Pisa – In Brasile è prossimo il momento della verità. Nelle strade ultimi giorni di campagna elettorale, che corre anche nel web su milioni di profili social. In testa ai sondaggi per la carica di presidente della repubblica è Jair Bolsonaro: politico di destra, nazionalista, ex militare e con tendenze marcatamente razziste. Il quale al secondo turno potrebbe imporsi sul candidato della sinistra, orfana di Lula, Fernando Haddad.
Questa tornata elettorale rappresenta, per molti aspetti, uno scollamento con il periodo di transizione che il Paese ha affrontato dalla fine della dittatura. E dall’introduzione del suffragio elettorale nel 1988. In questi trent’anni il Brasile è riuscito a compiere un salto sul piano della democrazia e del livello economico, che tuttavia non ha dato benefici a tutti.
Oggi il gigante sudamericano è sull’orlo del dissesto, in piena recessione e polarizzato, la disoccupazione è tornata a crescere e la violenza è un problema comune. Inoltre, il peso della corruzione sistemica, ereditata dal precedente regime, ha frenato il raggiungimento degli standard di trasparenza amministrativa necessari. In queste tre decadi politici di quasi ogni schieramento sono stati coinvolti in scandali, tra tangenti e appalti truccati. Il senso del successo, improvviso, di Bolsonaro è quello di un contesto sociale non più disposto a sottostare alle amorali regole di una casta di privilegiati.
Al centro del messaggio politico di Bolsonaro non c’è un programma di sviluppo e riforme, ma slogan di propaganda contro la corruzione dell’apparato statale e sulla sicurezza. La macchina mediatica di Bolsonaro si è accesa sin dai primi scricchiolii del mandato di Dilma Rousseff. Dipinto come il condottiero della crociata antisistema ha raggranellato consensi su consensi. È salito sul carro delle manifestazioni che chiedevano, e poi portarono, all’impeachment dell’allora presidentessa.
Può contare sull’appoggio di militari, grande industria e chiese evangeliche. Non nasconde di essere omofobo e un convinto revisionista nostalgico della dittatura. È, recentemente, sopravvissuto ad un grave attentato. Il suo scoglio per insediarsi all’Alvorada è Haddad: poco carisma per il ministro al trasporto nei precedenti governi di sinistra, origini libanesi e ultima carta del carcerato Lula. Il risultato finale della consultazione è incerto. Al primo turno il centrosinistra è sparpagliato in diverse liste. Nella partita brasiliana il populista sfida l’intellettuale, vince chi raccoglie più consensi tra le classi popolari.