L’era delle mediazioni digitali

Firenze – Affogheremo nelle certezze, ed è concreto il rischio siano certezze sbagliate. Gli ultimi giorni della presidenza di Donald Trump saranno certamente interessanti. Una crisi istituzionale a cuore aperto che si potrebbe definire sintomatica, non fosse che altri e ben più inquietanti segnali si profilano all’orizzonte. Per molti osservatori, Donald Trump è la causa dell’instabilità sociale e politica negli Stati Uniti. Un’instabilità poi esportata in gran parte del mondo civile, percorso in questi mesi da una pandemia che sta rivoluzionando i modelli sociali, economici e politici di antico riferimento.

Una lettura, questa, in parte vera, ma che non tiene conto di molti aspetti che, toccando i nervi scoperti della comunicazione social e televisiva, si altera continuamente nella percezione quotidiana. A tutto vantaggio di quei soggetti proteiformi e imprevedibili che sono le aziende dell’economia digitale. Una situazione, inoltre, che si riflette su se stessa, modificando gli algoritmi di percezione dei due grandi colossi del capitalismo internazionale: gli Usa da una parte con il correlato delle aziende dell’economia digitale, e la Cina con i suoi nuovi modelli di capitalismo imperialista alla conquista delle terre deboli. 

La decisione di Facebook, Twitter e YouTube di disattivare l’account del presidente Usa in carica fa da contraltare a quella cinese di aprire un’inchiesta per sospette pratiche monopolistiche nei confronti di Jack Ma, il patron di Alibaba, reo di aver accusato il sistema bancario cinese di operare come un monte dei pegni. Sullo sfondo delle due contrapposte questioni entrano in gioco non tanto i diritti “terreni”, quanto quelli digitali. La domanda che sorge spontanea è semplice: la natura estrattiva dell’attuale capitalismo digitale, presente sia in Cina, sia in Occidente, potrebbe sviluppare anche un sistema governato dalle aziende hi-tech? Non siamo più nel fertile terreno dei dubbi, ma in quello delle prospettive concrete, che aprono più porte girevoli sull’oscuro rapporto tra tecnocrazia e forme di governo. 

L’espulsione di Trump dai social della Silicon Valley e l’offensiva giudiziaria di Xi Jinping contro Alibaba sono sotto gli occhi di tutti. Non è soltanto il mercato dei big data a stimolare gli appetiti politici e finanziari in questa inedita guerra dei mondi digitali. In gioco entrano altri elementi, ormai fondamentali nel quadro degli equilibri geopolitici globali. La pandemia ha aperto un vaso di Pandora fuori dal quale si sta rimescolando tutto: dalla tenuta delle vecchie e consunte democrazie liberali all’espansione imperialista nel mondo digitale. Lo stato di eccezione, appunto, secondo il quale gli incompetenti raggiungono conclusioni errate, pensando di saperne più degli altri proprio a causa della loro incompetenza. È cominciata ufficialmente l’era delle mediazioni digitali. 

Massimo Lensi

 

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