Siena – Non fu in Italia ma in Libia che operarono i primi Monuments Men e non furono americani ma cittadini di sua maestà britannica. Ora che azioni armate mettono nuovamente a rischio le rovine delle città costruite dai romani, vale forse la pena di ricordare che se Leptis Magna si salvò dalla guerra fu grazie alla presenza di spirito e all’iniziativa di due ufficiali, britannici, Mortimer Wheeler e John Ward Perkins, già archeologi di chiara fama allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel gennaio 1943, preoccupati per la sorte delle tre città romane lungo la costa – Sabrata, Leptis magna e Oea – Wheeler e Ward Perkins approfittarono di una breve tregua nei combattimenti attorno a Tripoli per saltare su una jeep e andare a ispezionare le rovine.
A Leptis Magna, città natale dell’imperatore Settimio Severo, si avvidero che tutte le recenti scoperte fatte da un team di archeologi italiani non erano state messe al sicuro in un qualche museo o nascondigli. Con orrore scoprirono anche che la Royal Air Force stava montando la loro stazione radio proprio tra le rovine. Non persero tempo. Fingendo di avere un’autorità che non possedevano, presero una serie di misure che si rivelarono efficaci. Fecero piazzare cartelli in cui a lettere cubitali si impediva l’accesso alle rovine e poi decisero di sensibilizzare i soldati sul rispetto e l’apprezzamento per le antichità che li circondavano. Misure queste, che mesi più tardi dovevano poi diventare la procedura standard per la protezione delle opere d’arte dei Monuments Men. Dopo Leptis Magna i due archeologi si recarono a Sabrata,(già in mano alleata) dove, racconta Ilaria Dagnini Bray nel suo libro “Salvate Venere”, appresero dall’ispettore capo per le antichità in Libia Gennaro Pesce, che il personale della sovrintendenza aveva sotterrato le statue più preziose in un uliveto vicino alle rovine. Pesce consegnò la lista degli oggetti nascosti a Wheeler e Ward Perkins. I due ufficiali britannici affidarono la tutela dei tre siti al personale italiano.
Nel giugno del 1943 Wheeler decise di cercare di dare una veste più ufficiale alle iniziative prese in Libia, anche perché era venuto a conoscenza del progetto di sbarco in Sicilia. Per proteggere i beni artistici dell’isola proponeva la creazione di un piccolo gruppo di archeologi. La proposta , scrive Noah Charney nel suo articolo “The British roots of the Monuments Men”, arrivò a Winston Churchill. Fu creato così un ufficio incaricato della protezione dei tesori artistici nelle zone liberate affidato all’archeologo Sir Leonard Woolley che fece elenchi di opere e monumenti da salvare ma capì anche che ci sarebbe voluto forze sul terreno di guerra perché salvataggio dei tesori artistici fosse efficace. Subentrarono poi con maggior peso gli alleati americani e nacque così la commissione per Monuments, Fine Art and Archives (MFAA) . Al MFAA si unì Ward Perkins che prosegui il suo impegno iniziato in Libia diventandone il direttore della sottocommissione per l’Italia.
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