Ha pure scopato prima e meglio di tutti, nel senso che che è corso a pulire il palco con la ramazza, nel momento più Bugo di tutti, dopo la furia devastatrice floreale del giovin finto scapestrato Blanco, già vincitore l’ultima edizione in coppia belante con Mahmood, e vittima quest’anno di un’imprecisione tecnica per la quale non avrebbe avuto il ritorno della sua voce, che gli avrebbe compromesso un’esecuzione altrimenti irripetibile.

Insomma Gianni Morandi un gigante. Di semplicità, passione, naturalezza, versatilità. Morandi, dicevamo ha mostrato in mondovisione come si tengono assieme con navigata dignità i pezzi di un improbabile puzzle calato dall’alto, in cui stride il modello culturale della riesumazione di vecchie generazioni senza più sesso e preme quella delle nuove ancora senza sesso condito con la vuota pomposità di eventi talmente fluidi che rischiano di scivolare via senza lasciare traccia alcuna. E che solo la presenza di Zelensky avrebbe potuto nobilitare. Avrebbe appunto. Perché Gianni non è démodé, è vintage, Gianni non è moderno, è contemporaneo, Gianni non è avanguardistico, è fantascientifico. Sanremo è transeuha pure scopato prima e meglio di tutti, nel senso che che è corso a pulire il palco con la ramazza, nel momento più Bugo di tutti, dopo la furia devastatrice floreale del giovin finto scapestrato Blanco, già vincitore l’ultima edizione in coppia belante con Mahmood, e vittima quest’anno di un’imprecisione tecnica per la quale non avrebbe avuto il ritorno della sua voce, sai che perdita.
(Gianni scopa)nte, Morandi è per sempre