Firenze – Una sala delle Leopoldine, non piena, stracolma, ieri sera giovedì 8 giugno, con persone a sedere non solo sugli scalini interni alla sala stessa, ma in terra, addossati alle colonne, ovunque. Non cala la determinazione di SanFrediano e dell’Oltrarno di opporsi a quella che i residenti chiamano lo tsunami della gentrificazione, anche se ormai il concetto si è esteso e riguarda di fatto il problema della trasformazione della città, sentita dai cittadini, in particolare in una zona ancora “viva” come l’Oltrarno, come l’assalto di un turismo senza regole che divora residenze, case, vivibilità. Una situazione la cui responsabilità, nonostante i segnali inviati dalla giunta nei giorni scorsi, è imputata all’amministrazione cittadina, non solo la presente, a dire il vero, come emerge nel corso del dibattito molto partecipato.
I punti della questione sono messi efficacemente in luce da Andrea Berti, esponente del comitato Oltrarno Futuro che ha promosso l’incontro, in una introduzione generale che dà il la alla discussione, in particolare con riferimento al POC, ovvero il piano urbanistico comunale, per il quale sta scadendo il termine entro cui i cittadini possono presentare osservazioni. I tre punti all’attenzione, per cui i cittaidni stanno preparando delle osservazioni al Poc, sono in buona sostanza il parcheggo interrato di piazza del Cestello, l’invazione della ZTL con lo scippo della sosta riservata ai residenti e infine la collocaizone in Oltrarno in un Infopoint turistico, nella struttura della chiesa dei Barnabiti, un spazio pubblico che si è liberato (fra le sue varie funzioni, una volta sconsacrato, anche quella di una palestra) e che secondo i cittadini dovrebbe essere restituito alla comunità.
Lo scavo del parcheggio interrato, al di là delle evidenti pericolosità di ordine geologico idraulico che comporta, è secondo Berti, un campanello d’allarme forte e chiaro sull’intendimento dell’amministrazione di omologare anche la riva sinistra d’Arno alla operazione di “desertificazione e espulsione della residenza” mesa in atto in questi anni nel quadrilatero romano dell’area Unesco. Un progetto discutibile anche sotto il semplice pnto di vista della sicurezza, che viene pervicacemente portato avanti dall’ammanistrazione nonostante la dichiarata, evidente, maggioritaria contrarietà della popolazione. il problema della sosta, che pure esiste in Oltrarno, deve ancora essere vista nella sua luce vera, dal momento che come lamentano i residenti, la ZTL è un colabrodo e i posti auto sono spessissimo occupati. A chi serve allora davvero lpenetuale parchggio sotterraneo?
“Nella scheda presente nel Piano operativo comunale – spiega Berti – lo scopo della struttura è indicato in modo molto significativo: “rispondere alle criticità della sosta indotta dalle numerose e crescenti attività della zona”. Ovvero? “Ovvero, le attività con licenza di ristorazione e somministrazione”, le uniche che aprono le serande in questa parte d’Arno ( ma in quasi tutto il centro storico) prendendo il posto di laboratori, artigiani, negozi di vicinato. “Lo sviluppo e la concetrazione di tali attività – dice ancora Berti – hanno progressivamente trasformato e colonizzato il tessuto socio/economico dell’Oltrarno, con evidenti conseguenza negative per la vivibilità e la qualità della vita dei residenti”. Inoltre, al di là delle problematiche idrauliche e geologiche, l’eventuale parcheggio sarebbe “un attrattore in Ztl di traffico esterno e, per i residenti che se lo possono permettere, parcheggio pertinenziale. Aperto anche a titolari di attività ecnomcihe”. Dunque, una “soluzione per pochi “, per quanto riguarda i residenti, che potrebbe tranquillmente essere ovviata con una sluzione estesa a tutti. Quale? “ZTL non stop, con porte telematiche attive tutti i giorni dalle 6.30 alle 1,30”. Il comitato Oltrarno Futuro chiederà dunque, con un’osservazione al POC, “l’eliminazione tout court della scheda reltiva al parcheggio interrato di piazza del Cestello”. La vicenda del parcheggio interrato in piazza del Cestello (l’esponente di Oltrarno Futuro mette in fila anche altre osservzioni che il comitato apporterà al POC), rappresenta per tutta San Frediano una vicenda che va al di là della sua consistenza reale. Sia per la fragilità del suolo (è di pochi mesi fa il baratro che si è aperto in San Frediano), sia per la sua natura di attrattore di traffico esterno e nel costo degli stalli pertinenziali, sia per la netta opposzione che si è sempre manifestata enlal popolazione, è davvero ormai una vicenda simbolo.
“L’Oltrarno è ancora una città? In quell’ancora, c’è la ragione per cui siamo qua – è l’incipit di Tomaso Montanari, critico d’arte e rettore dell’Università per gli stranieri di Siena, residente in Oltrarno, intervenuto insieme a Maffei Cardellini, di Italia Nostra, anch’egli residente nell’Oltrarno e ex presidente del Parco San Rossore – perché si possa continure a dire che siamo ancora una città, a differenza del quadrilatero romano del centro, dall’altra parte dell’Arno.Cosa possiamo fare affinchè il rapporto urbs e civitas, la città delle pietre e la città delle persone, rimanga vivo, dal momento che, se muore, non c’è più nulla da vedere, non c’è più niente, non è nemmeno un museo, è lo scantinato di un rigattiere, è cose morte. E noi non vogliamo abitare fra le cose morte. Siamo vivi. Ciò che manca, è stato detto, è un’idea di città. O meglio c’è un’idea, ma non è un’idea di città. E’ l’idea di vendita, di messa a reddito, di pochi. A spese di chi? Socializzazione della rednita, privatizzaizone degli utili. Questo è il modello di chi guida la politica di questa città. Trovo clamoroso che il sindaco stia provando a non far partire in tutti i modi, la accolta di firme dei due referendum che il comitato Salviamo Firenze ha lanciato, e che è uno dei pochi sassi nello stagno che, in modo intelligente e acurato, si è provato a lanciare”.
Com’è noto, i due referendum chiedono “da un lato che non sa automatico il passaggio da destinazione di uso direzionale a quella ricettiva, e che non si continui a nascondere dietro l’etichetta degli student hotel un’ulteriore breccia rispetto ai diritti”. Cosa si può fare, chiede Montanari rivolgendosi alla folla. “Bisogna chiedere insieme che i due quesiti referendari possano venire votati – continua – se si fanno, si apre un dibattito pubblico vero, dal basso, nell’ambito delle elezini del nuovo sindaco”. Montanari continua parlando del principio di partecipazione, che tuttavia secondo il suo parere (e secondo quello della sala, a giudicare dagli applausi) non è mai stata vera e concreta, per quanto riguarda i cittadini e soprattutto pareri, opinioni e competenze espesse dalla città. Anche l’elezione diretta del sindaco, spacciata “per u ncremento di democrazia”, ha mostrato la sua vera conseguenza, dice lo studioso, “svuotando di fatto il ruolo del consiglio comunale” ovvero dell’organo elettivo, rappresentativo della complessità politica della città, e legislativo. “Di fatto, la città è estromessa e la partecipazione non c’è”. Potere raccogliere prima le firme, dice ancora Montanari, vuo dire aprire un dibattito pubblico vero non solo su Firenze ma sul tema del tursimo, che in questo momento è un tema dibattuto in tutta Europa, che si può gestire. In queste settimane, ricorda lo studioso, il numero di posti letto a Venezia ha superato quello dei residenti. “Il modello di Firenze è Venezia – conclude Montanari – dobbiamo reclamare una partecipazione vera al nostro comune destino. Non è possibile che le dcisioni vengano prese da un’amministrazione che sembra rispondere più al mercato che all’interesse dei cittadini. e questo è inacettabile”. Il dibattito continua, sono tante le voci che intervengono, dai comitati di tutta Firenze ai cittadini dell’Oltrarno. Fra i tanti interventi, fra cui anche quello degli occupanti di via del Leone, molto applaudito da tutto il pubblico in particolare per quanto riguarda il tema del mutualismo, di cui gli stessi ragazzi sono un esempio, dallo svolgere attività sociali all’aiuto alimentare che prestano nel quartiere, e della tutela della città, nteressante quello di bianca, una giovane residente cje racconta l’inferno di trovarsi con il compagno unica famiglia di residenti in una palazzina di 4 appartamenti di cui gli altri tre adibiti ad affitti brevi turistici, e la storia di due signore anziane, molto conosciute nel quartiere, che verrann sfrattate dal momento che l’immobile in cui storicamente abitavano è stato comprato da qualcuno che lo vorrà “fare fruttare”. Tant’è vero che, alle due donne che chiedono di lasciare il piccolo appartamento a piano terra dove vivono da decenni a fronte di una soluzione abitativa che permetta loro di non trovarsi sull strada, “è stato richiesta la somma di 40mila euro per mancato guadagno”.
I problemi fioccano, sono tanti, ma di fatto tutto si aggira attorno a un solo principio: che città vogliono i cittadini? E che città è quella verso cui li guidano le scelte amministrative delle ultime giunte? Domande che saranno fatte direttamente, se , come decide alla fine l’assemblea, verrà concesso ciò che i residenti chiedono: un consiglio comunale pubblico, dedicato, in cui parlare col sindaco. Anche se il limite per presentare le osservazioni al POC scade il 26 giugno, vale a dire dopo che l’incontro, se concesso, avvenga.