L’Ici e la Chiesa, risponde la Diocesi: “Polemiche inutili”

Il Consiglio Comunale di Firenze  lo scorso 30 gennaio ha approvato una mozione – le mozioni hanno solo valore di indirizzo – approvata tra l’altro non a maggioranza, in quanto diversi consiglieri del Pd hanno votato contro, che impegna il Sindaco a operare per “abolizione esenzione Ici per gli immobili di proprietà degli enti religiosi e no profit di natura commerciale” presentata un anno fa dal Consigliere Tommaso Grassi che da tempo ha lanciato, spalleggiato in questo dai Radicali, una campagna sulla questione. Pronta la replica dell’Arcidiocesi fiorentina, questa volta affidata a don Giovanni Momigli, responsabile dell’ufficio di pastorale sociale, che sarà pubblicata domenica su “L’Osservatore Toscano”, il settimanale della diocesi. “Il Comune – scrive don Momigli – piuttosto deve vigilare e verificare l’eventuale evasione a questa norma, evitando di investire tempo e risorse in polemiche che rischiano più di oscurare il bene esistente che di mettere in luce quelle indebite auto esenzioni che vanno perseguite e corrette. È comunque bene che sia chiaro a tutti che per quanto riguarda l’Ici, come ha recentemente ribadito anche il cardinale Bagnasco nella sua prolusione al Consiglio Permanente della Cei: ‘La Chiesa in Italia non chiede trattamenti particolari, ma semplicemente di aver applicate a sé, per gli immobili utilizzati per servizi, le norme che regolano il no profit’. Tenendo ovviamente conto – conclude Momigli – del ruolo e dell’operatività del non profit, anche nell’ambito di nuova e organica visione di welfare che abbia come obiettivo il bene comune iniziando dalla tutela delle persone più deboli”. Poco più di un mese fa era intervenuto lo stesso Arcivescovo Betori dicendo ai giornalisti: “Nessun immobile dell’arcidiocesi elude il fisco, anche riguardo all’Ici”. “Noi paghiamo!”, sottolineò energicamente Betori. “Qualcuno mi provi il contrario, ma a quanto pare finora nessuno me l’ha provato. Ogni tentativo di coinvolgerci, come arcidiocesi, in questo dibattito –  disse Betori  – per me è strumentale, è fazioso. Genera solo confusione, vuole generare confusione nell’opinione pubblica in un argomento che è giuridicamente molto complesso, e che viene sfruttato per mettere in crisi enti ecclesiastici, ma con gli enti ecclesiastici si mette in crisi anche tutto ciò che riguarda il sociale, l’educativo, la salvaguardia dei beni culturali”.

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