L’intelligenza artificiale e il lavoro: la questione richiede la vigilanza dei governi

Il parere di Giorgio Buttazzo, docente di Ingegneria Informatica al Sant’Anna

“L’IA comincia a rivestire un ruolo importante nella società contemporanea con le prime teorie di reti neurali di IA forte e di IA debole agli inizi degli anni Ottanta. Ma nel 2012 succede qualcosa: il deep learning basato su grandi reti neurali artificiali, fa in modo che i computer diventino  capaci non solo  di eseguire, ma anche di imparare. E di farlo senza la supervisione umana. Oggi l’intelligenza  artificiale è già presente nella nostra quotidianità perché molte applicazioni che utilizziamo ne fanno ormai un largo uso”. Così Giorgio Buttazzo, professore ordinario di Ingegneria Informatica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che si occupa della progettazione di software ad elevata affidabilità e sicurezza per sistemi complessi, ospite del Rotary Filippo Lippi di Prato, presieduto da Marco Giusti nell’ambito di una conviviale interclub con il Soroptimist club di Prato e la sua presidente Beatrice Grassi.

 “Un esempio – ha aggiunto – sono i motori di ricerca,oppure i sottotitoli automatici generati dai video. Anche Tik Tok, una delle piattaforme social più seguite soprattutto dai giovanissimi, si basa su un algoritmo di intelligenza artificiale che propone ,a chi lo segue,i video più in linea con i propri interessi. L’Intelligenza  Artificiale è dunque sempre più al centro delle scelte tecnologiche di imprese e governi oltre che del nostro vivere, e può rivelarsi un utile strumento di aiuto ma ciò dipende da come viene e verrà utilizzata in futuro dall’uomo e se sarà incanalata in regole chiare e con un’etica: l’IA senza etica non è intelligenza”. 

“Perché come tutte le cose create dall’uomo – ha poi sottolineato Buttazzo – l’IA può essere dannosa o potenzialmente pericolosa ma dipende sempre da noi, dalle regole e dall’etica, appunto, che sapremo dare all’utilizzo di questa invenzione”. 

Mentre sul rischio che l’intelligenza artificiale possa sostituire l’uomo e il suo lavoro,il professore ha fatto presente, – È un problema che i governi del mondo devono affrontare! L’IA ha preso il posto di lavori che oggi nessuno vuole più fare e ha  eliminato  molti mestieri disumani. È vero che sull’argomento c’è curiosità accompagnata da ansia, paura ed entusiasmo, ma l’intelligenza  artificiale, se da un lato comporterà la scomparsa di alcuni posti di lavoro e il caso, ad esempio, dei camionisti che spariranno entro il 2040 e dei chirurghi nel 2100, dall’altro favorirà la nascita di nuove professionalità. Come nel marketing, dove molte aziende già stanno cercando esperti che possano utilizzare l’IA per migliorare le loro strategie pubblicitarie. Mentre rimaranno tra i lavori sicuri gli idraulici, gli elettricisti, gli infermieri, i filosofi e i preti. E prima del 2040 potremmo assistere alla realizzazione di brani musicali che si posizioneranno tra i primi posti  nelle classifiche”. 

“Innegabili,-ha aggiunto,- i benefici che l’IA potrà apportare alla vita dell’uomo soprattutto nel campo medico e della ricerca per combattere le malattie,come lo sviluppo di impianti in grado di restituire la vista, ripristinare le funzioni motorie,la capacità di parlare e persino permettere a tutte le persone la possibilità di farsi installare un chip nel cervello  per interagire con gli strumenti digitali direttamente col pensiero, anche se  su questo punto non mancano da più parti  riflessioni etiche”.  

Circa gli svantaggi che comporterebbe l’uso dell’IA, Buttazzo ha parlato poi dell’isolamento sociale perché sempre più spesso le risposte che le persone cercano  saranno fornite da una persona virtuale,con il conseguente intorpidimento cerebrale, oltre alle probabili questioni legali in caso di un danno provocato da un robot per accertarne la responsabilità.( dell’uomo o della macchina?).  Non mancano poi le  creazioni  inquietante dell’IA rappresentati dai robot insetti: letali perché causano la morte delle persone; dalle armi biologiche:i temutissimi virus,e i robot killer. 

“Soluzioni  terminali, che hanno spinto, – ha ricordato in chiusura il professor Buttazzo,-350 personalità, fra scienziati, matematici, ricercatori nel campo delle IA e imprenditori a un ulteriore appello,(il quarto!), per parlare del rischio concreto d’estinzione per la razza umana:ridurre il rischio di estinzione rappresentato dalle IA dovrebbe essere una priorità globale insieme con la riduzione di altri rischi come le pandemie e la guerra nucleare”. 

Anche perché è sempre più probabile che “entro il 2047 l’intelligenza artificiale possa davvero superare l’intelligenza umana,e se questo traguardo raggiunto in settori come la medicina, l’energia, i trasporti e la ricerca scientifica porterà enormi vantaggi per tutti tuttavia c’è il rischio che un sistema di IA molto avanzato possa sviluppare obiettivi divergenti dall’umanità con  conseguenze inimmaginabili”.  

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