Una parte dei comitati in campo con una lista civica nel 2019? “Non ci trovo nulla di scandaloso, basta che ci sia chiarezza”, dice l’assessore Natalia Maramotti, dopo l’iniziativa organizzata dalla Rete dei Comitati con l’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi e il presidente della Caramella Buona, Roberto Mirabile. La sicurezza era il tema al centro dell’incontro, che ha assunto, a detta di molti osservatori politici, le sembianze di una prova tecnica d’intesa civica in vista delle Amministrative. Son “volati stracci” all’indirizzo dell’Amministrazione comunale accusata, ancora una volta, di non ascoltare i cittadini. Un’accusa rafforzata – a sentire gli organizzatori – dall’assenza, all’Astoria, del sindaco Luca Vecchi. In sala, pero’, era presente l’assessore titolare proprio della delega alla Sicurezza che, impassibile, ha ascoltato e preso appunti per buona parte della serata. “Ero presente come cittadina, non ero stata invitata, ma abito anch’io a Reggio Emilia e casualmente – dice la Maramotti, abbozzando un sorriso ironico – mi occupo di queste cose…”.
Scusi, Maramotti, come assessore alla Sicurezza non era stata invitata?
No. A me interessa ascoltare in diretta che cosa si dice. Il confronto delle idee è interessante, anche quando vengono dette cose che non si condividono. Sono una sincera democratica. Molte delle persone che erano lì sono cittadini che ritrovo negli incontri con i comitati. Per questo ho deciso d’essere presente.
I toni usati nei confronti dell’Amministrazione comunale sono stati durissimi…
Non mi aspettavo molto altro. Più volte Grasselli (portavoce della Rete dei Comitati, ndr) ha chiesto le mie dimissioni. I toni sono stati robusti, sì, ma non pensavo che sarebbero stati più lievi. Ho ascoltato l’impostazione che immaginavo d’ascoltare.
Quale?
Ho sentito proposte che riguardano la sicurezza urbana che, in realtà, sono più proposte legate al tema dell’ordine pubblico. Tosi ha un’idea di sicurezza urbana uguale a ordine pubblico. Invece il Comune di Reggio ha un’idea della sicurezza urbana legata ad altri temi.
Ad esempio?
La riqualificazione dello spazio urbano, delle relazioni e culturale. E anche ordine pubblico, sapendo bene pero’ che questo non spetta a un’amministrazione. E’ una competenza nazionale. Tosi ha ricordato la modifica normativa, introdotta quando Maroni era ministro dell’Interno, che consegnava più poteri ai sindaci.
Erano i tempi della Carta di Parma…
Peccato che quei poteri siano stati caducati attraverso una sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito che a un sindaco non si possono dare, in modo definitivo, poteri d’ordine pubblico. Solo ordinanze contingibili e urgenti possono essere assunte da un sindaco.
Le ha dato fastidio che Tosi sia venuto a dire che Reggio è messa male sulla sicurezza?
Guardi, io ho un livello molto alto di tolleranza. Penso che Tosi non sappia assolutamente nulla di Reggio. Immagino si sia informato attraverso gli organizzatori. E proprio perché abbiamo impostazioni diverse, credo che Tosi si basi su suggestioni che gli sono state riferite. Quello che ha detto, peraltro, non è vero. I dati parlano di una situazione differente da quella che le persone sentono di vivere.
Un discorso che i cittadini non vogliono sentire…
Il dato è molto diverso dal percepito. Chiameremo docenti universitari, soggetti terzi, sociologi che possano dire questo. Dati a parte, l’obbligo di un amministratore pubblico è quello di ascoltare paure e sentimenti. Ed è quello che stiamo facendo…
Secondo Grasselli la voce dei cittadini nella città delle persone è solo un fastidioso brusio. Che cosa risponde?
Non è così. Perché c’è un’interlocuzione stabile con i comitati. Un conto è ascoltare, un altro è dare totalmente ragione, essere alla “cavezza” dei comitati. Non può essere il secondo caso. Perché c’è un’impostazione. Si può migliorare? Certo. Sono d’accordo su alcune questioni che ha sollevato Tosi. Concordo, ad esempio, sul problema dell’incertezza della pena. Quando, pero’, i comitati aspettano proposte risolutive sulla prostituzione da un ente locale, sbagliano indirizzo. Confondono le questioni della sicurezza urbana con i temi dell’ordine pubblico.
Sempre Grasselli sostiene che l’intellighenzia della città passa il tempo a dare una connotazione politica ai comitati piuttosto che a parlare di contenuti…
Il tema non mi appassiona. Sono stata all’incontro e ho visto anche tanti volti che non c’entrano con i comitati e che si posizionano storicamente in un certo modo. Ciò mi conforta. Solo in una dittatura la penseremmo allo stesso modo. Se a un certo punto ci sarà un chiaro disvelamento, ci sarà qualcuno che si organizzerà politicamente. Non tutti i comitati, credo, finiranno lì dentro. Non ci trovo nulla di scandaloso, basta che ci sia chiarezza.
I comitati vi chiedono un approccio da buon padre di famiglia…
Come espressione giuridica, quella del buon padre di famiglia, è stata cassata nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia e siamo passati alla diligenza media. E’ un po’ superato. Sono passati solo 42 anni. E il buon senso qual è? Dipende dalla postura di ciascuno. E’ buon senso, ad esempio, decidere di militarizzare tutta la città pensando che possa essere la risposta a una problematica? Non mi pare. E’ un’impostazione. Che negli Stati Uniti viene utilizzata. Peccato che sia un Paese in cui le pene sono rigorose, c’è la pena di morte in molti Stati, ma c’è anche tantissima criminalità. I luoghi diventano più pervasi dalla criminalità, quanto più, non sono io a dirlo, c’è iniquità nella ripartizione dei redditi.
Questo per dire cosa?
Se noi vogliamo una comunità un po’ meno conflittuale dobbiamo lavorare molto su quegli aspetti che non piacciono al signor Grasselli. Comprese le fioriere. Cioè sulla qualità della vita delle persone e degli spazi. Noi ci crediamo molto.