isola le cui sponde sono alte pareti di roccia, esaltate dalla luce, e dove sono scavati alcuni sepolcri. (https://www.analisidellopera.it/isola-dei-morti-di-arnold-bocklin/ ) Al centro, un gruppo di enormi, incombenti cipressi, segna la via d’accesso al cimitero.
Sulla barca, oltre al rematore a poppa, ci sono, a prua, una spettrale figura in piedi avvolta da un sudario e una bara bianca. L’acqua scura, densa come bitume. Contribuisce alla sensazione d’immobilità, di silenzio assoluto. A condurre l’imbarcazione sembra che sia una donna per la capigliatura. Nelle successive varianti è meno evidente se si tratti di una donna o di un uomo con un cappuccio.
La seconda versione (si trova a New York ) appare decisamente notturna, il cielo è blu scuro, il colore delle rocce vira sul rosa.
La terza versione (quella acquistata da Hitler .poi portata a Mosca, oggi a Berlino) ha, invece, il chiarore dell’alba. Le rocce assumono un colore grigio con riflessi azzurrini .Dietro i cipressi sembra che stia per spuntare un pallido sole ma è un’alba livida immota e spettrale. L’acqua , al centro della scena, è ancora scura per il riflesso dei cipressi;. ai lati. Invece ,se ne vede la trasparenza
Della quarta versione, distrutta durante la guerra, abbiamo solo una foto in bianco e nero che denota un’immagine diurna. Il sole sta sorgendo in modo più deciso.
Nella quinta versione (che si trova a Lipsia) il buio è spezzato da un chiarore in cielo che potrebbe esser quello di un temporale. Ma al centro, dove dominano i cipressi il buio è ancora più incombente. La barca è prossima all’ isola ma tra i due pilastri non c’è più il gradino che segna l’approdo e sembra che essa debba addentrarsi ancora, nel buio più completo.
Tradizionalmente, l’isola è stata considerata una trasposizione fantastica del Cimitero degli inglesi di Firenze, che è vicino a via Lorenzo il Magnifico dove Bocklin aveva lo studio e la propria abitazione prima di trasferirsi a Villa Bellagio, a Fiesole. In effetti. la struttura collinare del Cimitero costellata di cipressi, aiuole, – con 1409 tombe e imponenti monumenti funebri alcuni dei quali particolarmente macabri – rende plausibile che Bocklun ne sia rimasto suggestionato
In seguito, sono state considerate come “modelli” più probabili l’isola di S.Giorgio presso Cattaro o Pontikonissi, vicina a Corfù, che hanno entrambe al centro una piccola chiesa circondata da cipressi. Si è parlato anche dei faraglioni di Capri, di Ponza. Ma si è affermata sempre più l’identificazione del castello aragonese dell’isola d’ Ischia dove il pittore si recò alcuni mesi prima d’iniziare il dipinto come conferma suo figlio in una lettera.
In ogni caso, il Cimitero degli inglesi (che all’epoca veniva chiamato anche cimitero degli svizzeri ) ha avuto per Böcklin una forza evocativa. Tanto più che vi fu sepolta una sua figlia morta all’età di un anno (da notare che nel dipinto la bara è bianca) .
Egli, invece, poiché dal 1877 non furono più consentite nuove inumazioni, è sepolto nel cimitero degli Allori al Galluzzo.
L’isola dei morti ispirò l’omonima composizione sinfonica (op..29) di Rachmaninov che inizia, appunto, con un ritmo cadenzato come il rumore dei remi nell’acqua.
S’ispirarono, per certi versi, al dipinto di Böcklin molti pittori da De Chirico a Dalì Magritte. Munch,Hans Ruedi Giger, Gipi, Fabrizio Clerici (inserisce l’isola in uno spazio immenso giallo ocra, forse un deserto distopico), Luigi Critone (un’immaginifica versione subacquea) Aurélien Police con una versione in chiave moderna (le scogliere sono il palazzo di Lemans). Antono Nunziante ha inserito l’isola in numerosi suoi dipinti in nuovi contesti (in cornice sopra un caminetto oppure sullo sfondo di alcuni oggetti, in una sfera di cristallo per citarne solo alcuni )
Inoltre, l’isola è protagonista di romanzi e graphic novel. La troviamo anche nei numeri 224 e 225 di Marin Mystere (Bonelli Editore) dove si parla di poteri esoterici del quadro, di forza vitale, di entelechia e di sindrome di Sthendal.
Nel romanzo Lo specchio scuro di Franco Cardini e Leonardo Gori Hitler, in visita a Firenze nel 1939 ,di notte si reca a vedere il Cimitero degli inglesi che ricollega “ istintivamente” all’Isola dei morti. Un’ immagine decisamente dark quella del terribile dittatore che ammira la collina dove centinaia di sepolcri risaltano alla luce della luna, creando una sensazione di quiete antitetica ai foschi propositi di Hitler.
Da notare, infine, che nel 1888 Böcklin dipinse anche una gioiosa isola dei vivi (con colori brillanti palme, cigni, persone che passeggiano sui prati) ,che si trova a Basilea.
Foto da Wikipedia: L’Isola dei morti – Arnold Böcklin – Prima versione, attualmente a Basilea.
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