L’idolo di Shigir, messaggio misterioso di 14.500 anni fa

Parigi – L’ idolo di Shigir , il misterioso totem scoperto in Siberia nel XIX secolo, sarebbe l’unica testimonianza lignea artistica che ci proviene dalla fine dell’ultima era glaciale. Secondo un nuovo studio, pubblicato dalla Quaternary International, risalirebbe a 12.500 anni a.C, cioè una decina di secoli in più rispetto alla sua ultima datazione del 1997.

La statua, alta 2,8 metri e interamente scolpita nel tronco di un larice vecchio di 160 anni è, al giorno d’oggi, il più vecchio esempio di arte monumentale antropomorfica. Rappresenta una figura longilinea e antropomorfica che finora viene associata dagli archeologi a una divinità non meglio identificata.

Il corpo è composto da varie sezioni, ornate da otto teste e da una serie di ornamenti geometrici e simbolici. Motivi che stanno incuriosendo molti studiosi che li avvicinano al programma ornamentale delle stele del tempio Gobekli Tepe (Turchia) considerato il più vecchio tempio al mondo e risalente a 11.000 anni prima della nostra era. Secondo lo studioso olandese Marcel Niekus la loro somiglianza potrebbe suggerire l’esistenza di contatti a lunga distanza e un condiviso linguaggio dei segni su una vasta area”.

L’eccezionale scultura era stata fortuitamente portata alla luce nel 1890 a Shigir a 4 metri di profondità in una torbiera situata a un centinaio di km da Ekaterineburg, sul versante orientale degli Urali. A trovarla erano stati cercatori d’oro che, probabilmente colpiti dai frammenti della statua e soprattutto dalla arcaica bellezza della testa, consegnarono a loro sorprendente scoperta al Museo Storico di Ekaterineburg. Dopo essere stata dapprima assemblata alla meglio da un capostazione, aspirante archeologo, prima di essere riassemblata, nel 1914 dall’archeologo Vladimir Tolmachev.

La statua era stata considerata per anni poco più di una curiosità vecchia di un paio di millenni fintantoché un’analisi al radiocarbonio doveva rivelare che la si doveva datare attorno a 11.600 anni a.C, e che cioè si trattava della più antica testimonianza artistica lignea dell’epoca dei cacciatori-raccoglitori. La scultura, secondo ipotesi allo studio, potrebbe avere una funzione totemica. L’artefatto poi sarebbe ricoperto di informazioni criptate da trasmettere a un osservatore edotto. Alcune linee potrebbero indicare il confine tra terra e cielo o anche tra il mondo terreno o l’aldi là. Quello che sembra sicuro a tutti che la testa che sovrasta la statua “parla” e comunica un senso di autorità, forse anche poco amichevole.

L’archeologo tedesco Thomas Therberger, autore del nuovo studio, suggerisce anche di portare un nuovo sguardo sulla civiltà dei cacciatori-raccoglitori, finora, a suo avviso, non sufficientemente studiata, soprattutto al di là degli Urali. “Per molti miei colleghi i cacciatori-raccoglitori sono considerati come inferiori alle prime società agricole che emergono alla stessa epoca al Levante mentre vengono trascurate tutte le prove archeologiche provenienti dagli Urali o dalla Siberia” scrive lo studioso tedesco.

Unico vestigio ligneo dell’epoca della pietra, l’idolo di Shigar rimane al momento l’unica testimonianza di artefatti e artigianato che l’uso di un materiale deperibile come il legno ha destinato a non lasciare tracce.

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