L’irriguardoso ballo sul sagrato del Duomo e il nodo politico delle alleanze

Donne islamiche ed esponenti dell’estrema sinistra danzano contro la cultura cattolica sul sagrato del Duomo di Reggio per l’8 marzo. Senza rendersi conto che lo hanno fatto contro i valori di tolleranza e libertà per i quali vengono accolte. Tra gli organizzatori anche un manipolo di alleati di Massari e dei cattolici Gazza e Delrio. Chiamati ora ad una risposta

I fatti sono noti ma nemmeno tanto. Anche perché la stampa locale non ne ha praticamente dato notizia. Allora, nel nostro medio-piccolo, cerchiamo al solito di rimediare noi. L’8 marzo 2024, tra le altre cose, un gruppo di attivisti e di donne, alcune di estrema sinistra, altre islamiche, ha preso parte al corteo transfemminista che si è concluso sul sagrato del Duomo di Reggio, avete capito bene, “sul sagrato” del Duomo, ed ha manifestato lanciando slogan piuttosto volgari accompagnati da una danza poco aggraziata contro la Chiesa, gli obiettori di coscienza – che di solito ma non necessariamente sono cattolici – che non praticano l’aborto, contro la cultura cattolica dunque e più in generale contro “il patriarcato” nonché, per estensione ed in sostanza contro i valori occidentali.

La danza sul sagrato del Duomo

Alla suddetta manifestazione a dir poco irrispettosa nei confronti di un’istituzione, la Chiesa, che prima fra tutte diffonde, specie nei confronti degli immigrati di religione islamica, il verbo dell’accoglienza, hanno preso parte con entusiasmo anche diverse sigle politiche alleate nel centrosinistra col candidato Marco Massari e dunque coi cattolici Massimo Gazza, segretario provinciale Pd e Graziano Delrio, ex sindaco ed ex ministro, nonché grande elettore ed amico di Massari. Tra queste sigle anche Sic! (col punto esclamativo) ed altre associazioni composte da gruppi sparuti ma dotati di una certa abilità a mettere il cappello su iniziative più ampie in giornate simbolo come anche il 25 aprile, il primo maggio o il 7 luglio. Sono questi gruppuscoli di estrema sinistra, pertanto, che hanno  la responsabilità dei toni presi dal sit-in serale dell’8 marzo reggiano. La contestazione sul sagrato era chiaramente pianificata: l’8 marzo 2023 in quel di Treviso, le corrispettive sigle avevano organizzato una roba simile sul sagrato del duomo trevigiano. In quel caso però era arrivata la polizia a smarrirli.

Dicasi “sagrato” dal latino “sacratum” (ovvero “terreno consacrato”) in quanto fa già parte, da un punto di vista non solo simbolico, della sacralità dell’edificio di culto. In sostanza, avessero danzato contro la Chiesa direttamente sull’altare davanti al Tabernacolo, magari nel bel mezzo di una liturgia presieduta dal vescovo, sarebbe stata la medesima cosa. Ora, l’ignoranza in materia teologica ed ecclesiastica da parte delle danzatrici e degli organizzatori del balletto transfemminista, non giustifica la gravità di quanto accaduto. Provate ad esempio a pensare se un gruppo di suore in minigonna (scusate l’ossimoro) andasse a protestare davanti ad una moschea in Iran. Verrebbero lapidate lì per lì. O, più semplicemente, se un gruppo di nostalgici del Ventennio fascista volesse dar vita ad una performance teatrale a suon di braccia destre tese davanti al Museo Cervi, un’altra istituzione (non come la Chiesa naturalmente, che ha 2 mila anni di storia) importante per la nostra comunità. Succederebbe il finimondo. Questo non per dire che sarebbe opportuno inscenare il prossimo gay-pride davanti alla moschea ma instillare un minimo di buon senso nel rispetto delle istituzioni, siano esse religiose o civili, questo sì sarebbe doveroso.

L’8 marzo reggiano in ultima analisi fa nascere una serie di domande. Di natura culturale in primis. Qualcuno spieghi alle disgraziate (nel senso di cui sopra, ovvero poco aggraziate nella danza) sul sagrato, in particolare a quelle di religione islamica, che, così facendo, hanno ballato su quegli stessi valori cristiani e democratici per i quali vengono accolte e grazie ai quali possono, a differenza di molti Paesi da cui provengono, liberamente arrivare a questi pubblici paradossi senza che nessuno torca loro un capello. Anzi, senza che nessuno dica loro nemmeno “bao”. Hanno cioè ballato contro loro stesse e contro i loro inalienabili diritti. Poi solleva questioni di specie politica. Tra i promotori dicevamo, anche alcuni alleati del Pd alla prossima tornata elettorale, tra cui appunto Sic! (col punto esclamativo). Ora, che vescovo e curia restino in paziente silenzio è abbastanza scontato. La Chiesa plurimillenaria ne ha visto ben di peggio. Ma i “cattolici” Gazza e Delrio (lo stesso che ha recentemente avuto un ruolo indiretto, dicono i giornali, nel far saltare la legge sul fine-vita in Veneto), da che parte stanno? Ovvero, con la mano destra organizzano la kermesse elettorale col cardinal Matteo Maria Zuppi al teatro Olimpia e con la sinistra si coprono gli occhi quando gli alleati di Casa Bettola e dintorni vanno sul sagrato della cattedrale a dileggiare la Chiesa?

Abruzzo: dal campo largo al Camposanto il passo è breve

Facciamo allora noi una proposta riparatoria, anche alla luce dei recenti dati di Amnesty International sullo spaventoso aumento del numero di condanne a morte in alcuni Paesi governati da una teocrazia islamica, come la società che Hamas vorrebbe edificare in Palestina per intenderci, per cause di omosessualità od adulterio. Per par condicio, l’8 marzo 2025, il corpo di ballo islamico-bettoliano, vada a fare il ballo del qua qua davanti alla moschea di via Gioia, chiedendo che la cultura e la religione islamica riconoscano finalmente la pari dignità uomo-donna e la conseguente parità nell’esercizio dei rispettivi diritti. Ma sappiamo che, per fortuna, Casa Bettola non lo farà e non raccoglierà la nostra provocazione, per due motivi. In primo luogo perché i movimenti che animano l’estrema sinistra reggiana considerano l’Islam un’ideologia anticolonialista, e dunque la apprezzano e la sostengono. In secondo luogo perché molti imam islamici su questi temi sono molto, ma molto permalosi, ed emettere la fatwa che poi per i malcapitati si traduca in condanne a morte, ferimenti o assassinii, vedi Salman Rushdie e i giornalisti di Charlie Hebdo, è un attimo. Molto meglio fare i fenomeni e i rivoluzionari contro la Chiesa Cattolica, che porge sempre l’altra guancia.

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