Parigi – Senza sorprese, il Consiglio Europeo ha approvato ieri le misure per 540 miliardi di euro messe a punto la settimana scorsa dall’Eurogruppo per aiutare le economie del vecchio continente messe a dura prova dall’epidemia del coronavirus.
I capi di stato e di governo dei 27 paesi membri hanno voluto dare anche un segnale di ritrovata coesione dopo i violenti dissensi emersi durante la loro teleconferenza di un mese fa che avevano sollevato accese critiche per la mancanza di solidarietà e forti timori per il futuro dell’Unione.
In una riunione via video di 4 ore e mezzo, sono riusciti a trasmettere un messaggio di buona volontà se non di superamento delle divergenze. Se infatti il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha parlato di una pietra miliare nella storia dell’Ue il presidente francese ha invece sottolineato come “le divisioni sono rimaste”.
Comunque sia il 1° giugno cominceranno ad essere erogati gli aiuti approvati ieri attraverso i meccanismi esistenti e che andranno a ad aggiungersi ai 1.000 miliardi di euro che la BCE si è impegnata a iniettare su tre anni nelle economie europee. Secondo gli ultimi dati la produzione europea dovrebbe subire un crollo del 15%, accentuando così le inuguaglianze già esistenti in Europa, con alcuni paesi più fragili degli altri, come l’Italia la cui economia è già gravata da un immenso debito.
Nel dettaglio, 240 miliardi verranno prestati ai paesi che lo richiedono dal MES, il meccanismo europeo di solidarietà che l’Italia per lungo tempo aveva avversato nel timore che il prestito fosse condizionato a misure di rigore finanziario. Nella stesura approvata la sola condizione è che i soldi vengano utilizzati esclusivamente per far fronte alle esigenze generate dalla battaglia contro l’epidemia. La Banca europea di investimenti (BEI) garantirà poi prestiti per 200 miliardi destinate alle aziende e la Commissione europea aiuterà con 100 miliardi a finanziare la cassa integrazione cui, per colpa della quarantena, stanno rivolgendosi milioni di lavoratori.
Il Consiglio ha anche approvato l’istituzione di un fondo per la ripresa economica il “recovery plan” il piano di rilancio voluto da Italia, Francia e Spagna, ma non ha preso alcuna decisione sul meccanismo finanziario che produrrà prestiti e sussidi nel timore che facesse nuovamente esplodere pubblicamente le profonde divergenze tra i paesi del sud, considerati spendaccioni, e quelli del nord, favorevoli a non dar segni di cedimento sul fronte del rigore.
Il piano verrà discusso durante il loro prossimo incontro, il 6 maggio. La scottante patata bollente è finita ora nelle mani della Commissione europea, incaricata di trovare un compromesso tra chi vuole gli aiuti per la ripresa siano delle sovvenzioni e chi, come Germania, Olanda, Austria , Danimarca e Svezia vuole che siano prestiti.
Nella loro prossima riunione i capi di stato e di governo dovranno anche affrontare il problema del bilancio europeo 2021-2027. Il quotidiano Le Monde, nel sottolineare oggi anche le ineguaglianze esistenti all’interno dell’Ue, si sofferma sull’Italia “doppiamente perdente” non solo perché era fortemente indebitata anche prima del Covid 19 ma anche per il diverso trattamento della Commissione nei suoi confronti sul fronte degli aiuti di stato autorizzati solo nei momenti di crisi. La Germania ha infatti ottenuto il 30% degli aiuti contro l’11% dell’Italia.