Non siamo stati teneri, fin dall’inizio, con quella sconosciuta ragazza di Albinea i cui manifesti, improvvisamente, settimane prima delle Regionali, avevano cominciato a campeggiare in ogni qualdove del territorio reggiano. Ottavia Soncini vantava nel curriculum solamente la collaborazione con l’allora consigliere regionale Beppe Pagani. E, si leggeva tra le righe, buonissime conoscenze. In tempi di sbandierato ritorno alla meritocrazia ci pareva un tantinello contraddittorio.
Così come non siamo mai teneri, per sacrosanto principio giornalistico, con parlamentari e amministratori (specie regionali) in genere, di tutti i colori, cui spesso facciamo fatica a giustificare gli sproporzionati stipendi. Eppure gli sforzi della Soncini per bruciare anzitempo le tappe politiche risultano apprezzabili. Si è data anima e cuore, e presenze a go go, alla causa. E l’ex catechista della parrocchia albinetana è stata premiata con la standing ovation sul palco, eletta tra gli eletti, del popolo leopoldino. Ad affiancare nei tre giorni dell’Avvento il Messia Matteo Renzi, lei era tra i selezionatissimi Re Magi. Bene così è abbuffata di repentina notorietà.
Ma non si presti, andando allo sbaraglio, al teatrino della inscenata gogna mediatica con l’elenco dei giornali amici o nemici, dei giornalisti bravi o cattivi, dei titoli belli o brutti. Li lasci a più scafati renziani che hanno già le spalle coperte. E’ tutto succoso materiale per le parodie di Crozza. Come diceva Humphrey Bogart all’amico Frank Sinatra, quella con la stampa è una battaglia persa in partenza. Anche perché, dalla rassicuranti e ottimistiche mura amiche della Leopolda, ove tutti, beati loro, son convinti che ogni respiro sia una straordinaria pagina di storia vergata di fresco, dovrà fare ritorno alle brumose terre emiliane. Laddove, squarciando la nebbia, si odono improvvisi gli ululati di famelici lupi, pronti allo sbrano. E dove la Soncini ha comunque bisogno, nella ridda dei tagli di nastro, di guadagnarsi quotidianamente primi piani e inquadrature a favor di telecamera.
Bene ha fatto, lei, a smarcarsi per prima nell’accostamento a Maria Elena Boschi (caduta un po’ in disgrazia, sempre relativamente parlando) per la vicenda di Banca Etruria. Benissimo fa il suo compagno di vita (e di ultrarenzismo) Massimo Gazza, a difenderla più o meno direttamente dagli affondi social quando il solito guastafeste Dario De Lucia (lui almeno si espone, gli altri, quatti quatti “piacizzano” dietro le quinte) posta una serie di eccezioni sulla straordinarietà del meeting renziano. Giova evidentemente al sindaco di Boretto quella filosofia sapienziale che solo la cultura umanistica (o “umanista” come ha scritto il Premier sulla lavagna) sa donare.
Le sirene renziane ammaliano specie i giovani Nessuno (in senso omerico) irretiti a tal punto da scambiare un palco simil teatrale per una palestra di vita.