Diritti, verità, giustizia, sicurezza e persone. Scegliamo queste cinque parole, cinque valori fondanti della nostra democrazia e della libertà, per commemorare quest’anno, 57 anni dopo il loro sacrificio, i Martiri del 7 Luglio 1960 a Reggio Emilia: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.
Per questi valori essi caddero uccisi mentre erano in piazza a manifestare pacificamente. Di questi valori, di cui sono stati e sono testimoni vivi nella nostra memoria, essi chiedono ancora oggi la piena realizzazione. In questo senso i fatti di Reggio Emilia, come quelli accaduti nelle altre città italiane nel luglio ’60, e le motivazioni di quelle manifestazioni, ci chiamano in causa e ci chiamano a una verifica della nostra attualità.
Questi nostri giovani erano in piazza, per chiedere l’affermazione e il riconoscimento di diritti fondamentali, al lavoro, alla libertà, a un futuro sicuro e aperto, a una compiuta vita democratica del nostro Paese. Erano in piazza, con tanti altri, mobilitati insieme per spingere la democrazia a un salto di qualità di cui la necessità era evidente e stringente. Un salto di qualità che riconoscesse la centralità del valore della Persona, in una libertà e in una democrazia compiute. Lo Stato quella volta malauguratamente reagì sparando; e sparò su se stesso.
E’ confortante poter verificare quest’anno, dopo un cammino difficile, il fatto che il nostro Paese riconosce finalmente diritti nuovi, prima inesistenti, quali quelli delle unioni civili, e la tortura riconosciuta quale reato, passi che sono un salto di qualità della democrazia italiana e che si uniscono a quelli conquistati nel tempo, come il diritto alla Sanità, all’Educazione, al Welfare pubblici, per tutti. Queste conquiste, non scontate, ci legano ai nostri martiri e fanno del nostro Stato una comunità di persone. La comunità vive di questi diritti e di altri purtroppo non ancora affermati, come quello alla cittadinanza per coloro che sono nati in Italia, anche se con origini in altri Paesi. La nostra ferma speranza è che anche il diritto di cittadinanza per i nuovi italiani, di cui Reggio Emilia si è resa promotrice negli anni recenti, sia sancito al più presto. Lo Stato è per la comunità, nasce per essere al servizio delle persone: senza comunità uno Stato non può essere democratico.
I Martiri del 7 Luglio, insieme con i loro famigliari che sono qui con noi – ha proseguito il sindaco – chiedono ancora verità, la verità giudiziaria sulla responsabilità della loro morte. Come spesso accade in Italia, la verità storica dei fatti più tragici, delle stragi che hanno sconvolto il Paese e gettato nel lutto e nel dolore decine di famiglie, viene ricostruita con evidenza, attendibilità e onestà intellettuale. Attendiamo ancora, invece, una parola di verità giudiziaria anche per i morti del 7 Luglio. La necessità di segretezza nella via di uno Stato democratico può essere in alcuni casi necessaria e giustificabile per la tutela del bene e dell’interesse collettivo. Ma non può prevalere arbitrariamente sul diritto alla trasparenza e alla giustizia, che sono bisogni primari dei cittadini. E su questo punto, il nostro Paese ha ancora un certo tratto di strada da percorrere.
Infine, la sicurezza. Un altro diritto, fondamentale, irrinunciabile in un Paese libero e democratico. Accanto alla rivendicazione di diritti fondamentali della persona, chiunque essa sia e da qualunque luogo provenga, non può non associarsi e non può essere ignorata l’istanza di sicurezza. Perché l’insicurezza genera fragilità, che può degenerare in paura, quindi in chiusura, rifiuto dell’altro, negazione di quanto percepiamo come diverso da noi. Diritti della persona e diritto alla sicurezza devono trovare piena realizzazione e coesistenza, in uno Stato democratico. Ogni governo, qualunque esso sia, deve farsi interprete di queste istanze, sulla base dell’armonia fra diritti di cui è matrice la nostra Costituzione.
Non è possibile interpretare il tempo presente, se non si fanno i conti con la memoria e la celebrazione dei Martiri del 7 Luglio, è evidente, ci aiuta in questo percorso. Serve in definitiva, in un Paese e in una democrazia per vari aspetti ancora fragili e divisi come i nostri oggi, ritrovare il filo della fiducia fra persone e istituzioni. In questo ci aiutano esempi come quello della presidente del Tribunale di Reggio Emilia, Cristina Beretti, oggetto di minacce gravi, e per questo dotata di una scorta per la sua sicurezza, per la sua incolumità e per la garantire piena libertà di esercizio delle sue funzioni istituzionali al servizio di tutti. A lei vanno la nostra solidarietà, la nostra vicinanza e il nostro incoraggiamento. La sua vicenda ci dice quanto sia necessario e difficile operare per l’affermazione di diritti e giustizia in democrazia.
Dalla Resistenza, dall’inizio della democrazia in Italia, e passando per il 7 Luglio 1960, Reggio Emilia è stata crocevia e anticipatrice di esperienze e affermazioni di libertà e diritti in Italia, con un contributo anche doloroso alla qualità della vita democratica. Il nostro impegno, il nostro sacrificio personale e collettivo, il nostro contributo quotidiano devono continuare, nel segno dell’unità e dei valori, di quelle parole chiave per le quali i ragazzi con le magliette a strisce scesero in piazza.